Per il CIES, in una classifica – uscita esattamente un anno fa – riguardante i cinque campionati europei più importanti, Pellissier si collocava solo alle spalle di Buffon come uomo più fedele alla medesima maglia.
Meglio anche di Iniesta e di Weidenfeller.
Sinonimi. Lo sono Sergio Pellissier e il Chievo, citare l’uno o l’altro è un po’ come dire la stessa cosa. Sì insomma, qualcosa che va al di là della bandiera, dell’uomo simbolo.
Pellissier e il Chievo sono legati oramai da 18 stagioni: il tutto riassunto in 512 presenze in cui ha realizzato 139 reti.
Un attaccante che avrebbe avuto tutte le carte in regola per militare in una squadra di maggiore caratura, ma che per tutta una serie di motivi ha sposato una causa che lo ripaga in una maniera differente di quella che noi siamo abituati a pensare. E meno male.
Meno male che esistono ancora persone, figure così, grazie alle quali possiamo ancora credere per un momento che il calcio non sia ancora, del tutto, un mondo senza cuore.
Per anni è stato l’uomo della risorsa, della zampata risolutiva, che non mancava mai agli appuntamenti che contavano. Bestia nera di squadre blasonate come la Juventus, che stuzzicava automaticamente il suo senso da marcatore. Oggi ha compiuto 40 anni, Sergio, ma lo ritroviamo sempre lì, a prendersi tutte le “noie” che è giusto che un Capitano si prenda in una stagione complicata come questa, in cui più di una volta ci ha messo la faccia con i tifosi, si è esposto sui social, addirittura affrontando apertamente Ventura.
Una data prima di tutte : il 22 settembre 2002, data del suo esordio in gialloblu.
Seconda – ma solo in ordine di tempo – quella del 27 maggio 2007, a Bologna . Quel giorno i clivensi persero contro il Catania la Serie A: prima e a oggi unica retrocessione che segnò l’ingresso all’Inferno. Dal quale, però, Sergio ha saputo risalire: non da solo, ma sempre in testa.
E ora che la lancetta del tempo scorre inesorabile e che il suo Chievo si trova di nuovo lì, all’ultimo posto ma incapace di accettare la resa, Sergio giura ancora amore a quella maglia.
“Il Chievo, da qualche anno, non è più “quel” Chievo. Deve ritrovare la sua dimensione, le sue regole.Chi gioca qui deve venire con addosso la voglia di spaccare il mondo. Io resisto perché mi rinnovo.Ho scelto il Chievo. Fino in fondo, per sempre”.
Una maglia che è diventata una seconda pelle, non si toglie più: impossibile immaginare Pellissier senza il Chievo. Oggi non ha ancora deciso di appendere le scarpette ma quando accadrà, possiamo soltanto pensare che i gialloblu resteranno il suo mondo, in una maniera o nell’altra. Perchè quando trovi scritto Pellissier, in fondo, leggi Chievo Verona.
Buon compleanno, Sergio.
Daniela Russo
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