Roberto Baggio in esclusiva a Sportweek: “Quanto vorrei giocare ancora!”

Il Divin Codino del calcio e quel magico rapporto con il pallone. E su Vialli...

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Roberto Baggio

In edicola da sabato 19 agosto sulle pagine di Sportweek una lunga e imperdibile intervista a Roberto Baggio.

Il Divin Codino, uno dei giocatori più amati di sempre, idolo indiscusso di grandi e piccini, ha deciso di raccontarsi come mai aveva fatto prima. Partendo da quel pallone, che tanto gli manca. Eccome se gli manca!

Invidia assoluta per chi può ancora farlo. A me giocare a calcio piaceva proprio tanto. Ogni tanto mi capita di pensare alla gioia che mi dava il fare certe cose con la palla. Ma anche la fatica degli allenamenti, quella fatica che ti fa star bene… Quella sensazione di appagamento per avere lavorato con impegno.

Sportweek - Roberto Baggio

L’ultima partita di Roby Baggio risale al 2014:

Ho chiuso definitivamente dopo la partita a Roma per Papa Francesco, nel 2014. C’era anche Maradona e volevo far bella figura. Per tre mesi sono andato a Bologna, tre volte alla settimana, per giocare almeno un tempo. Nell’ultimo giorno di allenamento ho pensato bene di tirare cinque punizioni. Alla terza mi sono strappato. Sono andato a Roma che non camminavo, ma ho giocato comunque un tempo perché mi ero preso un impegno. Ho dovuto dire: mai più.

Apprezzato anche dai suoi ex rivali, nel corso dell’intervista al magazine de La Gazzetta dello Sport, Baggio ha raccontato un aneddoto riguardante un altro campione, l’indimenticabile Gianluca Vialli, scomparso pochi mesi fa:

 C’è un episodio che ha raccontato mio figlio più piccolo che mi ha commosso. Eravamo insieme alla partita di addio di Andrea Pirlo e mio figlio si è avvicinato a uno di loro per chiedere un autografo e superando la timidezza gli ha detto: “sono Leonardo Baggio, mio papà ha giocato con te…”. E lui, con il suo sorriso unico gli ha risposto: “No… Sono io che ho avuto il privilegio di giocare con tuo papà!”. Era uno che purtroppo non c’è più: Gianluca Vialli, e il solo pensiero mi fa venire la pelle d’oca. Mio figlio è nato nel 2005, quando io avevo già smesso di giocare, ma ci sono ancora tante persone che mi vogliono bene e gli raccontano che qualcosa di buono l’ho combinato. Ecco, l’amore della gente e la stima dei miei colleghi mi riempiono d’orgoglio.

 

L’intervista completa domani su Sportweek.