Russia 2018: Portogallo, Spagna, Marocco, Iran, ecco il Gruppo B

1
719

Presentazione del Gruppo B: curiosità, numeri e protagonisti

Sono tante le formazioni interessanti e promettenti in questo Mondiale, ognuna con un percorso diverso ma con attributi potenzialmente favorevoli al salto in più: l’Argentina di Messi, finalista sconfitta dalla Germania nella scorsa edizione, la Germania stessa, l’Inghilterra, il Brasile; ma anche Portogallo campione d’Europa 2016 e la Spagna campione del mondo 2010.
Queste ultime, entrambe tra le potenziali favorite ed entrambe nel Gruppo B, insieme a Marocco e Iran.
Il Marocco arriva in buone condizioni, papabile candidata ad ingarbugliare la matassa alle furie rosse quanto ai lusitani.
Quarta e ultima partecipante è l’Iran che tra tutte è la meno favorita ma gioca un ruolo d’impatto anche e soprattutto dal punto di vista politico.

CURIOSITA’: Iran e Portogallo si sono scontrate nella fase a giorni nel Mondiale 2010, entrambe erano nel Girone D, il Portogallo si impose sugli iraniani per 2-0, a rete andarono CR7 e Deco, entrambi i gol nacquero su assist di Luis Figo.



PORTOGALLO

POSIZIONE RANKING: 4a posizione

Lo abbiamo lasciato Campione d’Europa, con Cristiano Ronaldo che lasciava il campo con la gamba dolorante ma alzava la Coppa al cielo di Parigi e Fernando Santos idolatrato. Per la prima volta un trofeo inaugurava la bacheca verderossa.

Inaspettatamente, con sacrificio di chi con dedizione e cautela affrontava gli step, il Portogallo di Santos la notte del 10 luglio 2016 abbracciò e si fece abbracciare da una nazione intera in una serata in cui a commuoversi era stato il mondo per la beffarda sorte che il destino aveva imputato al più forte e meritevole di tutti. Niente è perduto e quel trofeo finì dove, dopotutto, era bello finisse facendo sorridere quel capitano imbronciato e ferito come mai così tanto.

I lusitani ancora capitanati da Cristiano Ronaldo si sono presentati ai sorteggi di Russia 2018 da testa di serie nelle qualificazioni, a 27 punti ottenuti con 9 vittorie e una sconfitta rimediata con la Svizzera, la quale ha ottenuto gli stessi punti del Portogallo ma con nove gol all’attivo in meno.
Si presenta in Russia con assenze inaspettate e nomi a sorpresa. Gli assenti del calcio nostrano sono Cancelo, ex interista e il laziale Nani. Presenti invece André Silva e Mario Rui del Napoli; Joao Mario ancora interista, l’ex di Udinese e Samp Bruno Fernandes, l’ex Cagliari Bruno Alves. e Ricardo Quaresma, anche lui ex nerazzurro.

Per il Portogallo è la 7ma presenza ad un Mondiale, la quinta consecutiva; in caso di trionfo diventerebbe la quarta squadra a vincere consecutivamente il massimo Titolo europeo e mondiale, nell’impresa ci sono riuscite finora soltanto Germania, Francia e Spagna.

Il ct portoghese, Fernando Santos

Il commissario tecnico del Portogallo Fernando Santos è il primo allenatore della storia ad aver consegnato un trofeo alla nazionale lusitana. Intraprende la carriera da allenatore nel 1987 e trascorre buona parte della sua carriera in Grecia dove finisce ad allenare la nazionale per quattro anni dal 2010, al 2014 quando, subentra a Paulo Bento  e prima compie un ottimo percorso a Francia 2016 battendo i padroni di casa 1-0 ai supplementari.
E’ un tecnico che punta parecchio sul lavoro di squadra e sulla sintonia e coesione di gruppo, carismatico e molto seguito dai suoi ragazzi.

Il capitano, Cristiano Ronaldo

Se hai ancora un sogno, sei ancora umano. Vale la pena dirlo verso chi come Cristiano Ronaldo è associato ad uno slide di coppe sollevate per i cieli d’Europa. Il 10 luglio 2016 a Parigi si era riscattato di quel mondiale in Brasile finito troppo presto, eliminati nella fase a gironi. Un paio di mesi prima, a Milano aveva sollevato la prima delle tre Champions, l’ultima sollevata lo scorso 26 maggio. Eppure a Cristiano Ronaldo dai 5 palloni d’oro manca ancora qualcosa. Lì nel riquadro dei titoli e lì nel posto più profondo del suo cuore, dove tutto è più intimo e più forte; vincere ciò che di più grande si possa vincere con la propria nazionale: il Mondiale.

Ma non solo. Perché l’ultima volta che ha calcato un destino con la Nazionale fu la notte in cui vacillarono le leggi matematiche e l’improbabile sovvertì le regole. Un infortunio nei primi quindici giri di orologio e il disperato tentativo di restare in campo trascinato per dieci minuti, poi l’uscita dal campo tra le lacrime di chi, incredulo, guarda un destino schiacciante. Con la delusione e la rabbia di chi, pronto a scrivere un pezzo di storia da protagonista si sente sottratta l’unica cosa che contava davvero. 

Da protagonista della semifinale con gol e assist aveva accompagnato la sua Nazionale fino all’ultimo step e, fermatosi sì sul più bello, aggiunge il suo primo trofeo con la maglia portoghese.

Ha segnato 81 gol in 149 presenze in totale in nazionale e 3 gol in Coppa del Mondo, tutte tre durante il Mondiale 2010, uno dei quali segnato contro l’Iran.

SPAGNA

POSIZIONE RANKING: 8a posizione

L’ultimo trofeo riposto in bacheca risale ad Euro 2012 e il precedente, il più bello, risale al Mondiale del Sudafrica, il mondiale del verdetto di Paul il polpo, delle vuvuzela, Waka waka, Shakira e Piqué. Quando ad alzare la Coppa al cielo caldo di Città del Capo c’era ancora Puyol, l’uomo dai 69 gol, David Villa e quando la fascia al braccio la portava Casillas. 

Sembra ieri e al contempo una vita fa, basti pensare che Shakira e Piqué si conoscevano in quell’occasione e che, oggi rispetto alla rosa di quel mondiale, sono presenti soltanto sei giocatori: Reina, Pique, Ramos, Busquets, Iniesta e David Silva.

Da quel 2010 in cui per la prima volta la Spagna portava a casa una Coppa del Mondo, due anni dopo l’Europeo del 2008 vinto in finale contro la Germania, e tre anni prima l’ultimo Europeo vinto, nel 2012 in finale contro l’Italia, sono mutate tante cose tra cui un modo di giocare volto alla finalizzazione e meno al possesso. Ma ancora una volta le cose cambieranno, specie dopo il mondiale in Russia dove a lasciare sarà un’altra bandiera, Andreas Iniesta. 

Il ct spagnolo

Un finale inaspettato e particolarmente rumoroso quello tra Julen Lopetegui e le Furie Rosse. Un amore sfumato e scolorito che dal rojo passa al blanco come la bandiera scelta e sbandierata. Uno sbandieramento poco gradito alla federazione spagnola che non ha sorvolato sull’ufficialità del passaggio al Real senza averne prima discusso né preannunciato. Il tutto a poco più di quarant’otto ore prima l’inizio del Mondiale.  A concludere il tutto, o meglio cominciare il tutto, Rubiales che ieri mattina lo ha sollevato dall’incarico, incaricando al suo posto Fernando Hierro.

L’uscente: Julen Loepetegui

Julen Lopetegui comincia la sua carriera da allenatore del 2004 all Rayo Vallecano per una breve parentesi per poi far parte dello staff tecnico della nazionale dal 2010 al 2014, anche nel ruolo di ct dell’U-21, prima di firmare al Porto dove raggiunge un terzo posto. Da luglio 2016, dopo l’Europeo, inizia l’avventura sulla panca della nazionale.

Dopo Parigi 2016 e l’eliminazione agli ottavi per opera dell’Italia di Conte, ultima vittoria azzurra, Loepetegui si rifà in fase di qualificazione a Russia 2018 battendo tra le altre anche l’Italia di Ventura. Nella lista dei 23 per l’avventura oltre i Balcani ha dovuto compiere scelte sacrificate che hanno implicato delle rinunce importanti che hanno fatto discutere ma che “Non potevano essere migliori”; almeno a detta del tecnico. L’ex.

Lo spagnolo aveva tessuto la sua rosa migliore, sarà da verificare se e quanto il suo successore riuscirà a farsene carico non facendo rimpiangere, soprattutto a Rubiales la scelta presa. Lo stesso farà l’inevitabilmente beffato Lopetegui, guardando da lontano il risultato di un lavoro di cui non è potuto esserne autore fino in fondo, lì dove aveva faticato a un passo dall’occasione di scrivere la storia.

Il capitano spagnolo, Sergio Ramos 

Sergio Ramos, capitano della nazionale e del Real Madrid con il quale ha sollevato la sua quarta Champions League lo scorso maggio, si troverà ad affrontare, nella sfida d’esordio il compagno di squadra CR7.
Nelle ultime ore si è trovato parecchio coinvolto nella questione Lopetegui-Rubiales-Hierro come mediatore con Rubiales per provare a persuaderlo nella scelta di esonero con effetto immediato di Lopetegui.

Nelle prossime gare si scontrerà con Medhi Benatia con il quale si sarebbe potuto scontrare qualche mese fa nelle fasi semifinali di UCL nel match contro la Juventus, ma il capitano marocchino saltò il match d’andata mentre Ramos saltò il match di ritorno a Madrid.

Con la maglia Roja ha collezionato finora 156 presenze, segnato 13 gol e servito 6 assist e addizionato 11.922 minuti.

Gli ‘italiani’ in rosa

Soltanto un italiano in rosa delle Furie Rosse, Pepe Reina ex azzurro (del Napoli), oramai rossonero, secondo all’estremo difensore di José Mourinho.

MAROCCO

POSIZIONE RANKING: 42a posizione

In questa edizione del Mondiale sono 12 le squadre non presenti nell’edizione precedente, il Marocco è una di queste; per la quinta volta nella sua storia arriva alle fasi finali di Coppa del Mondo, in caso di qualificazione agli ottavi varcherebbe la soglia dei gironi per la seconda volta nella sua storia, risultato raggiunto soltanto nel 1986 quando per la prima volta nella storia una nazionale africana e araba raggiunge gli ottavi di finale del Mondiale.
La nazionale marocchina non partecipava alla competizione dal 1998, saltando le ultime quattro edizioni, l’ultima volta in gara uscì nella fase a gironi dopo essersi piazzata terza alle spalle di Brasile e Norvegia con 4 punti accumulati con una vittoria una sconfitta e un pareggio.
Capitanata da Medhi Benatia, noto al calcio nostrano, e alle cronache nostrano noto anche Manuel Da Costa ex Fiorentina. Presenti anche Achraf Hakimi del Real Madrid, terzino classe ’98, Boufal del Southampton, ma soprattutto Ziyech dell’Ajax. E’ sul capitano e sul centrocampista dell’Ajax che è particolarmente rivolta l’attenzione.

Il ct marocchino, Hervé Renard

Hervé Renard tecnico francese alla guida della nazionale marocchina dal febbraio 2016 dopo essere stato il commissario tecnico della Zambia, con la quale vinse la Coppa d’Africa nel 2012. Ritorna per una breve parentesi professionale in Francia prima di tornare nel continente nero dove torna nel 2014 alla guida della Costa d’Avorio vincendo, nel 2015, la  sua seconda Coppa d’Africa, passando alla storia per essere stato il primo allenatore a vincere due Coppe d’Africa con due nazionali.
Torna ancora in Francia prima di tornare ancora in Africa, questa volta alla guida del Marocco con il quale è tornato in Coppa del Mondo dopo una lunga assenza.
Considerato uno stregone bianco, Hervé Renard si innamorò dell’Africa e l’Africa ama lui, all’epoca dello Zambia rifiutò diverse offerte per portare a termine il lavoro iniziato, ovverro quello di aver sposato la causa Zambiana. Fino in fondo, fino alla favola quando a Libreville la nazionale zambiana fu incoronata campione lì dove anni prima un incidente aereo aveva sconvolto il paese.
Un amore iniziato con un’avventura, quella della scoperta e della novità, un’avventura che questa volta porta tra i grandi, in un palcoscenico dove da battere ci sono i più forti.

Il capitano marocchino, Medhi Benatia

Medhi Benatia tra tutti è il giocatore più conosciuto, il difensore centrale della Juventus, con 32 presenze e 4 goal, tra tutte le competizioni, quest’anno non ha lasciato dubbi sulla sua convocazione al Mondiale.
In carriera il marocchino ha collezionato 48 presenze totali con la maglia marocchina, segnando 2 goal, di cui uno contro la Costa d’Avorio durante le qualificazioni al mondiale di Russia.

Dopo la cessione di Bonucci, Medhi è riuscito a trovare la titolarità e maggiore continuità riuscendo oltre che a collezionare un minutaggio superiore, anche a migliorare le prestazioni e la qualità.
Una pecca potrebbe essere la troppa veemenza d’intervento, passato alle cronache come l’uomo del fallo di rigore più discusso degli ultimi anni che spedì fuori dalla UCL la Juve. Ma non soltanto, perché Medhi Benatia è anche tanto altro.
Difensore agguerrito, il senso di protezione non lo abbandona mai, neanche quando, i prima del fischio d’inizio sul verde manto del campo si abbatte la pioggia e a bagnarsi sono, non i giocatori ma i ventidue bambini scesi in campo insieme ai giocatori. Benatia infatti, qualche giorno fa, in occasione dell’amichevole contro la Croazia si è reso protagonista di un gesto non sfuggito ai più attenti e diventato virale, il marocchino ha teso il gagliardetto per proteggere dalla pioggia la piccola bambina scesa in campo al suo fianco.

UkusTom

Per tornare alle cronache nostrane, sul marocchino è puntato l’occhio di diversi Club europei ma il difensore ha sottolineato di recente il suo legame con la Juventus rimandando a dopo il Mondiale tutti i discorsi relativi al futuro.

IRAN

POSIZIONE FIFA RANKING: 25a posizione

Quinta partecipazione alla fase finale di un Mondiale per l’Iran, dopo quelle del 1978, 1998, 2006 e 2014, la seconda consecutiva. La Nazionale di Carlos Queiroz è stata la terza squadra a qualificarsi per questo Mondiale in ordine di tempo, dopo la Russia e il Brasile.
Catapultata subito tra i grandi in un girone che lascia, purtroppo poco spazio alle speranze, dovrà fare i conti con Spagna, Portogallo ma anche un Marocco in forma. Ed è con il Marocco che si scontrerà per prima nel match d’apertura del girone.

Lo sfortunato girone non rende giustizia al percorso fatto dall’Iran per arrivare in Russia, la squadra infatti, ha subito una sola sconfitta, arrivata contro la Tunisia nelle amichevoli di preparazione. Nella terza fase dei gironi di qualificazione è stata protagonista, presentandosi ai sorteggi con 7 punti di vantaggio sulla Corea del Sud.

L’Iran non è mai andato oltre la fase a gironi e anche quest’anno l’impresa storica appare improbabile. Nessun giocatore in nazionale iraniana milita nel calcio italiano e gli occhi sono puntati principalmente su Sardar Azmoun, considerato il “Messi iraniano”, che in Nazionale ha realizzato 22 reti in 28 presenze.

La nazionale iraniana di calcio è stata fondata nel 1920 ma ha disputato il suo primo incontro soltanto ventun’anni dopo, nel 1941. Nella sua storia ha vinto tre Coppe d’Asia nel 1968, nel 1972 e nel 1976.

Durante il mondiale 1998 l’Iran vinse per la prima volta un match di un Mondiale, vittoria ottenuta con gli Stati Uniti, nazione con la quale i rapporti diplomatici dell’epoca erano tutt’altro che distesi.

Il ct iraniano, Carlos Queiroz

Nato in Mozambico, all’epoca territorio appartenente al Portogallo, da genitori portoghesi ed è in Portogallo che inizia ad allenare dopo una breve parentesi di calcio giocato in Mozambico.
Come allenatore esordisce sulla panchina della Nazionale Under-20 conquistando due mondiali di categoria, nel 1989 e nel 1991. Lo stesso anno fu “promosso” ad allenatore della prima squadra ma dopo aver fallito la qualificazione agli Europei ’92 e al Mondiale USA ’94, abbandonò la panchina congedandosi con dichiarazioni piuttosto polemiche nei confronti della federazione calcistica portoghese.
Passa ad allenare lo Sporting di Luis Figo e Paolo Sousa, conducendolo alla vetta per poi perdere il titolo nello scontro diretto con il Benfica e dopo due anni abdica ancora.
Dopo alcune parentesi in giro per i continenti, tra America, Asia e Africa dove allena rispettivamente una squadra di Club statunitense, una giapponese, la nazionale degli Emirati Arabi prima, quella del Sudafrica dopo, torna in Europa. Approda come vice-allenatore al Manchester United di Freguson con il quale vince la Premier.
A fine 2003 si trasferisce a Madrid, sponda Blancos dove trova la vecchia conoscenza Luis Figo ma anche nuove stelle tra cui Zidane e Beckham. I dissapori con Florentino Perez circa le divergenze tattiche hanno portato al suo esonero e al ritorno sulla panchina portoghese ma anche in quel caso si imbatté in una situazione turbolenta, squalificato dalla federazione per 6 mesi e un brutto percorso di qualificazione agli Europei 2012, viene esonerato.

Nella primavera 2011 diventa allenatore della nazionale iraniana conducendola nel 2014 al Mondiale di Brasile ma uscì nella fase a gironi con un pareggio e due sconfitte, ai quarti di finale di Coppa d’Asia 2015 e a Russia 2018 dove ad attenderlo, suo malgrado, ci sarà un girone piuttosto arduo e la qualificazione storica anche in questo caso sembra un miraggio.

Il capitano iraniano, Masoud Shojaei Soleimani 

Centrocampista classe 1984 dell’AEK Atene con il quale quest’anno ha vinto il campionato Greco.
Convocato in prima squadra della nazionale per la prima volta in occasione delle qualificazioni per il Mondiale 2006 ma fece una sola apparizione, nel match contro l’Angola. Nel 2014, con Queiroz già alla guida della nazionale iraniana, fu convocato per il Mondiale e fu convocato anche per la Coppa d’Asia del 2015.

CURIOSITA’: In agosto 2017 il Ministro dello sport iraniano aveva dichiarato il deferimento del giocatore dalla nazionale poiché il giocatore, all’epoca tesserato Paniōnios aveva disputato una partita di Europa League contro il Maccabi Tel Avi, squadra israeliana. Per questioni diplomatiche e politiche il Governo iraniano non riconosce l’esistenza dello Stato d’Israele, non ammettendo dunque l’istituzionalizzazione di esso. Il centrocampista durante la gara di andata, tenutasi in terra israelita, impose la sua assenza non disputando la gara ma fu costretto a scendere in campo durante la gara di ritorno tenutasi in Grecia. Qualche mese dopo la decisione del ministro iraniano sembrava irrevocabile ma la Fifa, in vista del Mondiale ha provveduto a fare chiarezza sulla situazione attendendo la riabilitazione del giocatore, in caso contrario si sarebbe trattato di  “gravi ingerenze governative nelle questioni sportive” che avrebbero potuto portare all’estromissione dal torneo. Fu in questa occasione che la Siria fece “sperare” l’Italia che, nel caso di espulsione degli asiatici dal Mondiale avrebbe potuto auspicare un ripescaggio.

Giù in passato però il Capitano aveva avuto dei diverbi con il governo iraniano per essere sceso in campo indossando un braccialetto in favore delle proteste antigovernative e solo l’anno scorso chiese pubblicamente al presidente iraniano che le donne potessero essere ammesse negli stadi.


Di seguito la lista con le date e gli orari delle gare del Gruppo A

Marocco vs Iran 15 giugno 2018 a  San Pietroburgo
Spagna vs Portogallo 15 giugno 2018 a Sochi
Portogallo vs Marocco 20 giugno 2018 a Mosca
Iran vs Spagna 20 giugno 2018 a Kazan
Spagna vs Marocco 25 giugno 2018 a Kaliningrad
Iran vs Portogallo 25 giugno a Kaliningrad

 

Egle Patanè

Comments are closed.