Correva l’anno 1950. La Juventus, campione d’Italia, occupava solo la quarta piazza di una classifica ancora in via provvisoria. Priva di giocatori di rilievo quali Mari e Muccinelli, era in procinto di ospitare una Roma che, dopo tre dolorose sconfitte, aveva inflitto un secco 5-0 al Padova. Nella mente e nei pronostici dei capitolini, qualcosa si poteva dunque fare. Peccato che questo qualcosa non trovò luce, e i giallorossi subirono una stangata simile a quella del ’32: un 7-2 che gli diede quella spinta brutale verso la Serie B, che, duro colpo per la Capitale, arrivò davvero. E per un solo punto.
La Roma parte di scatto – nonostante sia provata dall’assenza del mediano Andersson –, due a zero e palla al centro. Tenta di andare oltre, di difendere il vantaggio, ma quando la Juve inizia a fare sul serio, viene “presa a schiaffi”. Letteralmente. I due terzini giallorossi Tre Re e Cardarelli vengono travolti, e un palo del bianconero Vivolo è il segnale della riscossa della squadra di casa. La prima insaccata ha la firma di Boniperti, ispirato da un bel cross di Karl Aage Hansen, che raddoppia con un potentissimo tiro dai sedici metri. Quando il direttore di gara fischia un rigore inesistente di Tre Re su Praest, che Hansen non sbaglia, per i giallorossi è il crollo. Altri quattro gol ed è sconfitta capitolina. Una sconfitta che i giallorossi rivendicheranno in casa con un netto 3-0, punteggio che frenerà la rincorsa juventina al Milan, futuro campione d’Italia. Per la Roma, invece, si apriranno le porte della Serie B.
Eleonora Tesconi