Si sa i calciatori brasiliani sono, per fama, tra i più forti al mondo ma anche tra i più fumantini ed orgogliosi delle proprie origini.
Di calciatori verdeoro ribelli, dentro e fuori dal campo, la storia del calcio ne ricorda tanti, tra i più famosi per i loro comportamenti Edmundo, Amarildo, Pelè, Ronaldo, Adriano, Ronaldinho, Adamantino Mancini, Garrincha.
Ultimo calciatore balzato alle cronache sportive italiane per la sua irascibilità è Lucas Paquetá che non le ha certo mandate a dire al suo allenatore Giampaolo reo di aver definito il giocatore del Milan “un po’ troppo brasiliano”.
Lucas Tolentino Coelho de Lima, meglio conosciuto al grande pubblico come Paquetà in onore della sua terra natia, calciatore classe 1997 e da gennaio di quest’anno centrocampista del Milan considerato tra i più promettenti talenti brasiliani.
Ha vissuto un’infanzia difficile per via di un ritardo nella crescita che avrebbe potuto compromettere la sua carriera calcistica. Ci sono volute, infatti a riguardo, cure costose per continuare a coltivare il suo sogno di diventare un calciatore professionista che si è avverato nel 2016 e ha preso forma nel 2018 con la maglia del Flamengo dove, nel giro di un anno (a proposito della sua “irascibilità brasiliana”) ha collezionato 7 cartellini gialli ed un espulsione.
Chissà se il suo percorso di vita, oltre al suo DNA, avrà influito nel forgiare questo suo atteggiamento.
Sicuramente chi fa tanti sacrifici per raggiungere un obiettivo centrato è orgoglioso di “essere arrivato in alto”, lì dove voleva essere e difende il suo operato con le unghie e con i denti.
E’ stato sostituito dopo i primi 45 minuti, nell’ultima partita di campionato contro l’Hellas, mentre stava giocando nel suo ruolo preferito da trequartista e soprattutto dopo l’ennesime parole del Mister Giampaolo, che vorrebbero vederlo “meno brasiliano” e più europeo, ovvero meno lezioso e più concreto nella gestione della palla.
Paquetà le unghie ha iniziato a tirarle fuori anche al Milan rispolverando un vecchio vizietto già noto alle testate calcistiche brasiliane.
Ha condiviso una videostory Instagram in cui mostrava la sua giocata migliore al Bentegodi quella sera con tanto di commento:
“Brasileiro con muito orguiho!!!” ♥ ♥ e dose rincarata scrivendo al compagno Leao, che a sua volta in risposta al video avevo incoraggiato il compagno, ”Quando ti lasceranno telefonare?”, in riferimento alla tipica esultanza di Leao.
Questa chiara frecciatina a Giampaolo non è per niente passata inosservata né agli occhi di quest’ultimo nè a quelli dei vertici della società che inizialmente aveva pensato di multarlo.
Allarme rientrato dopo il confronto con l’allenatore durante la seduta di allenamento e pace fatta fra i due.
Questione di virgole
Pace fatta si, ma a dirla tutta Paquetà sarà anche un ragazzo dalle gran prospettive calcistiche, un talento ma a Giampaolo tanto torto non si può dare.
Purtroppo ancora il verdeoro non crea collante tra centrocampo e attacco, fa appoggi e stop troppo spesso imprecisi, regalando poi agli spettatori giocate “strappa applausi” di grande spessore.
Tutto questo però non basta a Giampaolo che, seppur riconosce in Paquetà grandi doti, rimane comunque un allenatore conosciuto per la sua concretezza, non è certo il nuovo Zeman; vorrebbe che il ventiduenne fosse più ordinato tatticamente e capisse quando può permettersi di osare in campo e quando no.
Paquetà se vorrà riconquistare la fiducia del mister -magari già in vista del derby di sabato sera-, dovrà, in primis, non permettersi più esternazioni del genere.
Dovrà poi ricordarsi che adesso gioca in Italia e non più in Brasile dove il calcio è impostato su velocità, dribbling e giocate super ma su pochi tocchi, quelli giusti e soprattutto concretezza.
Se a Giampaolo nella sostanza del discorso non si può rimproverare nulla, forse nei modi lo si può fare perché comunque additare un calciatore brasiliano con la frase “troppo brasiliano”, lasciando intendere l’accezione negativa del termine, certo non è il massimo delle uscite. E’ un po’ come sminuire il calcio brasiliano conosciuto in tutto il mondo per i suoi campioni e la spettacolare visione “semplicistica” e genuina di intendere il calcio.
Certa che l’intenzione del mister rossonero non fosse fare passare questo messaggio, volendo si può capire Paquetà, ma non giustificare il suo comportamento perché comunque è un ragazzo giovane, non abituato al calcio italiano.
E poi si sa, gli irascibili sono permalosi e pesano le parole ” virgola per virgola”.
Ylenia Micalizzi