Ormai è assodato.
Dopo ogni buona prestazione in Coppa, la Roma accusa il colpo e soffre in campionato, si sfalda e rischia di buttare all’ortiche l’ennesima partita.
Di Francesco schiera un 4-3-3 molto tranquillo: in difesa Manolas, Fazio, Kolarov e Florenzi, una delle costanti nelle formazioni del Mister che – e sarebbe cosa buona e giusta – dovrebbe fungere da riferimento per tutta la squadra, ma che invece sembra essere proprio quello il reparto con più difficoltà, tante e tali da trasformare il portiere svedese in un supereroe, con evoluzioni e parate degne del compianto Alisson, (la tuta fluo c’è, i superpoteri anche, manca solo il mantello…ma anche per volare, pare sia davvero a posto); respinge tre palle velenose, due delle quali con un intervento su Soriano, nella ripresa scalda nuovamente i guantoni ed evita il peggio ad una Roma in grosse difficoltà.
Il greco si applica, ma stavolta abbandona l’appoggio per Florenzi e Fazio, troppo sulle gambe, troppo in ritardo, troppo scoordinati, insomma, in questa partita Kostas decide di dedicarsi “solo a se stesso”, anche per lui doppia dose di autostima e poco altruismo, salva prima su Edera, poi non resiste al richiamo della realizzazione di testa, un anello il suo che rischia di essere spezzato se attaccato ad una catena che sembra aver paura della sua stessa ombra.
Florenzi e Fazio – che si riscatterà nel secondo tempo, grazie ad un gol di destro – dirigono l’orchestra facendo sì che angosce e timori creino quella malsana sensazione di inadeguatezza in tutti i reparti.
L’effetto domino è immediato e la Roma comincia ad affrontare il match senza convinzione.
Nel primo tempo gli uomini di Di Francesco rischiano la goleada anche dal Bologna. Nzonzi cerca di coprire il centrocampo, ma deve fare i conti con uno spento Cristante, al di sotto delle sue potenzialità, si trascina un po’, arriva in ritardo sui contrasti e perde di efficacia in fase di costruzione, il francese si trova addirittura costrtetto ad arretrare in difesa, per creare, insieme a Pellegrini e Dzeko, quella imprescindibile superiorità numerica che dovrebbe, il condizionale è d’obbligo, rendere davvero sicura la porta.
Nel secondo tempo sarà Sansone con un’azione degna di una squadra europea, a mangiarsi difesa e supporti, crea dal nulla il 2-1 e fino al triplice fischio non molla di un centimetro. La squadra di Mihajlovic mostra in campo una prestazione sfortunata ma ben giocata tatticamente, solo nel secondo tempo, cala di ritmo, permettendo ad una Roma davvero inguardabile di sferrare l’affondo.
Il primo un rigore netto, il secondo una buonissima intuizione
Cinismo e noia ed il match viene portato a casa, tra i fischi di un’Olimpico stanco ed infreddolito ma pur sempre pronto ad urlare il nome della sua Roma.
Il giovane Kluivert sembra aver litigato con il pallone anche in questa occasione, si innamora della giocata, vuole “ mostrare e mostrarsi”, ma tutto quello che viene fuori è un tentativo goffo di recuperare palloni .
In pieno centrocampo si fa rubare un pallone goloso dal Bologna che nonostante le difficoltà, alla fine viene smorzato dalla difesa.
La mancata efficacia nei contrasti è oggettiva, l’avversario anticipa e per qualche minuto la Roma non riesce a rubare palla, Dzeko cerca di fare da metronomo come sempre, ma arriva troppo stanco sui palloni scodellati sottoporta, dando però così alla squadra quell’insicurezza che proprio pesa sulle dinamiche di gioco.
La manovra offensiva diventa macchinosa e rigida, specie se ci si aspetta il gol decisivo da un giocatore che alla Roma deve pensare a fare piuttosto che montare chiacchiere, Zaniolo soffre il ruolo, cerca di arretrare, ma con un Bologna piuttosto organizzato sembra difficile davvero tutto.
Così è nella ripresa che si accende la Roma. In avanti grazie all’ingresso di El Shaarawy, il nuovo assetto manda Zaniolo a lavorare per bene i palloni dei bolognesi per riconsegnarli con le dovute accortezze ai tre di attacco, il Faraone coglie l’input e mentre si spinge dalle parti di Skorupski, viene atterrato.
Rigore e realizzazione di Kolarov, un metronomo silenzioso, con diritto di critica e riposo, ma al quale non sembra venir riconosciuto – da parte dei tifosi- alcun merito, eppure il numero 11 giallorosso lavora costantemente ai fianchi, senza aspettare l’aiuto di nessuno, forza e passione, come quella del “Komandante”, un guizzo dal nulla da calcio piazzato, grandi festeggiamenti e poi il buio. Perchè la Roma, ha ormai impostato nel suo codice genetico il diritto di far soffrire i propri tifosi, e quando questo non accade…beh, la cronaca degli ultimi anni è tra le più impietose di sempre.
Non si salva nessuno, Olsen a parte, si portano a casa i tre punti con troppa fatica e l’Europa sembra davvero troppo lontana.
Laura Tarani