Lei si chiama Alice Pignagnoli ed è il portiere del Cesena Femminile.
Classe 1988, ha vinto lo Scudetto e la Supercoppa militando tra le fila della Torres.
Durante una partita contro la Roma, sotto di una rete, la ragazza chiede al mister il permesso di recarsi in area avversaria per aiutare le attaccanti. Arriva una ginocchiata in pieno viso, cade priva di sensi.
La paura è tanta ma nessun danno fortunatamente. Dai controlli tuttavia emerge qualcosa di inaspettato.
Alice è incinta di sei settimane.
La notizia le piomba addosso lasciandole una miriade di stati d’animo differenti e fiumi di lacrime. Mentre suo marito non sta nella pelle, la preoccupazione della ragazza va subito al suo status di atleta non professionista.
Che ne sarà del mio futuro al Cesena?
Tra mille dubbi e incertezze, il portiere tace la verità alle compagne di squadra. Il timore di essere scaricato dalla società le rende difficile godersi un’esperienza così importante nella vita di una donna. E sì che sarebbe così facile, per il Cesena.
Ma la società fa quadrato intorno alla Pignagnoli. Accoglie la notizia con gioia e capisce subito che la ragazza va accompagnata e supportata. Non solo: va vista come una vera e propria risorsa.
Tra Alice e il Cesena Femminile il rapporto non cambia.
Le viene concesso di andare in trasferta ( con spese pagate), di entrare negli spogliatoi, di essere la prima supporter delle sue compagne di squadra. La Pignagnoli, ovviamente, interrompe il contratto.
“Ringrazio il Cesena Calcio Femminile per aver accolto la notizia della mia maternità con gioia, forse più della mia”.
A giugno come regalo le rinnovano il contratto.
A inizio agosto nasce Eva, la bimba di Alice, già al seguito della mamma sugli spalti malgrado sia così piccola. La neo mamma potrà tornare presto in campo e continuare a allattare la figlioletta grazia all’aiuto della nonna materna, che si è appositamente trasferita a Cesena, mentre il marito di Alice resta a Reggio Emilia.
La strada per l’emancipazione del calcio femminile è ancora tortuosa in Italia, ma il Cesena ha dimostrato grande lungimiranza. Diventare madri è e deve essere un diritto, anche per le atlete.
Anche per quelle che non si chiamano Alex Morgan.
La gravidanza non deve essere una penalità, ma un completamento di un’atleta, non una qualcosa che le vada a togliere o penalizzare quelle che sono le sue capacità, le sue passioni e i suoi interessi. (Manuela Vincenzi, team manager).