UCL- Roma, vincere non vuol dire convincere ma … volere è potere

La Roma è l'unica delle italiane ad aver vinto in questo turno di UCL ma ci sono ancora delle falle

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Si dice che volere è potere, a Roma questo concetto vacilla continuamente e, se in campionato la voglia sembra ai minimi storici, gli stessi protagonisti scesi in campo in Europa hanno dimostrato di riuscire a superare persino il gelo della steppa.

Piccolo appunto forse sull’atteggiamento del giovane Kluivert, sempre in partita, grande spirito di sacrificio e benzina nelle gambe; ad inizio stagione le sue dichiarazioni non piacquero a Di Francesco e ai tifosi… un giovane di belle speranze che approdando a Roma, dichiarò di avere il Barcellona come sogno nel cassetto; apprezzabile la sincerità, un po’ meno il fair play, tanto da “costringere” il Mister a ridimensionarlo un po’.
La testa, a Mosca, è stata ben centrata sull’obbiettivo Champions: taglia il campo e serve assist come un professionista navigato, peccato che alla chiamata Florenzi non colga la finezza.

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Nel complesso tutto il match lascia perplessi.
Questo vivere in due mondi paralleli a lungo andare avrà delle ripercussioni, lo stesso Napoli di Sarri ebbe un bruttissimo risveglio, ma mentre in quel caso specifico le intenzioni furono abbastanza esplicite, ad oggi Di Francesco ancora non sembra aver scoperto del tutto le carte ma, a maggior ragione, le prestazioni ambigue di alcuni giocatori, non permettono di esprimere un’idea precisa.

La Champions è una competizione particolare, la Roma qualche mese fa, si permise di ribaltare pronostici e favorite, il fato, il caso, l’intelligenza, l’impegno, non c’è mai una dato certo che possa dimostrare la validità di una squadra rispetto a un’altra, come nella vita non si possono dare dei risultati definitivi.

Dzeko e compagni sono andati in Russia a mettere un sigillo importante sul passaggio agli ottavi

L’attaccante è diventato una pedina inamovibile, ma nello stesso tempo comincia a dare evidenti segni di cedimento, è un combattente, uno che si immola per la causa, perle così bisognerebbe preservarle piuttosto che spremerle come limoni.

Si rivede Florenzi –alto stavolta, speculare a Kluivert a sinistra-, bella la mossa di un Santon rigenerato dal soggiorno nella Capitale. Il terzino ex Inter fa il suo, la parte difensiva di questa Roma soffre ma non si arrende ed un po’ di sofferenza sul finale -a cui siamo abituati coadiuvati da ettolitri di Lexotan- a parte, dà l’idea di aver trovato un buon gruppo, certo l’ingenuità sul gol di Sigurdsson è tutta sua, ma rispetto alle giocate in quel di Milano è tutta un’altra pasta.

La Roma legge bene la partita, al 4′ è proprio Manolas che, intervistato prima della partita, rilascia dichiarazioni importanti sul lavoro svolto dal gruppo a Trigoria e stasera insacca di testa un bel corner servito egregiamente da un maestoso Pellegrini. 0-1.

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I giallorossi spingono, si compattano e creano gioco, proprio Lorenzo Pellegrini registra una delle migliori prestazioni di sempre, si prende la squadra sulle spalle e ne decide tempi e reazioni. Il gol del decisivo vantaggio che scaccia i fantasmi di un ennesimo pareggio inconcludente è tutto suo, poco importa ai fini del risultato se frutto di un fuorigioco abbastanza evidente, prendiamolo come una sorta di risarcimento per il rigore inesistente, subito a Firenze nemmeno 4 giorni fa.
La personalità di questo giocatore, come quella di un po’ tutti i giovani della Roma è sorprendente, lo stesso Zaniolo, subentrato sul finale, conquista consensi partita dopo partita.

I risultati come dicevamo sono discordanti,
ma i giocatori sembrano in crescita costante

In realtà la partita, sempre in mano alla Roma, ha mostrato ancora delle falle, dovute più ad una mancanza di comunicazione che ad un deficit tecnico.
Dopo il gol del vantaggio la Roma abbassa troppo il baricentro scoprendo gli spazi, è inutile ribadire lo stravolgimento a cui la squadra forse non era preparata, gli innesti ancora un po’ ibridi stanno acquistando sicurezza, è un processo in divenire, faticoso e meticoloso, nessuno finora si è però soffermato sull’impegno dei soliti noti che partita, dopo partita hanno provato a reggere la pressione e Kolarov sembra uno di questi: grinta, impegno e tigna, la testata a Mario Fernandes, per uno scontro di gioco, mette il brasiliano naturalizzato russo K.O.

Foto LaPresse – Gerardo Cafaro

L’opinione pubblica lo sta facendo a brandelli, senza tener conto della tenuta fisica e psichica del giocatore, e se un “puro” come Perotti ne sta pagando le conseguenze, il numero 11 giallorosso allunga la falcata provata però da troppe critiche.
Un infortunio serio a cui ha pensato bene di passar sopra, combattere in Champios e prendersi la vittoria sulla Lazio, spingere la squadra e regolare la catena di sinistra subendo l’alternanza di partner il più delle volte non proprio in palla, personalmente qualsiasi critica mossa sembra più gratuita che ragionata, tanto per sparare a zero su chi il sudore lo strizza via dalla maglia tutte le volte che torna negli spogliatoi.
Goncharenko deve rinunciare a Dzagoev, ma decide di sfruttare sul pressing a tutto campo grazie anche alle giocate di Vlasic.
Akinfeev si trova a dover rispondere alle chiamate prima di Florenzi, poi di Kolarov e Dzeko, solo al 40′ la corazzata russa si fa pericolosa, Oblyakov entra in area ma l’assist per Shennikov non è così preciso ed il giocatore spedisce alto sopra la traversa.

Nel secondo tempo è Kluivert a farla da padrone (le giovani leve della Roma in crescita…), manda sottoporta Dzeko in due occasioni preziosissime purtroppo specate dal bosniaco ed è sempre lui a costringere al secondo giallo Magnusson, involandosi come una libellula verso la porta avversaria.

La Roma passa e, tra le quattro italiane impegnate in questo turno di Champions, è l’unica ad aver vinto

Vincere non vuol dire convincere anche se le basta un solo punto per conquistare la qualificazione o addirittura nessuno, il CSKA dovrebbe farne sei nelle ultime due gare per scalzare la Roma o, provare a vincere il girone…
La palla, gira, gira e non si sa mai che direzione riesca a prendere.
Di Francesco avrà di che ragionare.

 

Laura Tarani