Maurizio Sarri è una persona semplice che non esibisce e non ostenta nulla: nessuna macchina sportiva di lusso, aeroplani o imbarcazioni.
Tutt’oggi deve sopportare quotidianamente confronti con altri allenatori.
Persino quando vince, davanti ai microfoni non ride mai: resta composto senza tradire la minima emozione sia negativa sia positiva. Eppure qualcosa – anzi qualcuno – lo emoziona: si chiama Ciro ed è il suo cane.
Un figlio peloso, incontrato per caso a Castel Volturno – sede del ritiro del Napoli – dove il cane si recava giornalmente a cercare conforto e compassione.
Proprio per questo il tecnico non ha avuto dubbi ad utilizzare un volo privato per farlo arrivare da Londra a Torino.
Quando domenica sera gli è stato chiesto se avesse seguito Napoli-Inter dopo la vittoria straripante sul Cagliari, la risposta naturale è stata: “No, devo portare Ciro a fare la sua passeggiata”, e i suoi occhi si sono illuminati.
Anche un uomo apparentemente distaccato, in apparenza in controllo delle proprie emozioni ritrova se stesso con il suo migliore amico: in quel momento dove può godere di istanti di libertà manifestando i propri sentimenti senza il timore del giudizio.