Sabato il saluto di Zanetti a San Siro. Un coro unanime: grazie Javier

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Sulla soglia dei 41 anni ha annunciato il suo addio al mondo del calcio Javier Zanetti, giocatore stimato non solo dai tifosi interisti, ma soprattutto dai tifosi delle squadre avversarie. Lo ha fatto sulle pagine de “La Naciòn”, ripercorrendo la sua brillante ed emozionante carriera. Zanetti è in effetti una delle ultime bandiere del campionato italiano (Totti per fortuna ancora resiste); arrivato a Milano nel 1995, il 5 giugno ha indossato con orgoglio la maglia nerazzurra dell’Inter e da quel momento non l’ha più lasciata. Della sua squadra ha segnato la storia, vincendo cinque scudetti, quattro Coppe Italia, quattro Supercoppe italiane, una Champions League, un Mondiale per club, una coppa Uefa. La notte del triplete c’era lui – orgoglioso ed emozionato – ad alzare la Coppa al Santiago Bernabeu, con la fascia di capitano al braccio: la fascia ereditata da Beppe Bergomi. Con la sua squadra ha vissuto trionfi, ma anche amare sconfitte; in ogni occasione ha sempre dimostrato dedizione, lealtà e impegno, guadagnando rispetto e ammirazione. L’allenamento è sempre stato al primo posto e una piccola corsetta non l’ha risparmiata nemmeno il giorno del suo matrimonio con Paola, la donna che lo accompagna da quando, diciottenne, militava nelle file del Talleres.

 Pur essendo riuscito a capovolgere il suo destino, assicurando ai tre figli un futuro roseo, Javier non ha dimenticato le sue umili origini e insieme alla moglie ha dato vita a una fondazione a sostegno dei bambini poveri e disagiati. Non solo un grande campione, ma un grande uomo che mancherà tanto al calcio italiano. Con il suo sorriso, quella pettinatura sempre uguale negli anni, Zanetti è andato spedito come un trattore ( “el tractor”) e nemmeno gli infortuni sono riusciti a fermarlo. Ha giocato in ogni zona del campo, come un jolly, dando sostegno e forza alla sua squadra.

Nella sua ultima intervista il giocatore interista ha detto di sentirsi ormai soddisfatto, completo e realizzato; la sua aspirazione, adesso, sarebbe quella di essere utile anche fuori dal campo, come manager sportivo. La sua assenza, lo scorso 4 maggio nel derby contro il Milan, l’ultimo della sua carriera, ha fatto molto discutere e Mazzarri si è attirato non poche critiche e l’ira dei tifosi. Tuttavia è previsto per sabato a San Siro contro la Lazio il suo saluto al pubblico. Zanetti ha costruito tanto e in un mondo come quello del calcio, a volte così corrotto, è rimasto integro e fedele a sé stesso e alla sua maglia. Proprio come un guerriero, sempre pronto a combattere per la Patria. Una patria che – c’è da scommetterci – lo ricorderà a lungo e con orgoglio. Grazie Javier!


Emiliana Cristiano