Questo doveva essere l’anno della svolta, della rinascita. È stato invece l’anno “della conferma” della profonda crisi in cui si ritrova tutto l’ambiente rossonero. Una crisi che ha colpito non solo squadra e allenatore, ma anche la società, che dimostra di non essere in grado di portare il Milan fuori dal baratro. Un anno fa alla guida dei rossoneri c’era Pippo Inzaghi, esonerato per non aver raggiunto gli obiettivi prefissati. E quest’anno? Meglio il Milan di Pippo o quello di Mihajlovic? Per rispondere a questa domanda, dobbiamo fare un po’ di conti.
L’anno scorso, alla 15.ma giornata, il Milan aveva battuto in casa il Napoli per 2-0 e toccava quota 24 punti in classifica, esattamente gli stessi messi assieme nel campionato attuale. Significa che, 12 mesi dopo (a seguito di un mercato da quasi 90 milioni di euro spesi per l’acquisto di Bacca, Romagnoli, Bertolacci, Luiz Adriano e Balotelli), i rossoneri non sono riusciti a fare passi avanti. Quella squadra era lontana dal terzo posto solo di 2 punti e aveva la Champions nel mirino, nonostante occupasse la sesta posizione. Il quadro attuale, invece, è molto differente. A cominciare dal fatto che l’unica big ad aver fatto peggio del Milan è la Lazio. Anche la Juve, che aveva cominciato male la stagione, ora è sopra di 3 lunghezze. Il 4-4-2 messo in campo con il Carpi e la vena di Bonaventura e Niang non sono bastati a battere la penultima in classifica, mentre Bacca ha confermato ancora il suo momento nero.
Anche la posizione dello scorso Campionato era migliore: sesto posto e qualificazione virtuale in Europa League contro l’attuale ottava posizione. Possiamo quindi affermare che i risultati migliori li ha ottenuti Inzaghi nella scorsa stagione, quando i punti ottenuti erano gli stessi di Mihajlovic, ma con 24 gol segnati (5 in più del serbo) e 18 gol subiti. A Mihajlovic non resta che prendersela con “l’aria strana” che gira intorno al Milan: giornalisti, tifosi, ma anche la società. Ma allora di chi è la colpa? Sotto processo è finito Adriano Galliani, criticato pesantemente da Paolo Maldini, secondo il quale, l’ad rossonero:
“Non capisce di calcio: è carente nel valutare i giocatori e che avrebbe bisogno di una spalla per il mercato”.
Dello stesso parere anche Boban e Costacurta che in tv hanno appoggiato le opinioni dell’ex compagno:
“Manca una figura come quella che era di Braida”, le parole di Billy.
“L’ad non può ricoprire certi ruoli”, ha rincarato Zvone.
Un’esigenza che era già stata avvertita in passato quando si era pensato al ritorno di Braida. Ma ieri il dirigente addetto al mercato estero del Barcellona ha smentito:
“Arriva il momento in cui un capitolo finisce, il presidente mi ha già comunicato che vuole che io resti qui e quindi rimarrò al Barcellona”.
Critiche senza precedenti, come quelle della Curva Sud che continua la contestazione sia a San Siro che fuori casa, con la speranza che tutto si possa risolvere per tornare a essere il Milan.
Barbara Roviello Ghiringhelli