Serie B, analizziamo insieme a Raffaele Pappadà il neopromosso Lecce

In occasione della 4a giornata, abbiamo deciso di intervistare Raffaele Pappadà per analizzare la situazione del neo promosso Lecce, ma non solo

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In occasione della 4a giornata, abbiamo deciso di intervistare Raffaele Pappadà per parlare del neopromosso Lecce, squadra della sua città.

Raffaele Pappadà, giornalista professionista, è salentino di nascita e vive da circa 6 anni a Milano.  Ha lavorato per Mediaset raccontando gare di Serie A, Champions league, Ligue 1, Superliga Argentina e Russia 2018. Nel Dicembre dello scorso anno ha pubblicato il suo primo romanzo,  “Senza riserve”, in cui ha deciso di raccontare la storia di un portiere che, dopo tanta gavetta, si ritrova in Serie A. Oltre a raccontare le vicende del rettangolo di gioco, racconta le dinamiche della sua vita privata  e di quella amorosa.

Ora è telecronista per Dazn per cui racconta il campionato di Serie B e Infront per cui racconta le partite di Serie A.

Da quanto e perchè segui il Lecce?
Seguo il Lecce da quando ero ragazzo: quando mi sono avvicinato al mondo del giornalismo sportivo, durante i primi anni di liceo, ho iniziato a seguire da vicino la squadra realizzando due interviste a Chevantón e Bojinov nelle redazioni dei principali quotidiani locali. È stato un crescendo, perché successivamente ho seguito la squadra per Telerama, la prima tv per cui ho lavorato, fino a condurre la trasmissione di approfondimento sul Lecce.

Qual è il ricordo legato ai colori giallorossi che conservi con maggiore emozione?
Ne ho diversi, ho avuto la fortuna di raccontare delle pagine sportive importanti nella storia del Lecce, promozioni in Serie A e salvezze.
Personalmente, però, il ricordo che custodisco con maggiore emozione è la mia prima intervista, realizzata a Calimera, nel centro di allenamento. Avevo 14 anni, bussai alla porta e al custode, che chiedeva chi fosse, risposi in maniera innocente, ma convinta: “Un giornalista”. Avevo appuntamento con il capitano, William Viali. Fu una bella intervista, anche perché di fronte avevo una persona di grande sensibilità e cultura. Conservo ancora quella pagina del giornalino della scuola con l’intervista e la cassetta su cui registrai la nostra chiacchierata: non avevo un registratore, me lo regalarono i miei genitori il giorno prima.

Sappiamo che sei  reduce dall’esperienza dei Mondiali con Mediaset e  hai realizzato la telecronaca di 5 sintesi e partecipare a 2 diretta gol. Cosa ti porti da questa esperienza?
Il Mondiale è l’evento sportivo per eccellenza, il sogno di tutti. Se i giocatori sognano di giocarlo, io sognavo di commentarlo, un giorno. Per questo quando sono arrivate le prime convocazioni l’emozione è stata fortissima. Bastano i dettagli a farti venire la pelle d’oca: gli inni nazionali, la tensione e l’emozione dei protagonisti, l’atmosfera del Mondiale. Non potrò mai dimenticare questa esperienza, sono immensamente grato a chi negli anni trascorsi a Mediaset ha creduto in me e mi ha fatto crescere, dandomi l’opportunità di vivere un sogno.

Cosa pensi della mancata partecipazione azzurra?
Purtroppo non mi ha sorpreso, da un certo punto di vista. Quando fu sorteggiato il nostro avversario per lo spareggio percepivo troppo ottimismo, il problema è che forse anche all’interno della Nazionale il “pericolo” è stato sottovalutato. Allargando gli orizzonti, poi, paghiamo una flessione globale che, negli ultimi anni, non ha prodotto un ricambio all’altezza della generazione dorata che ha vinto in Germania: le responsabilità sono tante e non di una singola persona.

Tornando al Lecce, ti aspettavi la promozione?
Aspettarsela dopo 5 anni di sofferenza in Lega Pro/Serie C era un atto di fede, diciamo che ad un certo punto del campionato sembrava che fosse davvero l’anno buono, nonostante l’immancabile sofferenza nel finale.

Che aspettative ha la piazza e, a tuo avviso, dove possono arrivare i salentini?
La piazza è vogliosa di riscatto dopo questi anni d’inferno, con le ferite di finali perse e rimonte subite che ancora bruciano. Credo che il Lecce abbia dimostrato di avere qualità interessanti nelle prime giornate, con la giusta continuità e una buona gestione pensare a un posto nei play-off è legittimo.

Come giudichi il mercato fatto questa estate?
La squadra è stata cambiata parecchio, in tutti i reparti, un vero restyling per la categoria. Tutta la difesa è nuova, come l’attacco, resistono pochi punti fermi della squadra che ha ottenuto la promozione: Arrigoni e Mancosu, nelle prime due, sono gli unici due confermati da Liverani nell’undici titolare. Un mercato importante e positivo, per giudicarlo serve un po’ di tempo.

Pregi e difetti di questo Lecce:
I pregi sono sicuramente l’organizzazione di gioco, la propositività e la ricerca del gioco. In 180 minuti la squadra ha regalato momenti di ottimo calcio e gol molto belli.
Il difetto principale è rappresentato dai 5 gol subiti, ma ritornando sul mercato credo che si possa identificare nella scarsa conoscenza tra gli interpreti. Le due rimonte subite possono pesare a livello psicologico, la squadra deve migliorare nella gestione di partita e risultato.

Cosa o chi potrà essere determinante in questa stagione giallorossa?
Mancosu è partito in maniera strepitosa, sorprendendo in moltissimi in questo nuovo ruolo in cui lo sta impiegando Liverani, da secondo trequartista accanto a Falco. L’ex Benevento e Bologna mi sembra il giocatore in grado di cambiare volto alle partite con le sue accelerazioni, i suoi dribbling e la sua inventiva. Ha già segnato 2 gol, il tecnico si aspetta che finisca in doppia cifra: obiettivo minimo, per uno con le sue qualità.

L’apporto e l’investimento sui giovani è uno degli argomenti più gettonati nel mondo del calcio, soprattutto nel recente passato: qual è la tua idea?
Credo che a volte si parli dei giovani a sproposito e in maniera errata. I giovani vanno curati e cresciuti sin dal settore giovanile, questo aspetto si è perso in questi ultimi anni in nome della ricerca del risultato immediato, di calciatori già pronti a competere con i più grandi, cancellando una parte importantissima nel processo di formazione di un calciatore. Quando sono bravi, poi, hanno bisogno di giocare, ma soprattutto di fiducia: quando un giovane sbaglia, non può essere messo da parte ed etichettato come “non pronto”.
Credere in un giovane vuol dire anche supportarlo, aiutarlo a comprendere gli errori e a non ripeterli.

Indicaci 3 giovani della cadetteria che, secondo te, sarebbero già pronti per la Serie A
Non citare Tonali, vista la personalità che mette in campo, sarebbe un sacrilegio. Vido è protagonista di un grande avvio, viene da un settore giovanile che (contrariamente a quanto dicevamo) ha sempre curato la formazione dei suoi calciatori e mi sembra abbia la giusta fame per imporsi. Come terzo cito Ravanelli, che sta dimostrando anche in B quanto ha fatto vedere negli anni scorsi: ha potenzialità enormi.

E’ presto ma, secondo te, quali squadre possono ambire alla promozione?
Penso di non poter dire nulla di nuovo dopo appena due giornate, ma va ricordato che la B è un campionato imprevedibile e impronosticabile. Il Verona mi sembra la favorita assoluta per il ritorno immediato in A, appena dietro per forza di cose le altre due neopromosse.
Il Palermo ha giocatori e ambizione: sono curioso di capire se Tedino riuscirà a mostrare tutte le sue qualità, il suo Pordenone giocava in maniera splendida, senza paura di nessuno.

Tante le novità di questa Serie B 2018-19: cosa ne pensi?
È un campionato da vivere, in cui niente è mai scontato. Tante novità in ogni campo, è vero: penso anche agli allenatori nuovi che vogliono mettersi in mostra, alcuni per dimostrare di poter essere grandi anche in panchina (soprattutto Nesta). Una competizione che entra nel futuro per la trasmissione live degli eventi, per la prima volta interamente sul web con DAZN.
Peccato per il caos ripescaggi, adesso c’è da vivere un torneo che promette spettacolo ed emozioni.

 

Aurora Levati