Una voce per il Chievo: intervista a Paolo Sacchi

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Il Chievo, il momento e i tifosi: questi i temi dibattuti insieme a Paolo Sacchi, che dal Bentegodi segue i gialloblu per Radio Stella: una voce che conta e che  ci racconta i clivensi

Il mondo del Chievo ha un fascino che bisogna vivere per comprendere. La storia di una “piccola” col vestito da grande, che entrata nel 2001 in serie A arriva l’anno successivo a disputare la Coppa UEFA e poi ancora ai preliminari di Champions League. La storia di una squadra che ha abituato talmente bene i suoi tifosi, che adesso che non arrivano i risultati sperati tutto sembra più grigio di quello che sia in realtà. E’ ciò che balza all’occhio di Paolo Sacchi, la “voce sul campo” al Bentegodi, con il quale proviamo oggi a rincuorare la tifoseria clivense.

Paolo, una piccola panoramica sul tifoso italiano.

“Non è un caso che l’etimologia della parola ‘tifoso’ sia differente da quella anglosassone ‘supporter’: soprattutto nei paesi latini di cui l’Italia fa parte, oltre che col cuore si tende a ragionare con la pancia. Noi abbiamo la tendenza a esaltarci e a  drammatizzare troppo, abbiamo meno pazienza nell’aspettare il risultato e talvolta guardiamo solo quello. Siamo meno capaci di contestualizzare un momento, sia positivo sia negativo, e di analizzarlo in tutte le sue componenti. Come le vittorie, a volte le sconfitte sono anche risultato di variabili impazzite: un po’ come quello che sta accadendo al Chievo in questo frangente”.

E’ davvero figlio di un fattore psicologico, quindi, questo momento particolare del Chievo?

“Se noi ci attenessimo soltanto alla classifica, potremmo tranquillamente parlare di una squadra perfettamente in linea con il proprio obiettivo, ovvero il mantenimento della categoria. Certo, se poi si va nello specifico, si scopre che il Chievo ha raccolto soltanto due punti nelle ultime dieci partite, ed è ovvio che i risultati di questo periodo possano minare l’ottimismo. Un momento no in cui sembra che  quando una cosa va storta ne subentri subito un’altra, un po’ come la legge di  Murphy: tutto un paradosso. L’esempio più eclatante è quello della partita contro il Bologna, dove Cacciatore prima sembra poter dare il ‘la’ per la vittoria e invece, con quell’assurda scivolata, nel finale succede il peggio”.(immagine da corrieredellosport.it)

C’è un passaggio chiave che ha provocato questa svolta negativa nella stagione?

“In effetti la stagione del Chievo si può suddividere in due parti: una prima caratterizzata da risultati degni di rilievo, impreziosita dai pareggi con il Napoli e con la Roma, e una seconda che coincide con infortuni importanti come quelli di Inglese, Castro e Meggiorini. Certamente non sono le assenze la sola cosa determinante, come dicevamo prima: ad esse vanno concatenate tutte quelle cause che, unite,  generano la situazione odierna. Nelle gare con Crotone e Benevento, per esempio, il piglio dei gialloblu non è stato autoritario come al solito. Ora è fondamentale che la squadra ritrovi la serenità della prima parte della stagione”.

Non si può neanche imputare più di tanto alla difesa: tante sconfitte sono state di misura…

“Sì, a parte l’imbarcata con la Lazio, che chiaramente fa male perchè è un responso più che rotondo. Alcune sconfitte sanno veramente di beffardo: quella contro il Crotone, l’ultima contro il Genoa, dove il pareggio sarebbe stato un risultato onesto e avrebbe offerto quel punto che permetteva allo spogliatoio di rifiatare e avere un’ iniezione di fiducia. La stessa gara con la Juventus  fino all’ingenuità di Bastien, che è costata la prima espulsione, ha visto il Chievo tenere comunque testa ai Campioni d’Italia. Poi magari avrebbero perso lo stesso, ma è ulteriore conferma che ci sono dei momenti in cui tutto si mette per il verso storto”.

  Quale pensi sia il prossimo destino di mister Maran?

“Maran è al Chievo ormai da quattro anni e gode della stima di tutti, dalla piazza allo spogliatoio, alla dirigenza, conosce perfettamente ogni ragazzo e sa come muoversi col gruppo. Certo, non posso permettermi di indovinare gli esiti della vicenda ma  per ora mi sento di dire che la sua posizione non è compromessa”.         (immagine da gazzetta.it)

Emanuele Giaccherini e Nicolas Frey: i due calciatori che hanno animato il mercato di gennaio per due aspetti agli antipodi…

“L’arrivo di Emanuele Giaccherini è sicuramente un grosso colpo per il Chievo: dopo Rafinha all’Inter è la mossa più importante del mercato italiano di gennaio. La trattativa è stata lunga e fortemente voluta dalla dirigenza che ha seguito l’iter con massimo impegno pur di portare a Verona il centrocampista. Del resto anche lui è giunto con molto entusiasmo e con gran voglia di riproporsi dopo un anno e mezzo in cui ha giocato pochissimo. Sarà una pedina valida e fondamentale; va soltanto rimesso in condizione di giocare le partite per intero. Nel caso di Nicolas Frey, la società ha emesso un comunicato in cui chiariva la situazione del difensore, che non è mai stato messo fuori squadra: semplicemente ha deciso di non inserirlo nella lista dei giocatori prevista dalla Lega. Se hai a disposizione tanti uomini,  ovvio che a un certo punto occorre fare seppur a malincuore delle scelte…Campedelli ha sempre avuto un occhio benevolo per le bandiere e credo che la soluzione trovata per Frey abbia fatto felici tutti. Si può comprendere il dispiacere della tifoseria per chi ha dato così tanto per la maglia, ma purtroppo il calcio professionistico risponde anche a necessità e regolamenti”.

Non ci resta, a questo punto, che attendere fiduciosi il match contro il Cagliari il quale, insieme ai prossimi a venire, è assolutamente alla portata del Chievo. E accompagnati dalla voce di Paolo Sacchi ci auguriamo che il Mondo Chievo, che ha sempre regalato grosse soddisfazioni alla propria gente, possa ritornare sin da subito a brillare come merita.

Daniela Russo

(immagine di copertina tratta da Eurosport.it)