Per Walter Mazzarri gli incontri/scontri col Napoli non sono mai esuli da ricordi gloriosi.
Nell’ultima giornata di Campionato in scena lo scorso week end – quella per intenderci del big match Inter-Juventus – ha visto tra i suoi match di maggiore interesse Torino-Napoli.
Una squadra con una preparazione notevole iniziata prestissimo – il Torino – ben assestata e guidata saldamente da Mazzarri; il Napoli, non brillantissimo nella summa delle prime prestazioni della stagione (eccezion fatta per l’impresa contro il Liverpool del 17 settembre), che cerca la vittoria come il viatico per i primi posti della classifica.
Tutti i presupposti per una interessante partita di domenica pomeriggio…
E invece, un asettico e scialbo 0-0 mette il sigillo a una prestazione da parte degli azzurri piuttosto deludente, con occasioni scarse e per lo più mancate nella fase della finalizzazione. Insomma, un Napoli braccato dalla compagine granata che in casa, conquista un punto comunque molto prezioso.
Il Torino, lo abbiamo detto, è saldamente guidato da Walter Mazzarri, che dal 2018 si ritrova almeno due volte l’anno il Napoli di fronte: la sua ex squadra dal 2009 al 2013.
Giunto per sostituire l’esonerato Donadoni, Mazzarri si ritrova catapultato nella dimensione europea conquistata dai partenopei: Europa League, piazzamenti ragguardevoli nel campionato di Serie A, il ritorno in Champions League dopo 21 anni. Un quadriennale che ha segnato la storia recente della società guidata da Aurelio De Laurentiis ed anche quella dello stesso Mazzarri.
Vulcanico, polemico, dal temperamento forte, con quell’inconfondibile gesto dell’orologio a tutela del tempo, il toscano Walterone ha rappresentato per Napoli e il Napoli la figura del condottiero che ha riportato Partenope nel calcio che conta.
Soprattutto a livello europeo: il Napoli di Cavani, di Lavezzi, di Hamsik, il Napoli del girone Champions contro Manchester City, Bayern Monaco, Villareal.
Il Napoli degli ottavi contro il Chelsea, quello della vittoria della Coppa Italia nel maggio 2012 contro la Juventus e quello invece della sconfitta – sempre contro la Juventus – nell’agosto dello stesso anno nell’infuocata finale di Supercoppa italiana a Pechino.
Il Napoli di Mazzarri che ancora oggi viene ricordato e citato dai tifosi, con i suoi giocatori all’epoca non ancora Top Players: ma – Cavani davanti a tutti – in seguito lo sono diventati. Quei piazzamenti e quella vittoria della Coppa Italia non sono certo stati dimenticati, anzi: ad oggi rappresentano ancora una sorta di “tesoretto emotivo” al quale aggrapparsi nei momenti grigi.
E grigi sono stati gli ultimi 90 minuti di Torino-Napoli la scorsa domenica, con i granata schierati in difesa così da rendere sterile gran parte della trama offensiva degli azzurri (tipico modus agendi mazzarriano). Fatto sta che i partenopei, tra qualche occasione sciupata, il brutto infortunio a Hysaj, la poco convincente prestazione nonostante la messa in campo da parte di Mister Ancelotti dell’agognato 4-3-3, sono usciti dallo stadio Olimpico Grande Torino con uno scarno punto che porta ancora strascichi di polemiche nella tifoseria.
Merito anche, lo abbiamo detto, dello schieramento voluto da Mazzarri. Ma merito anche della sua esperienza partenopea, laddove nulla si vive a 100 ma sempre e solo a 1000 e lui lo sa. Lo ha sempre saputo e perciò si è caricato e ha caricato la squadra.
Napoli è una piazza che vive di calcio e vive il calcio come ossigeno necessario anche per affrontare tanti piccoli e grandi problemi, come rivalsa sociale, come passepartout per una incontenibile felicità. Queste sensazioni negli anni di Mazzarri sono state vissute: e lui non ha mai dimenticato Napoli e il salto di qualità fatto proprio durante il quadriennio sulla panca azzurra.
Forse il vero e più concreto ricordo per Walterone, viste le due non brillantissime ed indimenticabili esperienze post Napoli (Inter e Watford). Col Torino sembra aver trovato nuovo slancio, nuova vitalità e buone prospettive per un buon piazzamento in campionato.
Napoli non ha dimenticato Walter, così come si è sicuri anche del fatto che lui non abbia dimenticato Napoli: la sua carnalità, l’entusiasmo prorompente, il tifo del San Paolo, i traguardi raggiunti, le gioie e le delusioni comunque condivise.
Ad oggi e per il futuro, gli si augura in primis la salute (visti i problemini che di recente hanno fatto impensierire l’ambiente) e poi ancora tante gioie professionali e tanto tempo ancora da scandire sul campo da calcio.
Magari con l’immancabile orologio esibito platealmente all’indirizzo dell’arbitro.
Simona Cannaò