Yonghong Li, nuovi guai: la procura indaga per riciclaggio. Sul Milan incombe l’ombra di Elliott

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Un dossier della Gazzetta dello Sport fa chiarezza sulla situazione del Milan dipingendo uno scenario per nulla sereno

Il sostituto procuratore di Milano ha preso in consegna la relazione che spiega la trattativa che ha portato alla scalata di Mister Li al Milan. L’ipotesi di reato è riciclaggio e i fari sono puntati sui 200 milioni di euro di caparre che hanno consentito a Li di prendere il club.

Yonghong Li torna nella bufera – Anzi resta nel ciclone delle polemiche, visto che il broker cinese, presidente del Milan ormai da un anno, non è mai uscito di fatto da una vicenda ricca di zone d’ombra che, giorno dopo giorno, si ingigantisce. Mentre il cda rossonero attende che Mister Li sborsi i 10 milioni di euro per l’aumento di capitale da 37.4 milioni approvato da qui a giugno, la Gazzetta dello Sport con un dossier esclusivo ricostruisce l’origine dei fondi con cui il broker cinese comprò il club da Berlusconi e soprattutto i dubbi che il sostituto procuratore di Milano, Fabio De Pasquale, nutre sull’intera vicenda e che hanno portato la procura ad aprire un’inchiesta per far chiarezza sull’intera storia.

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Ipotesi di riciclaggio, non convincono le due caparre da 100 milioni – De Pasquale in questi giorni ha preso in consegna la relazione dettagliata redatta da Niccolò Ghedini e dall’ufficio legale di Fininvest che spiegava, punto per punto, la la trattativa che ha portato alla scalata al Milan di Yonghong Li. Un documento di oltre 700 pagine che potrebbe offrire spunti molto importanti a De Pasquale per il fascicolo appena aperto sulla cessione del club rossonero, un modello 45 senza ipotesi di reato né indagati. L’attenzione del sostituto procuratore sarebbe tutta sulle due caparre da 100 milioni che hanno consentito a Mister Li di mettere le mani sul Milan e sbaragliare la concorrenza di due advisor di fama mondiale come Salvatore Galiatoto (una delle 50 persone più influenti nel mondo dello sport statunitense) e Nicholas Gancikoff (proprietario di Sports Investment Group e ad in pectore rossonero, prima dell’arrivo di Fassone dopo la scalata di Li). Fininvest ha già fatto intendere di considerarsi parte lesa nel caso in cui si scoprisse una provenienza illecita di quei soldi.

Indagini in corso – L’attenzione di De Pasquale è quella di definire la tracciabilità delle prime due tranche da 100 milioni che hanno permesso a Li di rilevare il club dalle mani di Silvio Berlusconi. I primi 100 milioni di euro arrivarono attraverso Credit Suisse, banca tirata in ballo nello scandalo sui Panama Papers mentre la seconda caparra (versata a dicembre 2016) fece il giro del mondo passando dalle Isole Vergini Britanniche per arrivare a Hong Kong e in seguito a Milano.

Il miglior modo per rendere misteriosa la tracciabilità ed alzare un muro su eventuali indagini.

Da sinistra: Marco Fassone, Danilo Pellegrino (amministrazione delegato Fininvest), David Han Li, Alessandro Franzosi (responsabile business development Fininvest) presso lo studio legale Gianni Origoni& partners per il closing subito dopo la finalizzazione del closing

Dopo aver ottenuto alcuni rinvii (e dopo aver versato un’altra caparra da 50 milioni), Yonghong Li, nell’aprile del 2017, riuscì poi a portare in porto l’acquisizione del Milan grazie a un prestito di 303 milioni di euro ricevuto da Elliott. Ma escludendo quelli garantiti dal fondo americano, le domande a cui proveranno a dare risposta la Procura sono due: chi ha fornito i restanti soldi a Li? Questo denaro è frutto di finanziamenti illeciti oppure no?

De Pasquale a questi quesiti intende rispondere ed è intenzionato a fare piena luce sulla vicenda. Secondo la Gazzetta, il sostituto procuratore di Milano potrebbe essere impegnato tra rogatorie a Hong Kong e altre attività nel tentativo di ricostruire la vicenda per un fascicolo diventato un modello 44, con ipotesi di reato (riciclaggio) in evidenza.

Mr Bee rilascia interviste al termine dell’incontro con Silvio Berlusconi, Milano, 2 maggio 2015. ANSA/FLAVIO LO SCALZO

Mister Bee ha fatto un tentativo estremo per battere la concorrenza di Li  – La Gazzetta chiude la propria inchiesta svelando un retroscena, il tentativo estremo di Bee Taechaubol di rifarsi sotto con le garanzie di una delle più importanti banche finanziarie del mondo e fondi dal Qatar per evitare che il Milan finisca nelle mani di Li. La soluzione prospettata da Mister Bee sarebbe stata stata perfetta per rispettare i desideri del presidente Berlusconi ma per portare a termine il lavoro sarebbero occorsi svariati mesi e ciò avrebbe costretto Fininvest a spendere di tasca propria altri 100 milioni di euro, uno sforzo che il bilancio non poteva permettere. Per questo si è optato per vendere il Milan a Li, che però rischia seriamente di restare in sella ancora pochi mesi.

Scenari futuri – Le scadenze incombono: entro i primi giorni di aprile, mister Li deve versare i primi 10 milioni dell’aumento di capitale di 35, necessario per far quadrare i costi di gestione. L’Uefa attende sviluppi per poter iscrivere il Milan alle Coppe. Il club è stato convocato a Nyon per il 19 e 20 aprile: l’esame della documentazione è previsto entro la fine di aprile e nelle prime due settimane di maggio ci sarà il pronunciamento. Se Li non pagherà il debito o non riuscirà a rifinanziarlo, Elliott sarà proprietario del Milan entro l’estate, per poi rivenderlo in autunno. Oltre all’interessamento del fondo arabo che fa capo al broker di Dubai Saeed Al- Falasi, è emerso quello di una cordata russa. Un portavoce del magnate Alisher Usmanov, azionista di minoranza dell’Arsenal col 30% delle quote, precisa la sua posizione: «Ha ricevuto molte proposte di acquisto di club calcistici, ma nessuna per l’acquisto del Milan».

Mariachiara Rossi