Sono le 9:15 di un tranquillo sabato di Maggio.
La scrivente è dal parrucchiere e immersa con la testa in un vortice di tintura color cioccolato extra fondente.
Riflette di pallone…
In due giorni abbiamo assistito a due match di Champions League.
Due super rimonte che hanno solo dato la conferma che la Premier League, e in generale, il calcio inglese, siano l’essenza dello stesso gioco del calcio.
Liverpool e Tottenham disputeranno la finale, quindi e altre due inglesi, Arsenal e Chelsea, hanno staccato il biglietto per la finale di Europa League a Baku. Quattro inglesi che fanno asso piglia tutto delle competizioni europee.
La quarta nominata, il Chelsea di Mister Sarri, è come sempre attenzionato qui in Italia, specie dai nostalgici tifosi partenopei.
Inevitabile il confronto con l’attuale allenatore del Napoli, Carlo Ancelotti, plurivittorioso e pluridecorato.
Al quasi termine della stagione calcistica, molti tifosi azzurri si prorompono (e rompono, diciamola tutta!) in poco comprensibili accostamenti/paragoni/critiche/farneticazioni sui due Mister e sui rispettivi risultati.
Mettiamo allora a confronto
la prima stagione in azzurro di Maurizio e quella di Carletto.
Se il Napoli dovesse vincere gli ultimi tre incontri di campionato, avrebbe gli stessi punti di Sarri alla sua prima stagione.
Andiamo avanti…
Punti girone di andata primo anno:
Sarri: 41
Ancelotti: 44
Europa League:
Sarri: 16esimi
Ancelotti: quarti di finale
Coppa Italia:
Sarri: quarti di finale
Ancelotti: quarti di finale
La differenza esiste tra il numero di gol fatti e subìti (Sarri in vantaggio), ma sostanzialmente stiamo lì.
Ci si chiede allora: perché questo malcontento da parte di un pezzo della tifoseria azzurra verso Ancelotti? Improvvisamente Varenne é diventato Soldatino?
È probabile che si siano poste troppe aspettative su Ancelotti ad inizio stagione. È certo che non sia venuto a Napoli a ‘pettinare le bambole’, come da lui stesso affermato o, come sostengono i detrattori, sia venuto a piazzare il figlio, attuale suo vice, e a pensionarsi brillantemente.
Mai affermazione fu più sbagliata.
Semplicemente bisognava, o bisogna, dare tempo e modo al Mister di conoscere e plasmare la sua squadra, continuare un percorso di gruppo che ha regalato emozioni anche se con zeru tituli; valorizzare il patrimonio esistente, portare materiale umano nuovo, imprimere la sua impronta vincente.
Eh no, il tifoso vuole vincere, tutto e subito. E se questo non accade, apriti cielo!
Critiche, battute fuori luogo, polemiche, malcontento.
Non tutti eh, chiariamo!
Quella parte scontenta ha alimentato i social, soprattutto, con nenie degne di un melodramma; le vedove di Sarri hanno strumentalizzato la sua figura contrapponendola a quella di Ancelotti per sfogare un incomprensibile concetto di stagione fallimentare.
Cosa che NON È!
Certo, forse, ci si sarebbe aspettati di più dal campionato (più lotta scudetto, più emozioni) e dalla Coppa Italia (pessima, ad onor del vero, partita col Milan), ma è eccessivo definirlo fallimento.
Secondi in Serie A, Champions sicura per l’ennesima volta.
Ogni anno è un anno a sè; ogni allenatore con la sua squadra è una storia che deve essere scritta su un quaderno intonso.
Lasciamo fare senza piagnistei, please, solo tifo.
Sarri, con il Chealsea è terzo in Premier e in finale di Europa League dopo aver battuto ai rigori uno strenuo Eintracht.
Cosa si augura il tifoso del Napoli intelligente?
Che questo non diventi un altro motivo per gettare fango sulla squadra azzurra.
Sarri, il comandante perdente che in silenzio scrive la storia da lontano
Simona Cannaò