Segre e la maglia di Dybala: se il tifo diventa malattia

Lo spiacevole episodio occorso a Jacopo Segre del Torino

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Quanto successo a Jacopo Segre rasenta il grottesco.

Il derby della Mole,  terminato con la vittoria dei bianconeri ( negli ultimi minuti allo scadere del secondo tempo) e  con la conseguente   delusione dei granata sembrava finito lì.

 E invece no.

Il giovanissimo centrocampista del Torino Jacopo Segre scambia la maglia con Paulo Dybala, attaccante della Juventus.

Un gesto di solidarietà che mi risulta accada in ogni partita: poi,  sorridente,  ha postato sui social un selfie,  orgoglioso del cimelio che pare essere destinato a un parente argentino.

Apriti cielo!

In pochi secondi lo sventurato  riceve  orribili insulti dagli ancora offesi granata,  che  molto probabilmente, non avendo nulla da fare, si sono accaniti sul giovane, reo di aver  mostrato la maglia di un collega quasi coetaneo che probabilmente stima.

Perché i giocatori di squadre avversarie – anche della stessa città –  non sentono la rivalità come i tifosi:  terminata la partita si torna a ciò che si è,   Paulo e Jacopo, due che magari fuori dal campo si ritrovano, chissà,  in discoteca.

 Come due giovani qualsiasi.

Inoltre Paulo Dybala non è né Jack lo squartatore né Charles Manson il responsabile del massacro di Bel Air.

È un bravo ragazzo,  buono d’animo e umile, che anni fa proprio con un collega del Toro –  l’argentino Iturbe –  andò a confortare i senza tetto portando loro le lasagne.

Forse i tifosi granata  non ricordano che  Bonucci  – in occasione di un altro Derby – portò il suo bambino più grande (guarda un po’, tifoso del Torino!)  dal suo beniamino Andrea Belotti.

Nessun nucleo di tifosi della Juventus diede fuoco al difensore su una pira in piazza Castello a Torino, non ci furono commenti negativi o positivi.

La memoria corta gioca brutti scherzi, e qua chi deve chiedere scusa non è Segre ai permalosi tifosi del Torino,  quanto gli stessi tifosi  a  Dybala, che ha ricevuto fango senza motivo solo per aver fatto un favore a un collega.

Io vorrei ricordare che il mondo si sta evolvendo,  che i giocatori sono esseri umani che finito il lavoro vanno a casa e tornano alla loro vita.

Come possiamo pensare di fermare la violenza verbale e fisica sulle donne e allo stadio, se non si rispetta in primis l’essere umano?

Jacopo Segre
Fonte immagine profilo Twitter Jacopo Segre

Jacopo Segre è sicuramente il primo a tifare granata, e la stima nei confronti di un collega avversario lo nobilita senza  nulla togliere alla squadra e alla sua tifoseria.

Purtroppo alla base c’è l’odio tra tifosi che purtroppo non finirà mai, ma i giocatori questo odio non lo sentono e non lo vogliono, tolta la maglietta desiderano essere liberi di avere dei sentimenti che non devono diventare un pretesto per   infuocare un ambiente già caldo di suo.

Noi invece siamo dalla parte del giovane giocatore granata che ammiriamo per il suo gesto fresco e spontaneo come la sua età.

Cinzia Fresia