Riccardo Zampagna, il tappezziere della Serie A

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Acciaio e aria malsana.
I turni in fabbrica fino a riempirsene i polmoni, di generazione in generazione.
Un destino quasi segnato. Ma il destino, a volte, si può sovvertire anche in quella Terni votata alle Acciaierie.

Riccardo Zampagna, classe 1974, ex calciatore della massima serie, da ragazzo pensava che avrebbe seguito le orme del padre, operaio proprio delle Acciaierie: “Lui però mi dissuadeva – ricorda in un’intervista – mi diceva che era un posto pieno di insidie e di poche gratitudini e nessuna pacca sulla spalla. Io ho sempre giocato per ricevere quella pacca e sentirmi dire bravo. I soldi vengono molto dopo tutto questo”.

Per sbarcare il lunario, da giovane Riccardo lavora come tappezziere in una ditta locale, dalle sei alle tredici, poi un panino al volo e via ad allenarsi in qualche stadio; gioca nella squadra di Borgo Rivo, poi nell’Amerina e arriva alla Pontevecchio, nel 1996, dove segna 13 gol in 22 partite in Serie D.

Tutto lascia supporre che rimarrà un bomber di provincia, che ama il calcio ma non vive solo di calcio; anzi che usa il calcio e la passione per il pallone per alleggerire la routine.

Non fosse che un giorno, in Umbria, di passaggio c’è un osservatore che lo segnala alla Triestina; nel settembre del 1997 Riccardo approda così alla Serie C2 dove, in una stagione, segna nove reti. Passa poi all’Arezzo e da li a Catania, Brescello, Perugia, Cosenza, Siena, sino ad arrivare, nel 2002, al Messina, in serie A.

Ha già trent’anni quando, un gol di pallonetto in una partita contro l’Atalanta, lo consacra come bomber nella massima serie.

Nell’estate 2003 ritorna a Terni e si accasa nella Ternana: simbolo del cuore operaio della città, contribuisce ad uno dei migliori campionati degli umbri in Serie B, realizzando 21 reti in campionato.
Dal Terni ritorna al Messina dove nel gennaio del 2005, durante una partita contro il Livorno, Riccardo è protagonista del saluto a pugno chiuso agli ultrà gemellati amaranto; un gesto criticato e punito con una multa di ventimila euro. “Fu un episodio demenziale – ha dichiarato in un’intervista – prima delle partite, i tifosi mi chiedevano sempre di salutarli col pugno e io lo facevo. Qualche giorno dopo l’accaduto, mi chiesero se l’avessi fatto, dato che le tv non avevano ripreso. Avrei potuto negare, ma risposi che sì, lo avevo fatto. Non mi sono pentito e lo rifarei anche oggi”.

Un po’ testa calda come quando faceva impazzire gli allenatori e faceva numeri e acrobazie che hanno contribuito a farne un campione: ad esempio il  pallonetto al volo contro la Lazio, una rovesciata contro la Roma e un’altra contro la Fiorentina, quest’ultima che gli vale il premio AIC Oscar del calcio per il miglior gol del 2007.

Testardo e coerente con se stesso, Riccardo rifiuta offerte milionarie (Fulham, Monaco, Paris St. Germain) ai tempi in cui milita nell’Atalanta adducendo che sta bene nella squadra e che accettare sarebbe stato come andare contro ai suo valori.

Oggi Zampagna gestisce una tabaccheria a Terni e nel tempo libero allena squadre dilettanti. Soprattutto, è attivo nelle vicende legate alle acciaierie della sua città che ha il triste record di essere la seconda per numero di tumori nel nostro Paese.

Non solo: Riccardo nel 2011 ha pubblicato un’autobiografia il cui intero incasso è stato devoluto all’ospedale di Terni per l’acquisto di un mammografo dimostrando la stessa grinta ed ostinazione che aveva in campo anche nella vita.

Silva Sanmory