Belgio e Inghilterra, di nuovo una contro l’altra dopo essersi affrontate nel girone, al terzo turno (Gruppo G).
Tornano una contro l’altra, a disputare la finalina: un terzo-quarto per chiudere con una vittoria la competizione che le ha viste, comunque, protagoniste. Una vittoria che servirebbe per superare la delusione di un sogno infranto sul più bello. L’Inghilterra di Kane marcatore della competizione aveva davvero sognato in grande; mai come ora il bis eguagliando o addirittura migliorando il terzo posto conquistato nel Mondiale del 1986 sembrava possibile. Il Belgio dopo aver battuto il Brasile cancellando la brutta uscita ad Euro 2016, sperava di riuscire a resistere per la ribalta finale così come con il Giappone ma invano e dopo una bella avventura è caduto per mano dei vicini di casa.
I precedenti
Prima di questo Mondiale russo i Diavoli Rossi e la nazionale dei tre Leoni si sono già incontrate in altre 21 occasioni. Prevale l’egemonia inglese con 15 vittorie e 2 sconfitte oltre ai 5 pari.
Per la prima volta in questo Mondiale due squadre si incontrano per la seconda volta e sarà la seconda finalina della storia del Belgio.
Gli inni
La Brabançonne
La canzone del Brabante è stata scritta a Bruxelles nel settembre del 1830 da Alexandre Dechet, un attore teatrale che fu artefice della rivoluzione che doveva portare il Belgio all’indipendenza dai Paesi Bassi e durante questa venne ucciso.
Inizialmente si intitolava Qui aurait dit de l’arbitraire.
Nel 1860 Charles Rogier ne scrisse il testo in francese e nel 1980 fu adottato anche il testo in fiammingo, ad opera di Robert Herreman.
La musica è chiaramente ispirata a quella dell’Inno Francese, ed è stata composta da Francois vam Campenhout.
God save the queen
L’inno britannico è l’inno più famoso al mondo considerato il vastissimo utilizzo internazionale del componimento. Utilizzato infatti non soltanto in Madre Patria ma anche nei territori legati dal Commonwealth, è stato composto nel lontano XVIII secolo, tra la fine degli anni ’30 e gli inizi degli anni ’40 del 1700, ancora oggi in auge, noto come “God save the Queen” che all’occorrenza può trasformarsi in God save the King, a seconda del sesso del regnante.
Le Bandiere
La bandiera belga è stata adottata il 30 settembre 1830, poco tempo dopo la proclamazione d’indipendenza del Belgio dai Paesi Bassi.
In origine, i colori della bandiera belga erano disposti su tre bande orizzontali. L’anno successivo un decreto del governo stabilì che le bande fossero disposte verticalmente.
I colori sono quelli del Ducato di Brabante mentre il disegno si ispira a quello del tricolore francese.
Lo stemma è uno scudo con un leone dorato con gli artigli e la lingua rossi su fondo nero. Quando scoppiò la rivolta del Brabante, nel 1787, il popolo di Bruxelles contrappose ai colori di Giuseppe II (rosso, bianco e rosso) la coccarda tricolore con il rosso, il giallo e il nero.
Da non confondere con la Union Jack, la bandiera inglese è detta anche croce di San Giorgio. Si tratta di una bandiera costituita da una grossa croce rossa centrale su sfondo bianco. Nasce come vessillo della Repubblica di Genova e, dopo esser stata utilizzata dai crociati, è stata assunta dall’Inghilterra nel 1190 quando Londra chiese la possibilità di utilizzare la bandiera crociata per proteggere le loro navi dagli attacchi dei pirati.
I tre leoni Plantageneti sono uno dei simboli inglesi più noti. La scelta di inserire i tre leoni nello stemma risale a poco dopo l’anno 1000, quando i re inglesi adottarono il blasone della Casa di Normandia (che aveva due leopardi). Pochi anni dopo, quando salì al trono Enrico II, questi adottò un nuovo stemma: un leone rampante oro in campo rosso. A sintetizzare il tutto fu Riccardo Cuor di Leone che fuse insieme l’antico stemma normanno e quello di Enrico ottenendo l’emblema inglese in uso ancora oggi.
Le nazionali della difesa a 3
Sia Belgio che Inghilterra sono scese in campo, durante tutto il cammino in Russia, con una linea difensiva a 3. Un sistema di gioco che era estinto per poi tornare alla ribalta nell’era moderna. Una scelta che, in molti dicono, inadatta ad alti livelli.
Molto utilizzata in Premier, importata dai tanti tecnici forestieri, Southgate, ha sovvertito una tradizione decennale e ha optato per una difesa a 3 che si è rivelato un punto di forza della squadra che, non a caso, si fonda su un blocco Tottenham.
Arretrato Walker, uno dei più esperti del gruppo, il trittico difensivo è composto dal compagno coi Citizens John Stones e Harry Maguire. Così composta, la retroguardia britannica è dinamica e riesce a garantire spinta in fase offensiva.
In fase difensiva e di ripiegamento, la linea inglese diventa a 5 con i centrocampisti a supporto dei difensori e spazi stretti.
Un calcio di velocità
Entrambe le squadre puntano sulla velocità, il Belgio con il Giappone ha atteso per sessanta minuti prima di mettere il nos e riprendere in mano la partita. L’Inghilterra invece, difende meno rispetto ai belga e gioca sulle ripartenze sfruttando i cambi gioco e la capacità dei singoli di scattare ribaltando l’azione.
Kane sotto porta è sempre in agguato malgrado nel match contro la Croazia sia stato braccato bene, aggiungendo che non è stata la serata migliore per l’inglese.
Il Belgio dal lato opposto risponde con altrettanta velocità e possanza fisica, Romelu Lukaku ha segnato 4 reti in questo Mondiale, due in meno rispetto ad Herry Kane che tra le sei reti messe a segno tre sono state segnate dal dischetto.
Molto probabilmente il Belgio scenderà in campo con il 3-4-1-2 con il centravanti del Manchester United tra Hazard e chissà se Martinez deciderà di far scendere in campo Dries Mertens non titolare nello scorso match, contro la Francia. Dubbi per Martinez non solo negli uomini da schierare, ma anche per quanto riguarda il modulo che potrebbe diventare un 3-5-2.
L’Inghilterra invece quasi certamente partirà con il 3-5-2 con Kane e Sterling in avanti, mentre alle sue spalle sarà necessario fare turnover a causa dell’assenza di Trippier, autore del gol contro la Croazia, e di Young.
Egle Patanè