“Take my breath away…”, cantava così la celebre colonna sonora del film “Top Gun”, pellicola cult degli anni Ottanta che tutti conosceranno.
Toglimi il respiro.
Roberto Baggio è stato il primo giocatore che mi ha tolto letteralmente il respiro.
Il Divin Codino mi trasportava in un mondo di sogno dove fame e sete non esistono, esisteva solo lui, la sua magia con il pallone. Esisteva solo lui e quei capelli al vento, quella danza sinuosa che solo lui sapeva ballare e che mi ammaliava.
Mi incantava.
La prima volta che ho visto Paulo Dybala con la maglia della Juventus, l’ otto agosto del 2015 in Supercoppa, quando la Joya ha segnato la sua prima rete in maglia bianconera, mi sono sentita esattamente senza respiro, come con Baggio.
Oggi #Dybala chiuderà un cerchio contro la Lazio: prima ed, ora, ultima squadra ad affrontarlo con la maglia della Juventus. L'esattezza di questa circostanza racchiude 7 anni che, piaccia o non piaccia, resteranno nella storia di questo club 2️⃣1️⃣ – 🔟⚪⚫ pic.twitter.com/5srKffZ6nc
— Riccardo Meloni (@RiccardoMeloni4) May 16, 2022
Ho vissuto una sorta di déjà vu, consapevole che stava succedendo ancora, che era arrivato un altro che mi avrebbe incollata allo schermo.
E sì che avevo appena salutato Tevez, ma con Carlos era diverso. Lui era sacro furore, era ferro e acciaio e scintile, ma non mi toglieva il respiro.
Paulo Dybala mi ha sempre incantata.
Vederlo giocare è come ammirare un ballerino, elegante e aggraziato, che dialoga con la palla e quasi ci amoreggia, con una sensualità quasi timida, venata di una perenne tristezza.
Come un tanghero, che balla essenzialmente da solo, perché spesso i suoi movimenti sono incompresi. Segreti, solo per privilegiati.
Io mi sono sentita tra questi privilegiati.
Paulo Dybala mi ha tolto ripetutamente il respiro, nel corso di questi lunghi, sette anni, con la maglia della Juventus.
Me lo ha tolto nel dicembre del 2015, quando ha marcato un gol contro il Milan che sapeva troppo di rimonta.
Me lo ha tolto a marzo del 2016, contro il Sassuolo, quando ha realizzato un tiro a giro perfetto, pennellato, un capolavoro.
Me lo ha tolto con la grazia insita nel suo modo di tirare i calci di punizione.
Con quel movimento fluido, quasi morbido con cui rotea il corpo quando calcia, un movimento che sarebbe da mostrare in tutte le scuole calcio.
Me lo ha tolto quella sera del 3 marzo 2018 (e mi ha tolto anche la voce!), segnando praticamente da terra un gol impossibile.
Il calcio di Paulo Dybala è di una bellezza che toglie il fiato.
Mi mancherà tremendamente la bellezza che sa riprodurre sul terreno di gioco, e quel pensare subito: “Questo stupendo artista è nostro”.
Mi mancherà la luce che solo lui ha saputo accendere, la sensazione di poter ammirare di qualcosa di prezioso. Di unico.
Paulo Dybala è un giocatore unico. Di quelli che oggi non vanno più di moda, che sembrano usciti da un’ altra epoca, da un altro calcio.
Vorrei avere tante più parole da spendere per lui, ma oggi – da due mesi – oltre al respiro, mi ha tolto anche quelle.
E me ne dolgo, perché sono tante le cose che avrei voluto dire, tanti i ricordi che avrei voluto raccontare.
7 anni sono tanti ⚪⚫#Dybala 💎❤ pic.twitter.com/I665IlypGZ
— Milena (@MileTrecarichi) May 16, 2022
Ma stasera mi toglierà il fiato, con la maglia della Juventus, per l’ultima volta. Sarà la più dolorosa di tutti, ma dirgli grazie è il minimo che io possa fare.
Perché in fondo è bello, sentirsi mozzare il fiato.
Daniela Russo