Roma, c’è da fare: la sosta per ritrovare un’identità perduta

La Roma vista a San Siro pare aver perso i suoi punti di riferimento. Le cessioni estive lasciano il loro strascico: è una squadra da ritrovare al più presto

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Una Roma ferita torna nella Capitale con troppi dubbi e tanti interrogativi a cui rispondere.
Tra meno di 20 giorni l’urna di Montecarlo – implacabile- consegna ai giallorossi i campioni d’Europa proprio alla prima giornata della fase a gironi.
Intanto il Milan passeggia sulle sue rovine…
C’è tanto da fare!!!!

De Rossi, Capitan De Rossi.
Gli occhi hanno tremato e si sono accesi davanti al gol del momentaneo pareggio, ma quando la corrente è più forte del timone inevitabilmente vieni tirato dentro al vortice anche tu.
C’è rammarico per come si sta presentando la squadra quest’anno, poca convinzione e tanti dubbi in questi primi tre appuntamenti che hanno portato la gioia di una vittoria riacciuffata all’ultimo minuto e una sconfitta rimediata all’utimo secondo… I paradossi della vita che inevitabilmente sembrano diventare parabole calcistiche .

Di Francesco alla fine sembra mascherare dietro la sua prepotente sicurezza una fragilità quantomeno palpabile nella gestione di un organico anomalo ed inedito per il suo gioco.
La necessità di imporre ruoli predefiniti per raggiungere moduli più familiari, ha creato una preoccupante confusione all’interno del gruppo, spogliato della sicurezza necessaria per mettere in campo tutte le nozioni e le caratteristiche utili a creare gioco e spettacolo; è una Roma acerba, troppo impastata e mai determinante.
Dal di fuori si percepiscono insicurezza e approssimazione che non fanno che rendere più teso tutto lo spogliatoio.
Brutto parlare degli assenti, ma le assenze pesano come macigni quando i sostituti non rispondono alle aspettative e sarà anche solo la terza giornata, ma nelle gambe dei giocatori non sembra ancora suonata la sveglia.
Di Francesco si presenta con un 3-4-1-2 dove l’ingresso di Karsdorp, dopo dieci mesi dal secondo stop, sembra restituire sostanza ad una difesa che ha dovuto sopperire alla mancanza con un Florenzi ai lavori “sforzati” in un ruolo che, lo sappiamo, ama come la sabbia negli occhi.

Purtroppo lì dietro le cose sembrano vacillare da subito, Higuain e Calhanoglu mettono il peperoncino addosso a Manolas e Fazio che, costretti nuovamente agli straordinari, ricevono in supporto l’appoggio di Marcano, rielaborando il modulo in un 4-3-1-2 che, ancora non ben inserito nelle manovre del tecnico giallorosso, fatica a stare dietro all’azione.

 La Roma vista in questo sprazzo di campionato appare trasfigurata, emaciata, forse anche un po’ in deficit d’ossigeno, presa a spintoni da tutte le parti e abbandonata un po’ a se stessa: insomma da codice rosso, complici forse le cessioni che a livello di morale e spogliatoio erano in realtà un vero cardine dell’11 titolare.
Il centrocampo sembrerebbe il reparto più coperto, ma a conti fatti è quello che sta subendo i contraccolpi maggiori; Capitan De Rossi che sarebbe dovuto diventare un ricambio di lusso in questa Roma ormai quasi del tutto targata Monchi, è in realtà l’unico anello in grado di legare i reparti tra loro, ancora una volta si divide tra la copertura in difesa e lo schermo per le punte; ci si aspetterebbe un grosso aiuto dal neo acquisto Nzonzi, ma il francese sbanda, si dimena, si agita e forse pure troppo tanto da vedersi annullare il gol del momentaneo vantaggio sul Milan per colpa di un braccio snodato e irrequieto, talmente fuori controllo da perdersi un pallone a due minuti dalla fine, regalandolo a Cutrone per la gioia del 2-1 rossonero.
Una serata che il francese ricorderà nei secoli a venire, come il neo portiere romanista che di seguire l’azione dove carambola il pallone proprio non ne vuole sapere.

Lo svedese resta troppo fedele alla linea di porta ed è per questo che si trova spesso fuori traiettoria, tanto da non risultare mai padrone dei pali, la posizione fin troppo rigida ne vizia i movimenti ed anche la visuale rimarrà sempre un grosso problema: per i rinvii con i piedi credo ci si dovrà rivolgere ad un’Entità Superiore in grado di guidare la parabola del pallone.
Il Milan dà l’impressione invece di aver fatto tesoro degli errori pregressi e si presenta a San Siro con un 4-3-3 di tutto rispetto trovando nella compattezza la chiave della partita, puntando in primis sul pressing alto e poi sulle manovre avvolgenti, e questo diventa un monito per i giallorossi, perché se la Roma avesse cercato di leggere tra le righe avrebbe sicuramente intuito che l’avversario poteva essere aggirato: sarebbe bastato spostare il baricentro in avanti e “costringere” i portatori di palla ad un contropiede asfissiante.

ll Milan visto contro il Napoli è stato preso alle spalle perché ben studiato, la squadra di Ancellotti ha subìto  ma nel momento in cui è riuscita a salire ha giocato più sulla velocità, lanci lunghi e di prima intenzione, che hanno colto di sorpresa gli avversari spingendoli a ripararsi in difesa, reparto non ancora del tutto rodato in casa rossonera.
Le preoccupazioni in casa giallorossa arrivano comunque un po’ da tutti i reparti e onestamente Dzeko e Schick non possono essere salvati: il bosniaco nel tentativo di coprire la squadra e togliere lavoro ai compagni dimentica di essere un attaccante e si emoziona quando all’impovviso si trova davanti alla porta, alcuni movimenti vengono viziati dalla compresenza di Schick, più timido ed impacciato ma inconcludente a pari merito; l’unico lì davanti degno di nota  sembra essere El Shaarawy che, subentrato a Marcano, prova a scrollare la polvere dalle spalle dei compagni e per qualche minuto ci riesce, tanto da coinvolgere anche Fazio che preso dalla follia del momento realizza il gol dell’1-1 proprio su assist del Faraone, per poi perdersi nuovamente nel tunnel della desolazione.
Due Var e due gol annullati, uno per parte, così da non vedere il Ringhio Gattuso troppo infervorato: il primo su Higuian per un piede in fuorigioco, il secondo su Nzonzi per una spalluccia di troppo, salvo poi sullo scadere del recupero fornire la palla gol proprio al neo entrato Cutrone e veder gioire lo stadio.

E il gioco?
A dir la verità nessuna delle due squadre ha mostrato di aver trovato la forma, la Roma purtroppo sta dando segnali preoccupanti e Di Francesco dovrà correre velocemente ai ripari, il Milan ha ancora molta strada da fare, un paziente meno grave che può contare però su un buon senso del gioco, e in quei pochi minuti in cui la Roma è entrata in partita ha però accusato il colpo andando in riserva. Solo perchè la Roma non ha minimamente espresso gioco i rossoneri sono risultati più incisivi.

Il Milan avrà dato una scossa?
Sarà una lunga sosta.

Laura Tarani