Una rondine non fa primavera, ma Joya sì

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Una Juventus in emergenza e appesantita delude all’Olimpico contro la Lazio: finché non arriva Joya con un guizzo al 93′ e decide la vittoria

Marzo.  Il mese degli esami per la Juventus.

Da sempre con la gestione Allegri si parla di questo mese come momento topico per i bianconeri. La frase preferita a inizio stagione del mister livornese è: “La vera Juve la vedremo a marzo”.

Solo che  sarà per Burian o  per la pioggia, sarà che siamo soltanto al 3  ma stasera di vera Juventus, a Roma, nemmeno l’ombra. I bianconeri arrivano alla sfida contro i laziali con Higuain ancora fuori, con Dybala a minutaggio ristretto e con Mario Mandzukic acciaccato, seppur presente. Allegri decide di rispolverare il 352 e di  avere almeno Costa a disposizione per un cambio in corsa.

Il vecchio modulo non sortisce i risultati sperati. A parte la difesa sempre attenta con un Rugani assolutamente all’altezza, il resto della squadra fa un’ eccessiva fatica. La Lazio prova a fare il gioco, la sensazione è che accuserà prima o poi la stanchezza della lunga semifinale di Coppa Italia. Ma il centrocampo della Signora appare abulico, spento, privo di idee: Dybala e Mandzukic, già penalizzati da una condizione non ottimale, non ricevono il supporto di palle giocabili. Pjanic e Khedira in particolare sono i grandi assenti della terra di mezzo.

Il tecnico bianconero prova a mischiare un po’ le carte, avanza Lichtsteiner (!) sulla fascia ma il risultato non cambia: non è arrivata la primavera per questa Juve,  non sembra proprio aria. Entrano anche Costa e Sandro mentre Mario alza bandiera bianca, non ce la fa;  la Joya è chiamato a reggere per tutti i 90 minuti ed è tanto, per un calciatore che negli ultimi due mesi ha giocato soltanto mezz’ora. Più che dei tiri in porta, si parla degli episodi da rigore: uno per parte, sui quali l’arbitro Banti sorvola senza nemmeno avvalersi del supporto del Var. Parità assoluta anche in questo: i tifosi, biancocelesti soprattutto, recrimineranno e non poco.

No, non è primavera,  e’ piuttosto un noioso e inguardabile strascico d’inverno, un giocare all’ attesa che qualcuno commetta un errore clamoroso o magari che finisca così, com’è cominciata. Una Juventus grigia, come il cielo oggi in tutta Italia:  mercoledì l’aspettano gli Spurs in forma smagliante.

Poi a un certo punto il guizzo, il colpo di coda. E di chi, se non di colui che porta nel nome un messaggio di gaudio, di quello che può sedersi a guardare per 92 minuti e poi improvvisamente decide che si deve vincere. Lui, il fuoriclasse col numero 10: sì, lo stesso che sbagliò il rigore. Lo ha restituito stasera con gli interessi, però. Pesantissimi.

Il pareggio sarebbe stato più equo. Madama, in vista di Wembley, deve rifarsi il trucco e anche alla svelta, sperando di recuperare qualche pezzo perso per strada: il reparto offensivo è all’emergenza totale. E nell’ attesa di vedere la vera Juve (sempre quella di marzo, eh),  Paulo Dybala ci ha ricordato che a quelli come lui, i fuoriclasse, basta una manciata di secondi per far arrivare la primavera.

Daniela Russo

 

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