Napoli, è ammutinamento!
Dopo la decisione da parte del patron De Laurentiis di portare la squadra in ritiro, il clamoroso ammutinamento da parte dei giocatori che hanno deciso di non tornare in ritiro dopo Napoli-Salisburgo
Aria di tempesta in casa Napoli. Dopo una prima parte di stagione al di sotto delle aspettative e dopo le ultime, non esaltanti prestazioni, la squadra azzurra, il Mister e la società, paiono essere totalmente implosi alla fine del match di Champions League contro gli austriaci del Salisburgo.
La partita in sé per sé non è stata negativa se non per alcuni e già noti aspetti strettamente tecnico-tattici; quello che ha lasciato di stucco tifosi e addetti ai lavori è stato il “dopo”. I giocatori infatti, chiamati in ritiro dopo la cocente sconfitta sabato scorso in campionato contro la Roma, si sono di fatto rifiutati di rientrare nella struttura scelta per la “breve clausura”.
Il ritiro si sarebbe dovuto concludere sabato e l’obiettivo sarebbe stato quello di preparare la squadra al meglio in vista della sfida contro il Genoa.
I calciatori sono andati via autonomamente e Ancelotti è rientrato in quel di Castel Volturno senza i suoi uomini.
Da qui un codazzo assurdo e surreale di polemiche, congetture, divagazioni e ipotesi anche molto catastrofiche o al limite dell’umana fantasia. Dopo due comunicati da parte della SSC Napoli sugli ultimissimi eventi, quel che appare dall’esterno sono ben tre tronconi di cui fanno parte:
- I giocatori, con a capo i “senatori”, organizzatori della protesta
- Carlo Ancelotti (e il suo vice, Davide)
- La società capitanata da Aurelio De Laurentiis
I primi, forse disorientati dai continui esperimenti tattici e scontenti forse per i malumori legati ai “rinnovi si o rinnovi no” e a quali condizioni.
Il Mister, non concorde sulla decisione del ritiro ma adeguatosi ad essa e comunque sul banco degli imputati a causa, molto probabilmente, della mancanza di una vera impronta di gioco alla squadra
La società, il suo Presidente, i collaboratori, insomma, i veri capi-guida della nave, perennemente sotto processo da parte di stampa e tifosi contrari alle politiche aziendali.
Ciò che è accaduto dopo la partita contro il Salisburgo, pareggiata per 1-1 (qualificazione agli ottavi non compromessa, ricordiamolo), ha del paradossale. In una fase molto delicata della stagione, nella quale il Napoli non sta brillando in campionato specialmente, far emergere un tale caos è, diciamocelo, solo un enorme e non quantificabile danno per tutti e sotto tutti gli aspetti.
Per tutti si intendono anche i tifosi, al netto anche della clamorosa protesta, sempre durante Napoli-Salisburgo (serata maledettamente storta!), messa in atto dalle tifoserie organizzate stanziate in Curva B, che hanno indetto un vero e proprio sciopero del tifo per protestare, a detta loro, contro le molto severe sanzioni per chi sventola bandiere appoggiati sulla balaustra con i piedi o incita con i megafoni.
Quello su quello, quindi, ad alimentare ulteriormente malumori e dissapori che ci auguriamo, non siano insormontabili.
I prossimi giorni saranno decisivi per far chiarezza e, presumibilmente, vedere la luce in una situazione che attualmente, sembra avvolta dal buio totale.
Con più di mezza stagione da disputare, qualche traguardo importante da raggiungere per restare nel “calcio che conta”, è impensabile che una squadra possa mettersi così di traverso, oltrepassando il Rubicone alla stregua di Giulio Cesare ed innescare una crisi che coinvolge tutto e tutti, anche i fegati dei tifosi.
Senza voler discutere l’immensa professionalità, serietà e passato di Carlo Ancelotti, né la gestione oculata da parte di ADL, ci si chiede se nei prossimi giorni, o magari nelle prossime ore, a questa immensa, sproporzionata e planetaria figuraccia, verrà messa la classica “pezza a colori” o verrà effettivamente risolta.
In fondo, la SSC Napoli è pur sempre un’azienda, e i suoi dipendenti, tutti, calciatori compresi, questo sono: dipendenti, peraltro profumatamente pagati e idolatrati, forse forse, ma forse eh, non tenuti nemmeno a sollevare un così denso polverone che rischia seriamente di compromettere e far finire anzi tempo la stagione 2019/2020.
Simona Cannaò