Tre punti dovevano essere e tre punti sono stati.
Questo era l’obiettivo di Ranieri, centrato con grande difficoltà ma portato a casa con onore.
I giallorossi soffrono, si affannano ma entrare all’improvviso in una nuova dimensione dopo solo due allenamenti non è affare da poco; i meccanismi assodati devono lasciare spazio alle nuove “istruzioni” e nella concitazione di un match ad alto impatto emotivo diventa un’impresa da titani.
Ranieri prova il 4-2-3-1, tanti i titolari fuori rosa: Dzeko, De Rossi, Pellegrini, Manolas, Fazio, Kolarov, spazio a Jesus, Schick – osannato dal Mister in conferenza stampa – Kluivert, Cristante, Marcano un modulo familiare ma dal’interpretazione totalmente opposta.
Punta sulla capacità del gruppo di rientrare, creando superiorità numerica sul portatore di palla ma variando con una marcatura a zona nella fase di possesso.
Si rivede Florenzi esterno basso, con la difesa che non si alza mai più di tanto, Schick prima punta, esterni Zaniolo e Kluivert; a gestire la regia un Nzonzi mai così attivo, forse l’unico del gruppo ad aver metabolizzato le indicazioni del Mister.
Iachini si propone con un 3-5-2 in divenire, l’Empoli gode di giocatori molto veloci ma allo stesso tempo deve far buona guardia nelle retrovie puntando sulla capacità di Pasquale e Di Lorenzo di rientrare con efficacia.
La squadra di casa prova ad impegnarsi e all’8′ è subito gol. El Shaarawy: bello, potente e centrale su cui Dragowski non arriva, ma l’illusione dura poco perché sarà Juan Jesus, nel tentativo di spazzare una palla insidiosa in mezzo all’area piccola che, bucherà la porta alle spalle di Olsen.
Il primo tempo in realtà si chiude con il vantaggio dei giallorossi per 2-1, azione nata da un calcio piazzato realizzato da Florenzi e messo in banca da uno colpo di testa di Schick.
Già, Florenzi: da eroe negativo di Oporto a eroe non tanto positivo contro l’Empoli.
C’era bisogno di motivarlo subito, di dargli nuovi stimoli e instaurare fiducia. Ranieri lo premia schierandolo in campo stasera: i nervi, l’emozione, il ruolo… eh, sì: perché pare che anche il Mister sposi le idee filosofiche dei suoi predecessori, considerando “Alessandro” un Jolly sacrificabile nelle retrovie della difesa dove fa quel che può ma rischia. Rischia nei contrasti, rischia nella fase difensiva, si prende due gialli, discute con l’arbitro ed esce dal campo… un po’ di pace, un po’ di comprensione, davanti da esterno alto è un bel vedere, è suo o no l’assist sulla testa di Patrick????
A ballare in punta di piedi è Zaniolo, si adatta alle direttive del nuovo Maestro sebbene non al massimo della forma: spaventa sempre quando centralmente prova un tiro dai trenta metri, il gol sfuma di un soffio e anche se sempre in prima fila risulta meno incisivo del solito. Esce tra gli applausi per colpa di quel risentimento muscolare che lo aveva visto in forse fino alla fine, al suo posto entra Perotti, qualche minuto di idillio poi anche lui si spegne lentamente: i 120′ in Champions lo hanno spremuto e provato. Rientrato da pochissimo in rosa ha fatto più del dovuto, ma stasera non ha reagito come al solito, fermo sulle gambe, attento all’azione ma distaccato quanto basta per non risultare pesante, insicuro nelle verticalizzazioni preferisce l’appoggio dei compagni.
A mente fredda; non potevamo aspettarci una rinascita stile “Cocoon” – astenersi neofiti del genere… – e i miracoli restano fermi a circa 2000 anni fa, saranno anche frasi fatte ma la Roma ha bisogno davvero di tempo, di unione e di fiducia.
Un ambiente che a lungo andare ha intossicato anche gli stessi giocatori, che ha visto l’esonero di un allenatore in cui ha creduto fino alla fine e di un DS, spiace dirlo, che vista la situazione aveva già pronto il piano B ed ha velocemente preparato le valige anche lui.
Eppure la Roma ha il fascino del “bello e impossibile”: Ranieri, Batistuta, Panucci, Candela, Strootman per non parlare di Nainggolan, Massara, ma troppi sarebbero i nomi. Ha il potere di stregare chi la sposa, si vince poco – nulla ultimamente – ma l’aura che circonda questa squadra sembra essere davvero unica, eppure nonostante ciò le difficoltà che hanno accompagnato la Roma in tutta la sua storia sono molteplici, in molti hanno provato ma in questa città riuscire a creare qualcosa di bello e reale sembra davvero un’ impresa.
Il secondo tempo ad onore di cronaca è stato di assoluto contenimento, con la squadra di Ranieri che provava a mantenere il possesso palla ma che inevitabilmente finiva per chiudersi in difesa e riparare alla meno peggio. Tutto merito della squadra di Iachini, che con Krunic e Farias si è resa pericolosa in velocità grazie alle verticalizzazioni di Bennacer e Pasqual: ne farà le spese proprio Florenzi costretto a lasciare la sua squadra in dieci uomini.
Con un uomo in meno la strada diventa ancora più tortuosa ed a dare una mano agli empolitani ci pensa la coppia Maresca /Jesus. Il primo contribuisce ad innervosire ancora di più i giallorossi fischiando con fantasia ed eccesso di zelo falli e punizioni a sfavore; il secondo, a mio parere deve ringraziare il Var ed il fallo di mano di Oberlin dirompente sul difensore che tocca in modo scomposto il pallone che finirà poi sui piedi di Krunic per il 2-2.
Var e Maresca confermano il fallo ed il gol viene annullato, ma arrivare al 96′ con la solita ansia e la solita tachicardia come se si stesse giocando la finale dei Mondiali credo che sia un’esperienza che dovrà essere messa sul banco degli imputati.
Poche le note positive, forse i risultati si vedranno proprio nel Big Match contro il Napoli… Ranieri ha davvero una grande responsabilità.
Laura Tarani