Il referendum spagnolo “spacca” anche la Roja

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Era inevitabile: la situazione politica che la Spagna attraversa si ripercuote con toni scuri sulla Nazionale di calcio.

Il C.T. Lopetegui, insieme ad un numero importante di infortunati tra cui Iniesta e Morata, si trova a dover gestire la scomoda situazione creatasi intorno a Gerard Piqué.

Nativo di Barcellona, il difensore ha preso parte al referendum e intervistato dai giornalisti non è riuscito a nascondere il dolore per i fatti accaduti in Catalogna; dopo la partita di domenica a porte chiuse si era dichiarato disposto a rinunciare alla convocazione, se qualcuno tra i dirigenti non lo avesse più voluto.

Ed è il pubblico delle “Furie Rosse” a non aver digerito questa sua posizione: “Lascia la Nazionale!”, “Fuori!”, “Piagnone!”, il tutto condito da una sonora dose di fischi da parte dei 1500 presenti e un cartello sequestrato dalla Guardia Civile: “Vogliamo che ti caccino: fai vomitare”.

Poi c’è il capitano, Sergio Ramos. Il madrileno su Instagram ha pubblicato le sue foto con la maglia della Nazionale e del Real, sullo sfondo la cartina della Spagna e la bandiera ufficiale con una inequivocabile scritta: “Sergio Ramos, il capitano”.

I compagni si sono impegnati tutti ad abbassare i toni. Koke assicura che lo spogliatoio è unito, Thiago Alcantara dichiara: “Siamo professionisti, dobbiamo giocare a calcio e non parlare di politica”. Lopetegui rassicura sullo stato mentale di Gerard che a sua detta vuole esserci al 100% e smentisce ogni voce sul possibile divorzio di Piqué dalla Roja. Anche il presidente della Federazione Larrea glissa: “I fischi? Non ho sentito nulla”.

Il tentativo di calmare gli animi è onorevole e doveroso, tuttavia appare innegabile che i due uomini più simbolici della Spagna abbiano assunto una posizione quanto mai difficile da conciliare. Anche se lo stesso Piqué ha appena rivelato: “Sergio ed io apriremo un’attività economica insieme”.

Daniela Russo