Arrivato in punta di piedi alla Roma, Paulo Fonseca con la sua tenacia e grinta è riuscito subito a sfondare quella porta dello scetticismo che aleggiava intorno a lui questa estate.

Arrivare in una piazza grande e soprattutto calda come quella di Roma non è assolutamente semplice, ancor più dopo la deludente stagione trascorsa dove la squadra giallorossa non è riuscita a qualificarsi per la Champions League.
Era necessario subito un nuovo cambiamento, questa volta non solo tecnico-tattico ma anche dirigenziale.

“Zorro” sbarca nella Capitale: Fonseca è il nuovo allenatore della Roma

Il Ds Gianluca Petrachi è riuscito a creare una rosa utile e cucita addosso al suo nuovo allenatore in modo da non ripetere gli errori grossolani del suo predecessore Monchi, ritornato in Spagna dopo la débâcle con la Roma.

In questi mesi Fonseca è stato sottovalutato e lui, di tutta risposta, non si è mai sentito non all’altezza di poter gestire questa squadra, anzi, ha cercato innanzitutto di proporre il suo gioco.

La scelta rischiosa però di dar vita allo stesso gioco offensivo e arioso lo ha subito riportato con i piedi per terra in una realtà, come quella del campionato italiano, ben diversa da quella del campionato ucraino.

Non si è scoraggiato, anzi, ha voluto subito imparare la lingua italiana e si è anche “italianizzato” nel suo modulo di gioco. Ha abbassato un po’ il baricentro che inizialmente aveva portato addirittura sulla linea mediana del campo con i difensori centrali a ridosso.

Per il primo periodo, questo modulo è stato un suicidio per una Roma lenta e macchinosa soprattutto nei contropiedi subendo così inevitabilmente gol e diventando prevedibile nelle manovre di attacco.
Fonseca è riuscito piano piano, allenamento dopo allenamento, a studiare delle alternative, dei sistemi di giochi adatti a non subire in maniera così netta e a diventare più imprevedibili in fase realizzativa.

Gli spauracchi dei precedenti Di Francesco e Zeman hanno lasciato spazio a una difesa più attenta e solida iniziando a subire sempre meno gol.

Fonseca si è trovato improvvisamente a gestire due mesi nerissimi dal punto di vista degli infortuni. Paradossalmente ad ogni partita doveva “depennare” dalla lista dei titolari almeno un giocatore – a volte due – per infortunio.
E’ arrivato in piena emergenza, soprattutto a centrocampo, e a dover schierare fuori ruolo per un mese il difensore centrale Gianluca Mancini con ottimi risultati.

I meriti sono tutti suoi. Nel periodo più critico è riuscito a inventare nuovi ruoli ai propri calciatori e a rispolverarne di vecchi. Altra nota positiva sono le buonissime prestazioni di Pastore, considerato da molti un calciatore finito.

Ha valorizzato tanti calciatori tra cui Lorenzo Pellegrini che pur restando ai box per due mesi su tre giocati, il suo bottino segna 8 assist in 10 partite. Da non dimenticare anche l’innesto di Smalling: ottimo tassello per una difesa orfana di Manolas e che non sta facendo rimpiangere la sua cessione.

squadra As Roma
Foto: Ultimo Uomo

Un altro aspetto assolutamente da sottolineare su Fonseca è il modo di porsi nel nostro campionato. Sempre composto, mai una parola fuori posto, sembra quasi un’utopia in un campionato dove volano più le parole che i fatti concreti.

In Serie A è facile criticare tutto e tutti e trasformarsi in allenatori e direttori sportivi ma è estremamente difficile dimostrarsi uomini in grado di trasmettere tutto il buono possibile per migliorare la squadra.

Fonseca è riuscito proprio in questo, ha creato un gruppo unito, dove non si vede un Florenzi con il musone se non gioca per 5 partite di seguito ma anzi applaude e incita i suoi compagni.

Dove si condivide tutto (compresi i pasti) con i propri compagni e ci si concentra più sul reale piuttosto che alle chiacchiere social.

Il mister portoghese ha portato nella Capitale la cultura del sacrificio e soprattutto dei valori lavorando su ciò che più è stata la causa negativa dei risultati della Roma: la psiche.

Lui non teme nessuno e la sua squadra più volte ha dimostrato di saper soffrire ma di arrivare tutti insieme con tenacia e volontà al fine comune: quello della vittoria.

Conte e Fonseca, due facce di una stessa medaglia chiamata “infortuni”

Nella prossima partita ci sarà una delle prove del nove, una delle più temibili in assoluto quest’anno, quella contro la capolista Inter. Attualmente la Roma si trova al quarto posto, in piena corsa Champions e Fonseca si troverà ad affrontare il suo “antagonista” Antonio Conte con cui ha condiviso la maledizione degli infortuni oltre che i rumors di mercato per la panchina giallorossa.

Conte è il leader indiscusso della sua squadra ma Fonseca ha dimostrato fino ad ora che non sarà mai la sua ruota di scorta!

Raffaella De Macina
Foto copertina: La Gazzetta dello Sport