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Super Champions: campionato il mercoledì, pronta la rivolta

Dal 2024 le coppe europee potrebbero rinnovarsi ma il nuovo regolamento della Super Champions non piace a molti club italiani che si stanno muovendo insieme per dire “no” al cambiamento

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Dal 2024 le coppe europee potrebbero rinnovarsi, ma il nuovo regolamento non piace a molte squadre italiane che si stanno muovendo insieme per dire “no” al cambiamento

I club italiani contrari alla Super Champions sono: Lazio, Torino, Napoli, Genoa, Sampdoria e Atalanta.
Sono loro con i rispettivi Presidenti e dirigenti che si presenteranno a Madrid il 6 e il 7 maggio all’assemblea dell’European Leagues con l’intento di frenare l’avvio della rivoluzione del calcio europeo.

I motivi che hanno spinto alcuni club a rifiutare la Super Champions sono molteplici.

Primo tra tutti c’è il rischio di far perdere importanza ai campionati nazionali che sarebbero costretti a disputare alcune partite in turni infrasettimanali lasciando spazio il fine settimana alle partite europee.

A questi impegni si aggiungono anche i recuperi per le pause delle Nazionali. Per cui molte partite di campionato sarebbero disputate in giorni feriali compromettendo la presenza del pubblico negli stadi e di conseguenza gli introiti della squadre di calcio.

A risentirne maggiormente sarebbero le squadre che non hanno stadi di proprietà e che devono pagare l’affitto al rispettivo comune a prescindere dalla presenza o meno del pubblico.

A preoccupare le squadre italiane è anche il cosiddetto “Ranking storico” che in Italia favorirebbe squadre come Juventus, Milan e Inter penalizzando in primis le squadre romane – che hanno pochi riconoscimenti europei – ma anche Napoli e tutte coloro che in questo momento stanno combattendo per un posto in Champions, compresa l’Atalanta.

I punti su cui discutere sono tanti ma, per ora, la rivolta riguarderà soltanto lo spostamento delle partite di campionato al mercoledì e il “ranking storico”.

Le regole proposte da UEFA e ECA (Associazione del Club Europei) potranno entrare in vigore a partire dal 2024, ma la strada per raggiungere l’accordo definivo appare lunga e complicata.

Gisella Santoro

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