Passa per il Cagliari la resurrezione della Roma targata Ranieri.
E’ con grande umiltà che l’allenatore romano restituisce alla squadra della Capitale la mentalità giusta per la rincorsa al quarto posto.
Un 3-0 sul Cagliari che lascia poco spazio all’immaginazione, bel gioco, determinazione e la consapevolezza di puntare ad un obbiettivo, seppur minimo, in questo finale di stagione.
RUOLI DEFINITI E CERTEZZE
Fuori Olsen per un Mirante che anche oggi stupisce, sempre titolare prima di approdare alla Roma, ordine e disciplina in un reparto che sembrava irrecuperabile. Ruoli definiti, un 4-3-2-1 molto elastico che si trasforma e si plasma in base all’avversario; Manolas e Fazio restituiti ai lustri dei tempi che furono, contrastano si immolano, con la certezza di un centrocampo che respira ad osmosi.
Kolarov e Florenzi avanzati, libertà di movimento e certezza del ruolo, una sicurezza nei movimenti che gli permette di osare di sfruttare le verticalizzazioni e di costruire azioni di gioco fertili, con il serbo che rompe gli schemi e lavora di concerto con Pellegrini nella costruzione delle dinamiche sottoporta. Un duo inedito ma complementare che rafforza la propulsività del Faraone che trova maggiori spazi e la spinta giusta per arrivare sottoporta.
EFFETTI DELLA ‘MAGIA RANIERI’
Prova di maturità per Kluivert: dal ragazzino viziato al giovane di talento che macina chilometri al servizio della squadra, falcia la fascia destra per scodellare delizie. Tra le tante quella impeccabile per Pastore, che raccoglie dentro l’area piccola e di piatto destro la manda alle spalle di Cragno.
E’ solo il gol del 2-0 dopo appena due minuti dalla schiacciata di testa realizzata da Fazio: un corner preciso, un leggero rimpallo e la Roma che va in vantaggio sfruttando tutte le risorse degli 11 titolari.
Una Roma diversa quindi, una Roma che non punta più solo sulle individualità ma sull’impegno del gruppo, su quel valore che si chiama squadra: non 11 pedine che corrono dietro un pallone, ma 11 giocatori che realizzano scambi e fraseggi con l’intento di portare a casa il risultato.
Questa è la “Magia Ranieri”, un allenatore che in poche partite è riuscito a recuperare il carattere di ogni singolo atleta.
Fuori Zaniolo e Schick, Cristante e De Rossi… i dubbi salgono con la conferma di Pastore trequartista alle spalle di Dzeko, rischio, pericolo, sciagura… Ogni tifoso ha ripercorso il cammino del “Flaco” nelle poche apparizioni romane ed un brivido ha attraversato la schiena. Gol, traversa, rabona in movimento, scioltezza nei movimenti e grande intesa con i compagni: una trasformazione che non sembra il frutto di una singola prestazione ma l’impegno di un allenatore che si sta dedicando al recupero fisico e psichico di ogni singolo elemento del suo gruppo.
Aldilà di tutto questa è sembrata la partita del riscatto di Ranieri, chiamato per porre rimedio alla stagione fallimentare del DS Monchi e dello sfortunato Di Francesco. Con pazienza e dedizione sta lentamente recuperando un gruppo che, viste le prestazioni, sembra maturare partita dopo partita.
LA PARTITA
Maran schiera l’11 titolare che negli ultimi incontri gli ha regalato più di una soddisfazione, un Cagliari decimo in classifica che ha detto la sua in più di un’occasione ma che oggi è scomparso letteralmente sotto l’assalto di questa nuova Roma pulita nei movimenti, alta e mai in affanno.
Pavoletti ci prova da subito sfruttando il contropiede di Barella e Joao Mario, spesso in assalto sottoporta davanti a Mirante, impagabile l’apporto del portiere giallorosso che sventa al 12′ un tentativo di realizzazione piuttosto pericoloso. Sottotono la difesa rossoblù che vede un Luca Pellegrini più remissivo rispetto al suo standard, una prova la sua sporcata dall’emozione di giocare contro la sua squadra. Prestito secco ed il ritorno a giugno nella Capitale, la chiamata in Nazionale, con l’amico di una vita Zaniolo… insomma il Cagliari ha risentito e non poco della sua assenza “virtuale”.
Cacciatore e Ceppitelli chiudono a centrocampo, ma la Roma non sembra più disposta a smembrarsi alla prima difficoltà, chiuso un varco ne crea un altro, le fasce diventano ancora una volta come in passato, il corridoio prediletto per le percussioni.
Con l’ingresso di Perotti aumenta in cinismo e solo gli interventi provvidenziali di Cragno, permettono al Cagliari di uscire comunque a testa alta dall’Olimpico.
Dzeko si conferma l’uomo Roma per eccellenza, è intorno a lui che si costruiscono la maggior parte delle occasioni, il lavoro di contorno che l’attaccante svolge sacrificandosi per la squadra, fa dimenticare volentieri la mancanza di realizzazioni in porta, ancora traverse, pali e opposizioni dell’estremo difensore per lui, ma la squadra si mantiene viva e dinamica.
La chiude Kolarov: è lì, sempre a disposizione, necessario nella Roma di Di Francesco, impeccabile in quella di Ranieri. Crescita continua e costanza, un tre a zero che non offusca il giudizio solo per la netta vittoria acquisita, ma per la produzione vista in campo.
IL RISPETTO PER CLAUDIO
Nel pre-partita è Totti a richiamare la stampa a mostrare più rispetto per un allenatore che, alzata la cornetta del telefono, non ha esitato un solo momento a mettersi a disposizione.
Questo è lo spirito che manca nel calcio odierno, fatto solo di interessi e standard da raggiungere: pochi sentimenti e troppa sterilità, forse, tutto sommato alla Roma mancava solo un po’ di cuore.
Laura Tarani