Tutto il mondo è paese, anche nel calcio femminile

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In Italia continua la protesta del calcio femminile con la decisione di far slittare il campionato italiano contro “il mancato riscontro scritto a quanto richiesto e concordato nel corso della riunione esecutiva del 6 ottobre” come affermato dall’associazione italiana calciatori.

Un movimento in subbuglio da tempo, a causa (o merito) delle dichiarazioni non proprio felici del presidente della Lega nazionale dilettanti Bellolli, che ha portato alla luce tante criticità e mancanze nel sistema italiano del calcio femminile.

Ma tutto questo davvero segnerà un nuovo inizio? Lo abbiamo chiesto a Fileno Delle Vedove presidente della Pescara calcio Femminile militante nel campionato di Serie C.

Cosa pensa a proposito dello sciopero indetto dalla Serie A?

“Sono contento che alla fine lo sciopero sia stato annullato e la prima giornata del Campionato Femminile di Serie A si sia disputata come da programma. Perché in fondo, seppure per una giusta causa, alla fine sarebbe stato ancora una volta a rimetterci il calcio giocato, che dovrebbe essere invece l’elemento fondamentale”.

Tutto questo parlare di calcio femminile, potrà davvero produrre una rivoluzione?

“Sono dell’idea che, nel bene o nel male, purché se ne parli. Il caso Belloli, che ha visto protagonista il calcio femminile nella scorsa primavera, quando l’allora presidente della Lega nazionale dilettanti aveva espresso giudizi offensivi nei confronti delle ragazze che giocano a pallone durante il consiglio direttivo per discutere dei finanziamenti e dello sviluppo del calcio in rosa, è stato sicuramente un ottimo volano per il movimento. La risonanza dell’evento ha sicuramente avvicinato numerose ragazze a questo meraviglioso sport, diverse hanno bussato alla nostra porta e sono state accolte in società con entusiasmo in quanto il nostro obiettivo è quello di sviluppare e far crescere un settore giovanile. Da quel famoso episodio a oggi diversi sono stati i passi fatti verso la crescita del movimento, come ad esempio l’obbligo, recitato nel comunicato della Figc, che impone alle squadre maschili di serie A e B, prossimamente esteso anche alle squadre di Lega Pro, di dotarsi di una squadra Under 12 fino ad arrivare, entro pochi anni, alla partecipazione nel Campionato Allievi. Anche se c’è ancora molto da fare, e ciò si è visto in questi giorni con lo sciopero della Serie A, saltato poi all’ultimo momento, sicuramente si è sulla strada giusta per arrivare ad una rivoluzione nel calcio femminile. A mio avviso lo step successivo dovrà essere al più presto quello di modificare lo status delle ragazze, da dilettanti a professioniste, per garantire la giusta serenità a tutte quelle giocatrici che, al contrario dei colleghi maschi, fanno sacrifici enormi per dare sfogo alla propria passione”.

A riprova che qualcosa sta cambiando, il fatto che la Nazionale Under 19 Femminile è stata inserita tra le testimonial della campagna antirazzismo Fare (Football against racism in europe) alle quale ha aderito la Figc.

Intanto, una situazione critica la vivono anche le calciatrici australiane: anche le “Matildas” (nome con cui viene identificata la Nazionale femminile in Australia) hanno deciso di non scendere in campo nelle prossime gare a causa del mancato accordo tra la Football Federazione Australia e la Professionale footballers association. Le ragazze infatti lamentano una retribuzione annuale al di sotto della soglia del salario minimo rispetto alla paga del colleghi maschi al quale si aggiunge il mancato pagamento degli stipendi dallo scorso settembre. Inoltre le “Matildas” lamentano la mancanza di strutture per allenarsi e di tutele per la gravidanza.

Francesca Di Giuseppe