Quando quest’estate il suo nome è figurato nell’affare Nainggolan la prima reazione della maggioranza dei tifosi romanisti – e non solo- è stata uniformemente scettica.
Ancora più esilarante era sembrata agli stessi la scelta del mister Di Francesco di schierarlo titolare al Bernabeu durante la prima sfida di Champions League contro il Real Madrid.
Oggi Nicolò Zaniolo si è preso la sua rivincita: da possibile figurante a protagonista assoluto il passo è stato breve, la durata di un girone: quello di andata.
La partita contro i blancos, esordio nella competizione europea ancora prima di farlo in Serie A, si è rivelata l’inizio del cammino di questo giovanissimo classe 1999 tra i grandi dai quali, in campo, ha dimostrato di non differenziarsi più di tanto: anzi.
Il confronto con i “veterani” si era rivelato problematico per i tanti critici anche quando è arrivata la prima chiamata del ct con la Nazionale Azzurra: in quella occasione il problema prospettato poteva essere un condizionamento dei più grandi. In pochi vedevano come il giovane – nel momento più importante della sua crescita calcistica, quando poteva essere “affogato” dal contesto che lo circondava – stesse reagendo con professionalità e maturità. Il lavoro paga e così i frutti del suo impegno si stanno vedendo.
Prima del passaggio alla Roma Nicolò è cresciuto nella Fiorentina under 17, con la quale ha disputato ventidue presenze e realizzato cinque reti. Con il trasferimento alla Virtus Entella Berretti prima, e alla prima squadra poi, ha assaporato il campionato di categoria disputando partite in Serie B. Fino ad approdare a Milano, per iniziare una nuova fase della sua vita lavorativa con l’Inter Primavera grazie alla quale ha aumentato il suo score a 14 reti, nove assist in un totale di 29 presenze.
Questo “curriculum” – che ha reso il suo passaggio a Roma al centro delle discussioni capitoline – non ha impedito al ds Monchi di puntare su di lui: oggi nessuno osa dargli torto, quella scommessa l’ha vinta. Da Trigoria arrivano parole di stima ma come è giusto che sia, nessun proclama per il giocatore perché come è ben noto, per far sbocciare un talento così ci vuole cura e soprattutto tranquillità. L’entusiasmo dei tifosi, invece, è dovuto e giustificato viste le prestazioni di Zaniolo: presenza sul rettangolo verde, carattere, grinta e tecnica e tanta voglia di fare che gli hanno permesso di prendersi il posto in 17 presenze con due reti nelle ultime due di campionato.
La versatilità è una dote che gli appartiene sin dall’inizio del suo percorso e lo stesso mister romanista lo ha provato come punta centrale quando era in piena emergenza: ma il suo ruolo ottimale è senz’altro il trequartista, posizione assunta in 63 match.
Pur entrando in punta di piedi, i passi di Nicolò si sanno far sentire e se in estate ci si domandava perché la società lo avesse scelto, oggi ci si chiede perche non prima. Zaniolo è solo all’inizio della sua carriera ma le premesse sono delle più positive: il talento è assicurato e la solidità caratteriale e disciplinare del ragazzo fanno ben sperare. A 19 anni il centrocampista ha dato una lezione a tutti per comportamento e il suo “caso” ha fatto altrettanto: Monchi, Di Francesco e pure Mancini non sono visionari ma professionisti e a volte è meglio aspettare prima di criticare.
Chiara Vernini