Quando Astori se n’è andato, in molti ci siamo chiesti che ne sarebbe stato della Fiorentina. Non è stato semplice. Eppure i Viola si sono alzati con dignità
Il vuoto che ha lasciato la scomparsa di Astori è incolmabile. Il tempo non rimarginerà le ferite della sua famiglia, né dei compagni di squadra e dei tifosi che l’hanno amato. Come calciatore e soprattutto come uomo. Ma se è vero che il dolore resterà vivo, è altrettanto vero che la società, i giocatori e Firenze stanno facendo di tutto per onorare il suo ricordo.
Mai come in questo mese si è sentita la presenza dei Della Valle in città: e non stiamo parlando di presenza fisica, ma di quella emotiva, che mancava ormai da troppo tempo. Pace fatta con i tifosi? Troppo presto per dirlo. Ma un segnale c’è stato. Si parte dai piccoli gesti, come il rinominare il centro d’allenamento dei “Campini”, dedicandolo proprio al capitano viola.
E a modo loro, anche i compagni di squadra di Astori hanno contribuito a lasciare un messaggio importante alla gente che li segue e che li seguirà nonostante tutto. Nonostante i tutt’altro che brillanti risultati di gran parte della stagione, di un mercato deludente che ha portato via i pezzi da novanta e che di stagione in stagione non riesce a fornire garanzie per il futuro.
Quando Davide se n’è andato, in molti si sono chiesti che ne sarebbe stato della Fiorentina, della quotidianità di una squadra che ha perso il suo leader silenzioso, ma sempre presente. Rimettere insieme i pezzi di un coccio rotto non è mai semplice. Eppure, i viola si sono rialzati con dignità. Stanno facendo parlare i risultati. Da quel maledetto 4 marzo, la Fiorentina ha sempre portato a casa i tre punti, e non può essere un caso. Prima la surreale partita contro il Benevento, risolta dal goal di Vitor Hugo: quel match forse è arrivato troppo presto per i giocatori (scossi prima della gara, commossi al fischio finale), che comunque, da professionisti, hanno fatto ciò che dovevano. Poi sono arrivati altri successi: il 2-1 in casa del Torino – risultato tutt’altro che scontato – e il 2-0 con il Crotone. Infine, il 2-0 alla Dacia Arena contro l’Udinese, nel match di recupero di quella ‘maledetta’ giornata. Non è stato sicuramente facile tornare a Udine dopo quanto accaduto e vincere, soprattutto convincere.
Se si conta anche l’1-0 con il Chievo dello scorso 25 febbraio, sono cinque le partite di fila portate a casa dalla Fiorentina. Quindici punti inanellati uno dopo l’altro, un filotto di vittorie significativo: ora l’Europa League non sembra così lontana come un mese fa, e i giocatori hanno un motivo in più per trascinarsi in fondo alla stagione. Perché di questo si tratta, arrivare alla fine il più in fretta possibile con un obiettivo. E se la Fiorentina non si qualificherà in Europa League, per Firenze paradossalmente non cambierà niente, per due motivi: uno un po’ polemico, uno decisamente romantico. Non cambierà niente perché purtroppo, alla fine dei conti, il posto della Viola da troppi anni è là, dietro le grandi. E non cambierà niente perché il risultato, forse, quest’anno non conta: si darà sempre tutto, d’ora in avanti. Nel nome di un 13 eterno.
Federica Terramoccia