L’avventura del brasiliano Alemão nella squadra azzurra, il secondo scudetto e la memoria dei tifosi
Il calcio ai tempi del COVID-19 è praticamente fermo, come tutti gli sport, come quasi tutto, del resto.
Qual migliore momento allora, in tempi di quarantene forzate, rispolverare i ricordi legati al passato calcistico di chi in Italia ha vissuto importanti esperienze professionali, solcato i campi più prestigiosi e magari entrato dritto dritto nella storia di un club con una vittoria?
E’ il caso del Napoli e di uno di quei giocatori che ancora oggi, al solo pronunciarne il nome, fa rivivere anni ruggenti e felici per la città e la squadra, da sempre legate simbioticamente dal pallone.
Ricardo Rogério de Brito, detto Alemão, classe 1961, brasiliano, di ruolo centrocampista difensivo, fisicamente forte e dotato di grande tenacia, con un affinato senso tattico.
Dopo le prime esperienze in terra natia, nel 1987 approda in Europa, precisamente in Spagna e più precisamente all’Atletico Madrid. Nella capitale resta appena un anno, giusto il tempo di assaporare il calcio del vecchio continente, per gustarlo appieno nel 1988, al passaggio al Napoli di Ferlaino, di Maradona e di uno scudetto, il primo, quello rincorso e desiderato, conquistato un anno prima.
Prezzo pagato per il passaggio in azzurro, 4,6 miliardi di lire. Con la squadra partenopea, dopo la prima stagione segnata da un infortunio che ne limitò le prestazioni, conquistò la storica Coppa UEFA nel 1989, segnando un gol nella finale di ritorno a Stoccarda, il secondo scudetto (1989-1990) e la successiva Supercoppa italiana (1990).
#AccaddeOggi nel 1989: il Napoli supera lo Stoccarda e vince la Coppa UEFA 🏆💙#UEL | @sscnapoli pic.twitter.com/qfEhx6qP0k
— La UEFA (@UEFAcom_it) May 17, 2020
Praticamente Alemão ha vinto con la maglia azzurra gran parte dei trofei conquistati dalla squadra partenopea.
Singolare e passato agli annali l’episodio clamoroso di cui si rese protagonista, suo malgrado, l’8 aprile del 1990, con il celebre lancio della monetina da 100 lire durante il match a Bergamo contro l’Atalanta.
L’episodio portò la vittoria a tavolino per gli azzurri, mentre l’incontro era terminato in parità (0-0).
L’episodio del lancio della monetina fu cruciale per gli esiti del campionato: di lì a poco il Napoli, col vantaggio in classifica, si aggiudicarono con anticipo il secondo scudetto.
La storia di Alemão è indissolubilmente legata al Napoli, pur essendo passato nel 1992 proprio all’Atalanta, dicendo poi addio al calcio italiano.
Con gli azzurri ha vissuto un quadriennio piano di soddisfazioni e circondato dal noto calore del popolo partenopeo.
Nei revival più o meno recenti, il nome di Ricardo Rogério de Brito risuona sempre nelle orecchie e nei cuori dei napoletani, anche per l’associazione di provenienza di un altro pilastro della squadra che conquistò i suoi titoli più importanti, il mitico Antonio Careca.
Nel calcio che contava i famosi tre stranieri soltanto per squadra, il Napoli di sicuro ricorda ancora quei tre, capitanati dal Dio del calcio Diego Armando Maradona, che regalarono emozioni, spettacolo in campo, vittorie indelebili e l’incastonatura nella storia del club e nei cuori dei tifosi.
Il calcio d’altri tempi rivive oggi con i suoi protagonisti di allora, in un momento in cui tutto è fermo, la mente e il cuore vagano in cerca di emozioni, anche dal passato, per sentirsi ancora vivo.
Simona Cannaò