Lele Oriali e quella vita da mediano raccontata da Ligabue: emblema dello spirito di sacrificio nel mondo del calcio.
Il calcio non lo fanno solo i grandi goleador o i maghi della regia, questo Oriali ce l’ha insegnato bene.
Poteva fare il centrocampista e all’occorrenza il difensore, lì dove la squadra aveva bisogno lui c’era.
Spesso il lavoro oscuro di giocatori come Oriali veniva messo in ombra dai fenomenali centravanti ma lui fu il migliore a rendere nobile il ruolo di gregario.
Non era immune al fascino del goal ed era anche un buono stratega eppure, con umiltà e profonda abnegazione, interpretò poeticamente il ruolo di mediano.
Nei lontani anni ’60 Oriali non si aspetta di sfondare nel mondo del calcio, tant’è che comincia a lavorare come garzone da un barbiere.
Il papà gli trasmette il tifo bianconero, ironico per un ragazzo destinato a diventare la bandiera dell’Inter.
Nei tredici anni trascorsi all’Inter, senza contare il percorso nelle giovanili, Oriali diventa il punto di riferimento della formazione nerazzurra, di cui prende le redini con tenacia.
A soli 19 anni tiene testa al più grande di tutti: Johann Cruijj.
Nonostante per l’Inter sia la notte di rimpianti, per Oriali sembra essere il preludio di una carriera gloriosa.
Spagna 1982, non un luogo o una data qualunque, ma la sintesi di un’impresa tutta italiana che Oriali visse da protagonista. Lele non faceva innamorare solo gli interisti ma un’intera nazione.
Che grinta, che giocatore, non ne mollava neanche una di palla.
Gianni Brera – uno che di calcio qualcosina ne capiva – lo soprannominò “Piper”, paragonando la sua perseveranza ad una marca di champagne.
Nonostante il rendimento impeccabile in campo, alcune controversie coinvolsero Oriali dopo il suo ritiro.
Un esempio fu lo scandalo dei passaporti falsi che riguardava l’ex collega Recoba.
Si faticò a credere che uno come Oriali potesse aver commesso un reato volutamente e furono numerosi i calciatori coetanei che si schierarono in sua difesa. La verità non venne mai completamente a galla ed Oriali non chiese mai la revisione del processo.
Per un giocatore che nella sua carriera ha ricevuto solo elogi dev’essere stato difficile infilarsi nel mondo della dirigenza sportiva, tutt’altro che immune dalle critiche.
Anzi, a dirla tutta, Oriali si è trovato spesso in mezzo a vari bisticci da quando occupa il ruolo di team manager della nazionale e di technical manager dell’Inter.
Antonio Conte è una personalità scoppiettante con cui avere a che fare, ecco perché serve un rescue-man come Lele Oriali.
Un uomo che ha sempre avuto il contegno e la disciplina necessari dentro e fuori dal campo, senza dimenticare mai per cosa vale la pena lottare e quando è doveroso abbassare la testa.
Il suo addio al calcio giocato spezzò il cuore ad un’intera generazione ma… “quando hai dato troppo devi andare e fare posto”.
Federica Vitali