Vladimir Petkovic, i record e la storia con la Svizzera, sua casa d’adozione

Dopo l'esperienza alla Lazio ha preso le redini della Nazionale svizzera con la quale sta entrando nella storia

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fonte immagine: profilo twitter ufficiale della nazonale svizzera @nati_sfv_asf

Vladimir Petkovic: Adottato dalla Svizzera, con la Nazionale elvetica sta raggiungendo record e obiettivi impensabili

Vladimir Petkovic nasce a Sarajevo nel 1963, ma alla fine degli anni ’80, allo scoppiare della guerra dei Balcani, scappa in Svizzera dove costruirà la sua carriera calcistica.

 Vlado, come viene soprannominato, inizia la sua carriera da calciatore nel 1985 nell’ FK Sarajevo, per poi andare in prestito al FK Rudar Prijedor e al FC Koper (squadra della Slovacchia) per poi essere ceduto nel luglio del 1987 dall’ FK Sarajevo alla squadra svizzera dll’ FC Chur.

Da qui intraprenderà il percorso che lo vedrà indossare altre maglie elvetiche come il Sion, il Martigny-Sports, l’AC Bellinzona, il Locarno e il Buochs.

La sua avventura da allenatore inizia nel 1997/98 proprio in Svizzera, ormai diventata la sua casa.

Allenerà il Bellinzona e nel 1999 il Malcantone Agno fino al 2004 quando andrà ad allenare il Lugano per poi tornare nel 2005 nel Bellinzona e ancora, allenare dal 2008 al 2011 lo Young Boys.

Dopo essersi fatto le ossa nel campionato elvetico si misurerà con il campionato turco dove, nelle stagione 2011/2012,  siederà sulla panchina del Samsunspor.

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fonte immagine: profilo twitter ufficiale della nazonale svizzera @nati_sfv_asf

Nel 2015 il Sion lo richiama in patria per aiutare la squadra che si ritrova con 36 punti di penalizzazione per illeciti commessi in Europa League. Sembrava una cosa impossibile ma Petkovic riesce a salvare la squadra nei play- off.

A maggio del 2012 arriva per lui una grande occasione.

Dall’affascinante campionato italiano arriva un’offerta dalla Lazio con la quale firma un contratto biennale.

Il 26 maggio del 2013 entrerà nella storia della società e dei suoi tifosi per aver vinto la finale di Coppa Italia in un dimenticabile Derby capitolino contro la Roma.

Pensare che quando arrivò nella Capitale su suggerimento di Flavio Ferraria, amico di Lotito che lavorava spesso in Svizzera e aveva avuto modo di vedere come giocavano le sue squadre, era avvolto da scetticismo. Basti pensare che il Corriere dello Sport nella sua edizione romana titolò “Petkovic chi?”.

A gennaio 2014 viene esonerato per scarsi risultati e il primo luglio dello stesso anno diventa ufficialmente il nuovo CT della Nazionale Svizzera, la quale, tutt’oggi, non ha mai avuto rimpianti, anzi ringrazia Petkovic per i risultati raggiunti.

Ha sempre ottenuto la qualificazione alla fase finale di due Europei e un Mondiale e ha sempre portato la squadra almeno fino agli ottavi delle competizioni.

È il miglior allenatore della storia della nazionale elvetica, con una media punti di 1,80 a partita.

La filosofia di Petkovic è che in campo si scende da squadra, pretende rispetto reciproco, lealtà e umiltà.

Viene soprannominato il Dottore in quanto parla 8 lingue: croato, bosniaco, italiano, inglese, francese, spagnolo, russo e tedesco.

“La lingua di comunicazione in famiglia è rimasta il croato. Ovviamente le mie figlie discutono tra loro in italiano, ma ritengo importante mantenere viva la nostra identità culturale. Si tratta di un arricchimento e non di un ostacolo all’integrazione, che dipende dalla volontà di ogni persona.”

Pignolo e riservato, della sua vita privata si sa poco e niente: è sposato con Ljiljana dal 1987 e con lei ha avuto due figlie, Ines e Lea.

È in possesso di tre cittadinanze: croata (ius sanguinis), bosniaca (ius soli) e svizzera (naturalizzato). Per Vladimir il calcio è molto importante ma è fuori dal campo che si gioca la vera partita.

Può sembrare burbero ma chi lo conosce sa che ha un cuore d’oro.

Quando ancora non era così impegnativo il suo ruolo da allenatore, nei primi anni spostava tutti gli allenamenti al pomeriggio per essere libero le mattine e dedicarsi alla Caritas di Giubiasco.

“Allenavo di sera il Bellinzona e al mattino alla Caritas di Giubiasco. Mi occupavo di stranieri, disoccupati, ex tossici e alcolisti… Quel lavoro mi ha insegnato il valore profondo del dialogo e delle relazioni umane, che poi ho sperimentato nella professione di allenatore. L’altruismo serve eccome nello spogliatoio”.

Vendeva mobili, vestiti e libri il cui ricavato donava in beneficenza.  Inoltre aiutava a trovare un impego a chi era senza lavoro ed è stato caposquadra in una ditta di pulizie.

“Ciò mi ha arricchito molto a livello personale, in special modo per quanto concerne la gestione del gruppo e dei conflitti. Si tratta di un bagaglio di esperienze che è risultato utilissimo per il mio percorso di allenatore. Oggigiorno, infatti, il calcio non è più un lavoro esclusivamente fisico. È necessaria una preparazione intellettuale per potersi aggiornare e trasmettere poi le indicazioni in maniera adeguata.”

Nello storico trionfo contro la Francia, agli ottavi di EURO 2020, per lui è stata la panchina rossocrociata numero 77.

Non solo attirato i riflettori continentali su di lui, artefice di una favola, ma ha anche eguagliato il record di Karl Rappan.

Ma Vladimir Petkovic e la sua Svizzera sembrano non avere intenzione di fermarsi e ora aspettano la Spagna nei quarti e l’intento del Dottore di Sarajevo è chiaro:

“Vogliamo qualcosa di grande!”

 

Federica Batazzi