Alla fine del match, il DS Monchi si presenta in conferenza stampa al posto di Di Francesco. Con molta eleganza ed un pizzico di fermezza chiede a gran voce un po’ di giustizia, quella giustizia che, contro la Spal e contro il Napoli è comunque stata taciuta, passata velatamente in sordina, ma che non poteva più passare inosservata. Quel semplice gesto, quella delicata ma necessaria decisione di assegnare un rigore che, da febbraio 2018 alla Roma viene costantemente negato e che viene costantemente fischiato contro: certo, passi giustamente qualora fosse sacrosanto, ma…è questo che alla fine dei conti comincia a far girare le scatole anche a Trigoria.
A far irrigidire il DS giallorosso, l’episodio che al 30′ segna in modo indelebile la partita, retropassaggio di Under verso la porta, Simeone intuisce, si allunga il pallone ma non viene evitato in uscita da Olsen che frena la corsa del toscano di faccia…cioè, Simeone inciampa nella faccia di Olsen che si immola nell’atto di prendere la palla…
Per Banti è rigore, per Orsato, addetto al Var, ma senza consultare il Var è rigore, per il pubblico da casa è rigore, per Pioli è irrilevante ed allora è la Roma a diventare arrogante, senza offendere nessuno ma mostrando le unghie.
(immagine quotidino.net)
Si fece un gran parlare lo scorso anno dell’uso del Var in campo, si accettò con grande scetticismo, ma quell’aura di dubbio che potesse snaturare la normale fase di gioco è sempre rimasta.
Anche il ruolo dell’arbitro veniva comunque messo in dubbio, in favore di meccanismi sempre più ibridi e sempre meno umani; così dopo qualche abuso del “giocattolo” si è tornati ad impiegarlo in modo più ortodosso, anche se per alcune squadre sembra in realtà esistere solo come ulteriore avversario.
Pioli manda in campo Biraghi e Chiesa in supporto a Veretout, lo schema sembra un po’ blando e dopo appena tre minuti è Dzeko a farsi pericoloso tirando un pallone insidioso in braccio a Lafont.
In mezzo, nonostante il forfait di De Rossi, Lorenzo Pellegrini riesce a mantenere un ritmo piuttosto sostenuto in coppia con N’Zonzi, quasi tutto il match viene giocato sulla linea del centrocampo e Gerson e Benassi faticano nel riuscire a gestire la manovra.
Nei viola il più attivo sembra Simeone che, in solitaria, tenta con diverse strategie di ingannare la difesa avversaria, ma Jesus e Fazio restano ancora delle certezze in questa Roma ballerina e per i viola diventa davvero difficile l’approdo in porta.
Il cronista quasi si commuove, in effetti in alcuni momenti sembra di vivere in un deja vu, Simeone, Chiesa, Kluivert…se poi ci mettiamo un Batistuta, un Paulo Sousa, ed un Totti in tribuna, i ricordi per chi ha vissuto il calco italiano, quello vero, sono un’emozione non da poco.
Gli uomini di Di Francesco provano a spingere, reggono e producono possesso palla, ma non diventano mai decisivi, poche idee e un miscuglio di ruoli e competenze.
Zaniolo si immola e spesso cerca di arrivare in avanti per creare assist a Dzeko, El Shaarawy non entra mai in partita e in tutti i 90′ è il nervosismo a farla da padrone, poi il pasticcio di Under ed il gol del momentaneo vantaggio per la Fiorentina.
I padroni di casa sentono forte la pressione ma la girano a proprio favore mentre la Roma si perde un po’ per strada pur cercando il gol per ben due volte, prima con Pellegrini al 35′, e Lafont deve ringraziare san “palo”, poi è proprio l’estremo difensore viola a creare confusione e rischiare il gol.
Ma ad onor del vero la Roma pur cercando di ripartire sempre con grinta, non riesce a recuperare a dovere la partita.
Nel secondo tempo, nella Roma entrano Kluivert, El Shaarawy e qualche minuto dopo Cristante per Zaniolo, -seppur il ragazzo fosse l’unico a tenere in mano le redini del gioco-, le sostituzioni creano ancor più confusione ed a guadagnare metri è Chiesa che diventa addiruttura centravanti con l’uscita di Simeone.
E’ solo all’80’ che Lafont entra in modo scomposto su un cross di Kolarov, la palla viene intercettata da Florenzi che di sinistro centra l’1-1.
Nel recupero è Dzeko a mangiarsi un gol praticamente fatto, ma a parte l’indiscussa classe della punta romanista, il risultato catapulta la Roma in una zona di classifica che da anni non veniva nemmeno menzionata.
(immagine il messaggero)
Vero è il disappunto della società, legittimo a dirla tutta, ma nel complesso si vede una Roma non all’altezza di questo campionato, non all’altezza delle sempre ottimistiche aspettative ed in realtà nemmeno all’altezza dei giocatori che ha in rosa.
La testa è a mercoledì, ma il cuore dovrebbe battere sempre e comunque e questa Roma stenta a costruirsi un’identità ed un vestito degno del nome che porta.
Rammarico si, l’ennesima rincorsa ad un posto in Champions…
Laura Tarani