Francia e Belgio, terre che confinano, stessa lingua, stessa voglia di arrivare in finale
Gli Inni
La Marsigliese è un canto rivoluzionario, poi diventato Inno Nazionale Francese.
Il nome originale dell’Inno era Chante de guerre pour l’Armée du Rhin (Canto di guerra per l’Armata del Reno) in quanto era stata composta in seguito alla dichiarazione di guerra della Francia all’Austria.
Cambiò nome nel venire accostata alla Rivoluzione francese, dato che veniva cantata per le strade dai volontari provenienti da Marsiglia al loro arrivo a Parigi.
La Convenzione con un decreto del 14 luglio 1795, decise di faro diventare inno nazionale ma in seguito la canzone fu messa al bando da Napoleone I, Luigi XVIII e Carlo X, rimanendo così soppressa dal 1807 al 1831.
Osteggiata per anni in quanto non invita i cittadini a morire per la propria terra ma a combattere e vincere contro le ingiustizie.
Soltanto nel 1876 La Marsigliese venne nuovamente considerata inno nazionale di Francia.
La Brabançonne (La canzone del Brabante) è stata scritta a Bruxelles nel settembre del 1830 da Alexandre Dechet, un attore teatrale che fu artefice della rivoluzione che doveva portare il Belgio all’indipendenza dai Paesi Bassi e durante questa venne ucciso.
Inizialmente si intitolava Qui aurait dit de l’arbitraire.
Nel 1860 Charles Rogier ne scrisse il testo in francese e nel 1980 fu adottato anche il testo in fiammingo, ad opera di Robert Herreman.
La musica è chiaramente ispirata a quella dell’Inno Francese, ed è stata composta da Francois vam Campenhout.
Precedenti
Il primo dei due precedenti tra i francesi e il Belgio in una Coppa del Mondo risale al 1938, il secondo era la finale per il terzo posto nel 1986. In entrambe le occasioni hanno avuto la meglio i transalpini.
In generale le due nazionali sono incontrate 73 volte tra gare ufficiali e amichevoli e, nel quadro generale i Diavoli Rossi sono in vantaggio con 30 vittorie a 24.
La Francia ha raggiunto la semifinale dei Mondiali per la sesta volta mentre per il Belgio è la seconda apparizione in una semifinale del Mondiale dopo la sconfitta nel 1986 contro l’Argentina.
Una rivalità che sa di derby
I transalpini e i Diavoli Rossi sono divisi da una rivalità pluriennale.
Basti pensare che se in Italia le barzellette hanno comunemente come soggetti i Carabinieri, in Francia irridono i belgi.
Una sfida contro le barriere
Le rose delle due Nazionali sono un mix di culture, lingue, etnie.
Nella nazionale francese giocano addirittura 19 calciatori su 23 la cui famiglia non è di origine francese. Il Belgio ha 11 figli o nipoti di immigrati.
I protagonisti di questa semifinale sono simboli del tanto discusso ius soli, hanno origini marocchine, congolesi, algerine, camerunesi, etc etc ma sono nati e cresciuti in Belgio, per questo si sentono, come ha dichiarato Kompany, “al cento per cento congolese e al cento per cento belga” o in Francia e per questo si sentono cittadini di quel paese e indossano con orgoglio la maglia dei galletti.
Una semifinale ricca di talento
Da una parte Pogba, il giovanissimo Mbappé che vuole continuare a segnare e il concreto Griezmann. Dall’altra la fantasia di Hazard, il fiuto di Lukaku, la velocità di Mertens.
La sfida tra Francia e Belgio è anche la sfida tra due squadre giovani e talentuose ma anche organizzate.
I transalpini, nonostante la giovane età giocano da squadra matura. Delle stelle in attacco si ampiamente parlato ma il giocatore chiave dei Blues è Kanté.
Il Belgio è l’avversario peggiore che potesse capitare alla Francia. Oltre al talento di Hazard e al fiuto del gol di Lukaku, la nazionale di Martinez schiera grande qualità anche in mezzo con De Bruyne e Witsel e Fellaini a protezione della difesa.
L’instancabile N’Golo Kanté – Il centrocampista del Chelsea sta impressionando tutti per lo spirito di sacrificio mostrato: ruba palloni e gestisce i ritmi della squadra. L’ex Leicester, cresce di anno in anno ed è preziosissimo per la Francia in quanto abile ad arginare e spezzare la manovra avversaria ma anche utilissimo perchè sa sempre a chi e dove dare la palla che recupera.
De Bruyne, la nascita di un nuovo trequartista – Nella gara contro il Brasile il ct belga ha spostato il centrocampista, che fino a quel momento era stato schierato avanti alla difesa in qualità di regista, sulla trequarti, in una posizione più ‘libera’. Scelta che si è rivelata vincente in quanto il centrale del City ha potuto sfruttare la sua velocità.
Nei due di centrocampo o nei tre davanti, il giocatore è diventato a 27 anni uno dei centrocampisti più forti del mondo capace di garantire giocate, filtro, corsa.
Henry, sgambetto ai Galletti?
Dopo essere stata una leggenda francese, oggi, Henry è l’assistente allenatore di Roberto Martinez, ct del Belgio. La finale di Russia 2018, pet Titì e il “suo Belgo” passa proprio contro i Galletti.
Henry e’ entrato nel gruppo nel 2016 e ha subito inciso con i suoi “metodi” fatti di attenzione a ogni dettaglio ma anche di consigli continui frutto della sua grande esperienza di campo e non.
I risultati sono evidenti ed è anche grazie a lui che in carriera ha vinto tutto, se il Belgio di grandi talenti vola sempre più in alto.
“Thierry Henry è stato un fantastico debuttante nel nostro staff tecnico. E’ qui da quasi due anni e la sua esperienza di campo è qualcosa di prezioso. Ha vinto la Coppa del mondo e l’Europeo nel bel mezzo di una generazione di talento. Porta questo spirito di vittoria nel gruppo ed è essenziale” ha detto lo stesso commissario tecnico belga nel sottolineare l’importanza del francese.
Insomma, uno scherzo del destino per Henry, che se vorrà centrare la finale dovrà prima superare il proprio passato.
CURIOSITA’: Percepisce uno stipendio di 8000 euro al mese e devolve tutto in beneficenza.
Les Bleus e i Red Devils hanno molto in comune: attaccanti veloci e di talento, centrocampisti intelligenti, solidi difensori.
Entrambe le squadre, se in giornata, possono davvero essere spettacolari.
Ci sono tutti gli ingredienti per una gara speculare a San Pietroburgo.
Ne vedremo davvero delle belle in un match che sicuramente regalerà grandissime emozioni e che vale un posto nella Finale di Mosca.
Caterina Autiero