Dalla scorsa domenica, infelice giorno dell’infelice episodio post Frosinone-Napoli (rilancio della maglia di Callejon dal settore ospiti dello “Stirpe” di Frosinone), ne sono state dette, scritte, blaterate e delirate tante.
Forse troppe.
Brutto gesto quello di restituire una maglia lanciata per gratitudine e affetto verso i tifosi.
Se poi la maglia è quella di José Callejon che è – a detta non solo dei sostenitori azzurri un autentico professionista ma anche un signore fuori dal campo di gioco – rende il tutto ancora più difficile da digerire.
La protesta esasperata contro la società partenopea ricorda quella dell’era ferlainiana, mancano giusto due cosette che ometto di ricordare ma che la mia testa ricorda eccome!
Le frange più estreme dei contestatori 2.0 di ADL non fanno mai mancare di far sentire la propria voce: ma ormai i toni sono più che infiammati, come sono tali le critiche a squadra e allenatore. Definire quella del Napoli una stagione fallimentare è decisamente da folli. Una Champions League onorata, un quarto di finale di Europa League giocato contro un Arsenal in piena candidatura per la vittoria finale, un secondo posto nel campionato italiano che spedisce gli azzurri dritti in Champions per la prossima stagione.
Ma cosa è mancato a questo Napoli per VINCERE qualcosa (come hanno PRETESO i tifosi, o sedicenti tali)?
Il tifoso ragionevole dice che come prima stagione dell’era ancelottiana post era sarriana, questo risultato ci può stare. Il resto no: pretende la vittoria, pretende un mercato da superprotagonisti con top player pronti a fare le valigie in direzione Napoli.
Di sicuro questa stagione al di sotto delle aspettative ha alimentato l’astio già troppo marcato verso ADL.
E quando non ti basta più prendertela col Presidente, cominci con i calciatori. Da qui il gestaccio contro Callejon e lo strascico di polemiche contro quelli che animano sì le partite con cori e striscioni, ma di certo non si distinguono per delicatezza e garbo.
Perché? Perché ad una squadra come il Napoli sta mancando il dodicesimo uomo in campo e pure fuori dal campo?
Perché certi malumori estremizzati vengono poi avallati da certa stampa locale? Non bastano le bordate di quella nazionale?
Forse per queste domande dovremo aspettare la fine della sessione estiva del calciomercato (che ufficialmente non è nemmeno iniziata!).
Forse un giorno – si spera non molto lontano, al di là del quasi sacrosanto sogno di vincere – si tornerà a tifare SOLO PER LA MAGLIA, magari acchiappandola al volo quando verrà lanciata da uno di quei sudatissimi eroi in mutande e esibendola orgogliosamente come un trofeo.
Quello che non va in bacheca, ma direttamente sul cuore.
Simona Cannaò