“Prima di Mancini, non c’era meritocrazia”.
Queste le parole di Andrea d’Amico, agente di Sebastian Giovinco, a proposito della convocazione nelle scorse ore dell’attaccante in Nazionale.
Dopo tre anni di assenza (la sua ultima partita è stata quella contro la Norvegia nel 2015), la Formica Atomica (come è stato soprannominato per il fisico esile unito ad una grande tecnica ed agilità), ritorna così a vestire la maglia azzurra dopo diversi passaggi nella Nazionale non sempre fortunati, e soprattutto dopo aver mancato chiamate importanti a rappresentare l’Italia del calcio con Conte e con Ventura.
Il suo nome compare tra i 28 convocati da Roberto Mancini per l’amichevole contro l’Ucraina e il match di Nations League in Polonia.
Lasciato il Bel Paese per l’America con il passaggio al Toronto F.C. nel 2015, Giovinco ha avuto la sua consacrazione definitiva proprio in terra canadese vincendo praticamente tutti i titoli individuali del campionato americano (da miglior assist man a capocannoniere) e firmando sino ad ora 82 gol in 138 partite.
Ma prima che al Toronto, la Formica Atomica è stata una punta della Juventus, squadra nella quale ha esordito nel 2008 (senza venire molto impiegato in campo) e nella quale ha fatto ritorno, dopo un passaggio al Parma, nel 2012.
Un ritorno in grande stile, a dire il vero, visto che ha vinto due Scudetti (nel 2013 e nel 2014) e due Supercoppe (nel 2012 e nel 2013).
Con il suo nome riconfermato per la Nazionale, Giovinco potrebbe dimostrare ancora una volta che anche le “formiche” possono farsi largo tra i “giganti” se dotate di talento e abilità, proprio lui che al calcio è arrivato da bambino, chiamato dagli amici solo per fare numero, e dimostrando invece qualità inaspettate.
Silvia Sanmory