Viola. D’amore e di rabbia

È rottura quasi totale tra la curva della Fiorentina e la dirigenza.

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In ogni storia d’amore che si rispetti, quella che un po’ tutti noi abbiamo vissuto almeno una volta nella vita, la conoscenza dell’altra persona ci lascia all’inizio con il fiato sospeso, sul chi va là. Da un lato c’è la voglia di approfondire e di coltivare un sentimento, dall’altra il timore che qualcosa possa non andare nel verso giusto. E se non fosse vero amore, ma solo un’infatuazione? Quanti innamorati se lo saranno chiesto…
Quello che lega Firenze alla Fiorentina è un amore viscerale: siamo di fronte a uno di quei casi in cui la squadra viene inglobata totalmente nella sua città, dove non c’è scampo. Il colore nelle strade, nelle case e nei cuori può essere soltanto uno, il viola. Ed è così dal 1926. Perché i tifosi gigliati ne hanno passate davvero tante, senza perdere mai la passione, anche quando la promozione in Serie A sembrava un miraggio. Anche quando i vari Batistuta, Rui Costa e chi più ne ha più ne metta, lasciavano le rive dell’Arno per garantire un tesoretto che forse avrebbe potuto risanare in parte i conti della società. Anche quando persino il nome non era più lo stesso, seppure l’identità restava invariata.
E quando si ama tanto e si viene delusi – basta andare poco in là con gli anni per rivivere la tormentata era Cecchi Gori – poi niente torna come prima. L’arrivo dei Della Valle è stato concepito inizialmente come una ventata d’aria fresca per i tifosi della Fiorentina: la risalita nella massima serie, la Champions League, la Coppa delle Coppe e i buoni piazzamenti in campionato, grazie a campioni del calibro di Toni, Gilardino, Mutu e Jovetic, hanno oscurato anche i problemi. Ma Calciopoli, il progetto del nuovo stadio che stentava a decollare e l’addio di Prandelli hanno inasprito gli animi della Fiesole – e non solo – considerando anche che i buoni risultati ottenuti sul campo non hanno portato a nessun vero trionfo.
Ma niente era ancora perduto, perlomeno allora. L’arrivo di Pradé e di Montella in panchina e una serie di importanti acquisti come Giuseppe Rossi e Mario Gomez hanno riportato fiducia e speranza di andare oltre il quarto posto. C’è una differenza però con il passato più roseo dell’era Della Valle: i migliori, stavolta, vengono ceduti. Via Cuadrado, Savic, Jovetic e altri ancora. Neppure la lotta per lo Scudetto nel primo anno di Paulo Sousa ha totalmente convinto il popolo viola: il mercato di gennaio ha portato solo delusione e da lì sono cominciate le vere contestazioni, con i proprietari del club che hanno finito per sentirsi vittime e non carnefici.
Il resto lo sapete già, il risultato è tangibile in questi giorni. Tutti scappano da Firenze e si lasciano nel peggiore dei modi con la società, proprio come una storia d’amore finita male. Sono i giocatori a sembrare i veri traditori della Fiorentina, ma se analizziamo lo stato delle cose… chi vorrebbe rimanere in un club che oltre a non vincere è consapevole di non volerlo fare? I bei tempi di Antognoni in cui si combatteva per la maglia sono finiti da un bel pezzo.
L’elenco dei recenti addii è fin troppo lungo: Gonzalo, Borja Valero, Vecino, Ilicic, Tatarusanu, Bernardeschi e non solo. La lista, come detto, è davvero sorprendente. L’annuncio della volontà di cedere la Viola è stato una chiara provocazione ai ‘grandi di Firenze’: vi lamentate? Comprate la Fiorentina!
Al di là di ogni giudizio che ognuno di noi si sta facendo, resta una domanda da porsi che prevede una sola risposta: la Fiorentina merita davvero una storia d’amore che finisca per vederla umiliata, smembrata, dilaniata da un qualcosa che non esiste più?
Federica Terramoccia