La fine di un incubo durato quasi 5 anni, la rivalsa di un uomo che, distrutto nel cuore e nell’anima, vuole riprendere in mano la sua vita e la sua carriera. Stiamo parlando di Fabio Quagliarella, vittima di stalking e minacce da parte di una persona molto vicina a lui e alla sua famiglia.
Una storia forte, di quelle che sentiamo spesso nei telegiornali, una storia che ha fatto rabbrividire e che al contempo ha dato anche parecchie risposte. L’ex attaccante di Napoli e Juventus, oggi alla Sampdoria, ha aperto il suo cuore ai microfoni de ‘Le Iene’, raccontando all’Italia intera la paura nella quale lui e la sua famiglia hanno vissuto in questi ultimi cinque anni.
Tutto inizia nel 2009, quando Quagliarella si rivolge all’agente della polizia postale Raffaele Piccolo per risolvere una questione di poco conto: messaggi minatori e minacce a seguito del passaggio dell’attaccante dall’Udinese al Napoli. Piccolo si rende immediatamente disponibile, insinuandosi pian piano nella vita quotidiana della famiglia Quagliarella che crede di aver trovato un amico e un confidente oltre che un uomo capace di aiutarli. Poche settimane dopo però inizia il vero e proprio incubo: Fabio e la sua famiglia iniziano a ricevere lettere, foto e messaggi minatori che accusano Fabio di essere un pedofilo e un delinquente, di prender parte a ‘festini’ organizzati dalla camorra e molte altre accuse prime di fondamento.
Nel 2010 gli stessi messaggi ricevuti dalla famiglia Quagliarella arrivano anche alla Società Napoli, facendo sprofondare nell’oblio più profondo l’attaccante che si sente inerme e colpito nel profondo. Lo stesso Piccolo continua a indagare sui fatti registrando tutte le denunce da parte dell’attaccante e della sua famiglia. A fronte dei continui messaggi, il Napoli decide di cedere il giocatore alla Juventus, che già lo aveva seguito l’estate precedente.
Un duro colpo per Quagliarella che spiega come mai al mondo avrebbe lasciato il club della sua città del quale sognava, fin da bambino, di diventarne capitano. Come se non bastassero i problemi continui di stalking degli ultimi due anni, a seguito del passaggio dell’attaccante a Torino i tifosi hanno contribuito a rendere la situazione ancora più tesa, bersagliando la famiglia e lo stesso Fabio di messaggi che nulla però avevano a che vedere con le accuse pesanti del ‘persecutore’.
“Ogni volta che dovevo tornare a Napoli, cercavo di nascondermi, di camuffarmi con cappelli, occhiali… per evitare che qualcuno mi dicesse qualcosa. Perché fa male… Dici ‘Cosa ho fatto di male che mi devo nascondere?’”, ha detto ai microfoni de ‘Le Iene’.
Anche le passeggiate erano ormai state cancellate dalle cose da poter fare a Napoli o nel proprio paese, a Castellammare di Stabia, per paura che la famiglia a casa ricevesse ancora messaggi del tipo ‘Tuo figlio è qui, stiamo andando ad ammazzarlo’. Una vita che, per il ragazzo, era diventata pesante e insostenibile: un peso nel cuore che avrebbe lasciato un segno profondo negli anni a venire.
La svolta arriva nel 2015 quando l’agente Piccolo rivela al padre di Fabio di aver ricevuto minacce da parte del famigerato stalker. Alla richiesta di visionare il messaggio però non vi fu risposta in quanto l’amico di famiglia rivelò al signor Quagliarella di aver sbadatamente cancellato il messaggio, facendolo infuriare e insinuando in lui i primi definitivi dubbi. “Ma vuoi vedere che è proprio lui che ci sta facendo queste torture?”, ha raccontato lo stesso padre di Fabio ai microfoni di Mediaset. Recatosi poi in questura per verificare lo stato delle denunce scoprì che nessuna di queste era stata depositata da Piccolo facendo così partire le indagini proprio a carico dello stesso agente della Polizia Postale.
Durante le indagini vennero fuori altri reati commessi da Piccolo nei confronti di altri personaggi di pubblico dominio: il primo grado del processo penale si è concluso pochi giorni fa con una condanna a 4 anni e 8 mesi di reclusione, interdizione ai pubblici uffici per 5 anni e un risarcimento danni che deve essere ancora definito. C’è ragione di credere che Piccolo ricorrerà in appello, cosa che se per un verso lascia l’amaro in bocca e la paura che il corso della giustizia possa esaurirsi senza comminare una giusta punizione ad un criminale per l’altro non minimizza l’immensa gioia e la grandissima liberazione di Fabio Quagliarella e di una famiglia che ha vissuto nella paura per cinque lunghi anni.
L’incubo vissuto ha pesantemente e inevitabilmente influito sulla carriera dell’attaccante e sui suoi sogni di ragazzo, sulla sua voglia di fare la storia con la maglia del Napoli. Adesso c’è un rapporto da rinsaldare e molti tifosi del Napoli che lo avevano tacciato come ‘traditore’ stanno già chiedendo alla società di riportarlo ‘a casa’. A 34 anni Quagliarella però è felice alla Sampdoria ma, ovviamente, non chiude le porte ad un futuro ritorno in maglia azzurra.
http://www.video.mediaset.it/video/iene/puntata/golia-l%E2%80%99incubo-di-quagliarella_695837.html
Consuelo Motta