Trofeo Gamper: quando le emozioni hanno il sopravvento sulla vittoria

Match tra Barcellona e Chapecoense, vincono i blaugrana, ma gli occhi sono tutti puntati sui superstiti dell’incidente aereo, sul quale viaggiava la squadra brasiliana costato la vita a 71 persone

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64.705 spettatori al Camp Nou pronti a godersi il trofeo Gamper, tra i padroni di casa e la Chapecoense, la squadra sudamericana, protagonista del tragico incidente aereo che lo scorso  28 novembre causò  71 vittime.

L’esito della partita è un “classico”: 5-0 a cui il Barça ci ha abituato. Eppure non è il risultato a trionfare. Lacrime, emozioni, silenzi sono i protagonisti indiscussi della serata accanto ai tre dei soli sei sopravvissuti: il difensore Neto, il portiere Follmann e il centrocampista Ruschel.

I Verdão do Oeste sono scesi in campo con una divisa speciale: una maglia con 71 stelle verdi, tante quante le vittime del disastro aereo.

90 minuti carichi di ricordi, applausi e ovazioni alla “Chape”: prima la lettura delle vittime da parte dello speaker del Camp Nou, poi la commozione per il calcio d’inizio di Follmann, il 24enne sopravvissuto che ha subito l’amputazione della gamba destra e infine straziante e da nodo in gola l’ingresso di Ruschel, tornato in campo dopo 252 giorni, seguito poi da un boato scrosciante al momento della sostituzione, dopo aver scambiato nell’intervallo la maglia con quella di Messi.

Alan Ruschel non trattiene le lacrime, con la fascia da capitano, ha impresso nei suoi occhi i volti delle 71 persone tra dirigenti, calciatori e staff presenti su quel maledetto volo diretto a Medellin, per giocare l’andata della finale della coppa sudamericana. Lui, invece, è tra i miracolati, per questo decide di combattere, per ricordare chi non c’è più.

36 lunghe, interminabili ore, bloccato lì, tra le lamiere della carlinga, rischia la paralisi, la spina dorsale è lesionata, ma combatte, lo fa per sé, per la moglie, per i due figli, per i suoi compagni di squadra venuti a mancare. Sogna di tornare a giocare. Dopo 6 lunghi mesi di esercizi ce la fa: fa il suo ingresso al Camp Nou. Con gli occhi lucidi dichiara: “Una cicatrice che rimarrà per sempre. Ho cicatrici nel corpo e nell’anima che mi faranno ricordare per sempre le persone che ci hanno lasciato”. Un nuovo inizio con lo sguardo al passato, consapevole di essere un miracolato.

Un tripudio di emozioni in questo match terminato con la donazione del 50% dell’incasso, pari a 250mila euro, a favore delle famiglie delle vittime.

Elena Defilippis