Bryan Cristante con la maglia dell’Atalanta ha finalmente raggiunto la definitiva consacrazione: lui, che ha debuttato giovanissimo e che per anni è stato definito un “brocco”, in realtà è un predestinato
Si chiama Bryan in onore di Bryan Ferri, che però non conosce. In verità non conosce nemmeno Stankovic, e può sembrare quasi inverosimile, ma lui lo confessa con estremo candore. Un candore che si accosta benissimo a un viso pulito e quasi ancora adolescente: Bryan Cristante, classe 1995, in realtà calca i campi della Serie A da quando aveva solo 16 anni.
Anzi, ancora meglio: a 16 anni calca i campi d’Europa.
E’ l’inizio dell’ incubo per il ragazzo: tra allenatori che non lo apprezzano e non gli danno spazio, le speranze disattese, passano gli anni e il predestinato diventa sopravvalutato. Dal Benfica in prestito al Palermo e al Pescara, è sempre più in ombra, qualcosa sembra essersi rotto. Finché arriva l’ Atalanta a decidere di scommettere nuovamente su di lui.
Il lavoro fatto da Gasperini è notevole. Sulla fiducia e sul ruolo. Gasp lo utilizza a centrocampo ma anche come trequartista, data la naturale capacità d’inserimento; scopre che il ragazzo è duttile, versatile e riesce a muovere bene la squadra, con una bella propensione alla finalizzazione che, per un valido centrocampista, non guasta mai. Imposta, sa coprire e sopporta bene il pressing: insomma, le doti del predestinato ci sono eccome. Bisognava solo rigenerarlo, e l’allenatore degli orobici lo ha fatto.
Oggi Bryan Cristante è corteggiato da tutte le migliori squadre d’ Italia: Allegri lo rivorrebbe anche subito alla Juventus, così come fa gola a Roma e Inter. Per ora è l’Atalanta a avere assoluta precedenza: gli orobici infatti lo riscatteranno con certezza, lui è contento in nerazzurro e si gode questo momento di ritrovata gloria. Al massimo, gli piacerebbe giocare in Premier: non per niente porta il nome di un cantante britannico.
Daniela Russo
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