SLA e calcio: da Segato ad Anastasi, un doloroso destino torna prepotente

Nemmeno un anno fa piangevamo la morte di Marco Sguitzer a seguito di dieci anni di lotta contro la SLA. L'ex Mantova non è l'unico calciatore che dopo aver appeso gli scarpini al chiodo ha dovuto affrontare questa malattia. Solo qualche giorno fa abbiamo detto addio a Pietro Anastasi, l'ultima vittima di un tragico destino.

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La Sclerosi Laterale Amiotrofica, più comunemente conosciuta come SLA, è una malattia che comporta la degenerazione dei motoneuroni e che ha colpito nel corso degli anni un numero sostanzioso di persone tra cui figurano ex calciatori.

Studi recenti associano alcune cause della malattia a fattori la cui incidenza è da ricondurre  nell’ambito dello sport professionistico: nonostante non vi sia certezza alcuna di questa assonanza, i casi di decessi nello sport del calcio a seguito di tale malattia sono numerosi, più di venti.

immagine: corriere della sera

Nel 1973 l’ Italia si scontra con il primo caso di morte di un calciatore a seguito  della diagnosticata malattia: l’ex centrocampista Armando Segato. Dopo una carriera da giocatore in campo e da tecnico in panchina, all’età di 43 anni è  venuto a mancare a causa della SLA diagnosticatagli cinque anni prima. Ha affrontato il periodo più difficile della sua vita da vero Capitano, senza avere sul braccio la fascia che era stata sua nei viola, non guidando più una squadra in campo ma portando avanti una sfida, la sua,  contro un avversario che allora come oggi resta  negativamente imbattibile.

immagine: primo canale

 Lo stesso destino di Segato è toccato a un altro capitano, un anno più giovane, Gianluca Signorini. Bandiera genoana – 207 presenze con la maglia rossoblù –  un numero sei sulla divisa, portato con orgoglio. Poi il ritiro dal terreno verde, l’approdo a una nuova  carriera sempre rimanendo nel mondo che tanto amava, il calcio: sino all’arrivo del morbo che ha colpito il sistema nervoso provoncadogli tutto ciò che questo comporta, tra cui la paralisi totale.

immagine. maglia rossonera

Il suo cuore ha smesso di battere all’ospedale di Pisa la notte del cinque novembre di diciassette anni fa, ma il suo ricordo continua a essere vivo in quello di tutti coloro che lo hanno conosciuto.

Così come indelebile rimane Stefano Borgonovo. Il calcio era insieme alla sua famiglia la sua vita. Tra le squadre da lui rappresentate tra tutte Milan e Fiorentina: poi la Nazionale, l’ amore per la moglie nato a soli 17 anni, dal quale sono venuti al mondo quattro figli. Una vita piena e ricca di passione.

E’ lo stesso amore della sua vita, la moglie Chantal, ad accorgersi che qualcosa non va –  come lei stessa ha raccontato – ma l’ex giocatore rimanda i controlli sino al marzo 2006 quando la diagnosi è la peggiore: SLA.  Nel 2008 una crisi respiratoria mette sempre la consorte di fronte ad una scelta: continuare a far vivere Stefano in modo assistito oppure no. La decisione è affermativa e grazie a questa decisione per altri cinque anni Borgonovo è stato a fianco della sua famiglia, ha continuato a comunicare con  l’ausilio di un sintetizzatore vocale.

immagine: tuttomercatoweb

 L’otto ottobre dello stesso anno a Firenze ha potuto percepire ancora una volta l’affetto della gente quando, accompagnato dal suo fedele amico Roberto Baggio, ha dato una lezione di vita a tutti: ha dimostrato entrando in campo come, nonostante la malattia, lui fosse sempre lo stesso.  Stefano ha voluto far vedere concretamente  cosa sia la SLA:  la fondazione creata da lui e portata avanti da Chantal permette ancora oggi di parlare di questo morbo e aiuta a suo modo la ricerca. Il 27 giugno del 2013 Stefano muore ma il suo esempio oltre che il grande coraggio è sempre vivo.

immagine: il fatto quotidiano

Un altro esempio di guerriero di questa malattia è stato Sguaitzer, venuto a mancare il 2 marzo 2019 a 59 anni. L’ex calciatore del Mantova si è spento  dopo dieci anni di malattia (di cui ha parlato in un libro), venuta a galla a seguito di alcuni fastidi improvvisi,  dai quali ha disperatamente ricercato una via d’uscita. Ha  creato una Onlus e con la determinazione che solo un vero uomo può avere, ha vissuto sino all’ultimo giorno lasciando nel suo scritto un racconto di lotta e di vita che merita di essere conosciuto.

Solo qualche giorno fa invece abbiamo pianto la morte di Pietro Anastasi. L’ex campione bianconero dopo aver sconfitto un tumore lottava da anni contro la SLA.

La scomparsa di Pietro Anastasi: juventino fino alla fine

Oltre Segato, Signorini, Borgonovo e Sguitzer vi sono altri casi di calciatori colpiti dalla SLA, come Bernardini, Lombardi, Rognoni, Canazza, tutti legati da una vita nel calcio e da una morte dovuta a una malattia che lentamente ti toglie tutto ma mai la dignità e della quale, si conosce  e si parla troppo poco.

Chiara Vernini