INTERVISTA A UNA BANDIERA: IGHLI VANNUCCHI
Ighli Vannucchi, uno dei talenti italiani tra l’ultima parte degli anni ’90 e il primo decennio degli anni 2000. Un regista puro, che ha incantato sui campi di provincia ma, nonostante ciò, si è laureato Campione d’Europa con l’Under21 nel 2000.
Classico numero 10, dotato di tecnica, fantasia e classe purissima, caratteristiche che incantano l’allora presidente della Salernitana, Aniello Aliberti. Con i granata, Ighli farà il suo esordio in A. La stagione seguente è protagonista del buon campionato dei campani in B ma viene acquistato dal Venezia di Novellino nella finestra di gennaio. Sulla laguna resta solo un anno, lo aspetta infatti l’Empoli…
Con i toscani disputa 7 campionati tra A e B; totalizza 273 presenze e 38 gol: diventa una vera e propria bandiera che porta l’Empoli al raggiungimento di un obiettivo storico, come la qualificazione in Coppa Uefa.
Oggi Ighli è lontano dai campi e si dedica ad una delle sue più grandi passioni, la pesca, e il “bomberismo”.
Noi di Gol di Tacco abbiamo contattato, in esclusiva, l’ex fantastista dell’Empoli per ripercorrere con lui alcune fasi della sua carriera con uno sguardo anche al presente e al futuro.
Come descriveresti Vannucchi a un giovane d’oggi che non ha avuto modo di vederti giocare?
Ighli Vannucchi calciatore era un sogno diventato realtà. Io sono una persona normale come molte altre ma se c’è una cosa che mi differenzia è che porto avanti i miei sogni cercando di trasformarli in realtà.
Nel 1998, il tuo esordio in Serie A con la maglia della Salernitana. Che emozioni hai provato e cosa ricordi quella giornata?
L’esordio è sempre una grande emozione, ricordo l’Olimpico, Totti e 10000 tifosi granata… e ricordo una punizione a fil di palo: far gol all’esordio sarebbe stato troppo…
Cosa è cambiato maggiormente nel calcio di oggi?
Indubbiamente la fisicità.
Hai militato in molti club: qual è la piazza che ti ha lasciato di più e perché/cosa?
Sinceramente conservo un buon ricordo di tutte le squadre perchè ogni realtà ha qualcosa di unico. Empoli, però, ha un posto speciale perchè facevamo un calcio formato famiglia.
Il tuo nome è legato all’Empoli, squadra nella quale hai militato stabilmente dal 2004 al 2010. Indicaci un ricordo particolarmente piacevole per te e uno negativo legati all’avventura coi toscani.
A Empoli sono maturato, ho espresso il mio essere calciatore ottenendo piccoli grandi traguardi come la qualificazione UEFA; di negativo ricordo qualche retrocessione, ma fa parte del calcio.
Che rapporto hai, oggi, con il club e la piazza Azzurra?
I social mantengono vivo il rapporto con i tifosi mentre con le società, oggi, non ho nessun legame.
Tu hai ottenuto la promozione in A con l’Empoli: qual è la difficoltà maggiore che incontra un giocatore nel passaggio di categoria?
Sicuramente l’approccio mentale, sono due campionati molto diversi.
Alla guida della squadra si va verso la conferma di Andreazzoli: credi sia la scelta giusta?
Non spetta a me dirlo, il Presidente ha dimostrato di sapere bene come agire.
Caputo e Donnarumma hanno trascinato l’Empoli in A a suon di gol: cosa pensi dei due attaccanti Azzurri? Credi che potranno fare bene anche in A?
Il rendimento parla per loro ma nel calcio nulla è certo: sicuramente auguro a entrambi di fare bene anche nella massima serie.
Dal tuo ritiro nel 2015 come ti sei reinventato? Raccontaci la tua vita odierna (tra web, bomber e pesca).
Mi trovate qua…
Con la maglia della nazionale under 21 hai vinto gli Europei del 2000 in Slovacchia. Cosa pensi della mancata partecipazione dell’Italia a Russia 2018?
Penso sia da interpretare come un segnale per migliorare … dagli errori, se si è intelligenti, s’impara tantissimo!!!
Hai rimpianti legati alla tua carriera da calciatore?
Assolutamente no sono felice cosi!
Aurora Levati