Tre anni fa incantavano. Allora come oggi l’Italia intera era incollata alla TV per tifare l’azzurro… ops, le Azzurre.
Molti, tre anni fa, conobbero per la prima volta i nomi, i volti, la classe, la grinta, le corse, le giocate delle donne italiane del pallone.
Da quel giorno, è innegabile, l’attenzione mediatica è cresciuta intorno al calcio femminile tanto che si è iniziato finalmente a parlare in maniera sempre più insistente di professionismo.
Si è iniziato a paralare e poi…
Sono trascorsi tre anni dal mondiale francese e di professionismo per Gama e compagne solo l’ombra: se ne parlerà solo a partire dalla stagione 2022-23.
Il 18 marzo 2021 è stato pubblicato nella Gazzetta Ufficiale il decreto legislativo 28/2/2021 n.36 attuativo della legge di riforma dell’ordinamento sportivo con riferimento alle disposizioni in materia di enti sportivi professionistici e dilettantistici, nonché di lavoro sportivo e, la maggior parte delle disposizioni relative al lavoro sportivo, entreranno in vigore solo il primo luglio 2022.
Il Testo Unico riconosce, come in passato, che spetti alle singole federazioni decidere e far sì che una disciplina diventi professionistica.
A partire da questa stagione fino al tanto agonato 2022, sarà a disposizione un fondo.
Questo potrà essere utilizzato per il miglioramento delle infrastrutture sportive, per il reclutamento e la formazione delle atlete, per la formazione dei tecnici, per la promozione dello sport femminile, per la sostenibilità economica della transizione al professionismo sportivo e per l’allargamento delle tutele assicurative e assistenziali delle atlete.
Calcio femminile, a un passo dal sogno! Dal 2022 sarà riconosciuto sport professionistico
Sono state dunqe gettate le basi e questi sono anni di transizione nei quali è imperativo non sprecare ancora!
Nel frattempo, però, mentre si parla, si delibera, si gettano le basi…se il professionismo non va dalle calciatrici, le calciatrici vanno dal professionismo…
In questi anni il calcio femminile italiano è rimasto orfano di alcune di quelle Ragazze Mondiali che hanno dimostrato in più occasioni di meritare una riconoscenza diversa e di necessitare realtà che le mettessero nelle condizioni di essere calciatrici (di professione).
Federica Di Criscio è andata a giocare in Norvegia dove, non solo le calciatrici sono riconosciute professioniste ma in cui, già dal 2017, si è iniziato a ridurre il gap salariale tra uomini e donne.
Talenti in fuga… aspettando il professionismo: anche Federica Di Criscio lascia l’Italia
Tatiana Bonetti e Alia Guagni hanno migrato verso la Spagna dove a partire dalla stagione alle porte, il campionato spagnolo di calcio femminile di Primera e Segunda Division (Serie A e B per intenderci) saranno ufficialmente professionistici.
Ultima in ordine di tempo a lasciare l’Italia è Aurora Galli che dopo quattro scudetti consecutivi in maglia bianconera, sarà la prima calciatrice italiana a giocare in Premier.
Yaya lascia quindi la Juventus e giocherà nell’Everton e automaticamente sarà una calciatrice professionista. Già perchè in Inghilterra il passaggio è avvenuto nella stagione 2018/19.
Farewell & good luck, Yaya! ❤️ 🖌
🇬🇧➡️ https://t.co/LX8QzHk3Sn
🇮🇹➡️ https://t.co/ciH7x7A0hq pic.twitter.com/lvkAtesDhD— Juventus Women (@JuventusFCWomen) June 19, 2021
Nel frattempo, in questi anni, Elena Linari, anch’essa trasferitasi in Spagna, ha fatto ritorno in Italia.
“Ho deciso di tornare in Italia perché pensavo fosse il momento giusto per farlo, ho fatto due esperienze bellissime all’estero che mi hanno permesso di crescere e di migliorare come persona…”
Auspichiamo che, con il tempo, la questione professionismo arrivi al definitivo compimento e che come Elena, anche le altre possano tornare a brillare ( con l’esperienza maturata in campionati più attrezzati e competitivi) sui campi di casa nostra, essendo ancora artefici di una crescita generale del calcio femminile italiano.