Re Cecconi, quando una morte tragica viene ricordata più delle gesta sul campo da calcio.
Luciano Re Cecconi, meglio conosciuto come Re Cecconi, nasce vicino Milano e deve il suo cognome ad un episodio singolare. Fu un regalo del re Vittorio Emanuele II, come ringraziamento per la calorosa accoglienza ricevuta.
Il papà fa il muratore e i primi tiri dietro ad un pallone Luciano li tira nel campetto dell’oratorio. Finché non guadagna abbastanza da potersi mantenere, lavora come carrozziere in un’officina.
Erano altri tempi gli anni ’60.
Nei suoi sogni d’infanzia si aspetta che quel Re Cecconi stampato dietro ad una maglia faccia il giro del mondo… ma non era di certo questa la popolarità che immaginava.
La prima esperienza di successo arriva quando veste la divisa della Pro Patria, in Serie C; lo chiamano Cecconetzer, perché i suoi capelli biondi lo rendono identico ad un calciatore tedesco.
Re Cecconi fa un ottimo lavoro e a notarlo è il Foggia, militante in Serie B. Gioca un’ottima stagione, annusando anche se per poco un po’ di aria della massima categoria italiana.
Il salto di qualità lo deve a mister Maestrelli, che lo adatta perfettamente a regista di centrocampo. Gli piace così tanto che nel 1971 lo porta a Roma con lui.
Inizia così l’avventura con la Lazio, la squadra che nel bene e nel male non lascerà mai più.
Le stagioni con la Lazio sono emozionanti, sempre sul filo del rasoio, e Re Cecconi è uno dei protagonisti insieme proprio all’allenatore Maestrelli e Bruno Giordano.
Una cosa è certa: in quegli anni le emozioni forti ai laziali non sono mancate.
Un anno quasi vincono lo scudetto, l’anno dopo non possono prendere parte alle competizioni europee a causa di una rissa negli spogliatoi. La stagione successiva c’è il tira e molla con Maestrelli, che morirà improvvisamente a causa di un tumore e la retrocessione è a un passo.
Re Cecconi si carica la Lazio sulle spalle e la salva in extremis a fine campionato. Ormai è l’eroe.
La stagione 1976-77 sarà l’ultima con la Lazio, l’ultima della sua carriera…l’ultima della sua vita. Ma Re Cecconi ancora non lo sa.
Anzi, si diverte a segnare il goal dell’anno contro la Juventus.
Nella gara con il Bologna subisce un grave infortunio che lo terrà lontano dal campo per parecchi mesi ma Re Cecconi sul prato dell’Olimpico non ci metterà più piede.
È il 18 gennaio 1977, Re Cecconi accompagna un compagno di squadra e un amico in una gioielleria romana per consegnare dei campioni di profumo.
Una giornata come un’altra, una di quelle non dovrebbe mai finire in tragedia.
Luciano per scherzo simula una rapina, c’è lo scherno sul suo viso, eppure il proprietario del negozio spara un colpo.
La dinamica dei fatti non sarà mai chiarita completamente ma il compagno Ghedin rimarca più volte il concetto: Re Cecconi scherzava e si vedeva.
Il gioielliere viene assolto per legittima difesa e nonostante molte proteste la procura non riaprirà mai il caso.
Lo stesso giorno una moglie perde suo marito e due bambini piccoli diventano orfani… a causa di uno scherzo.
La Lazio ha sempre fatto di tutto per mantenere viva la memoria di Re Cecconi e nel corso degli anni numerosi scrittori e musicisti hanno parlato della vita di Luciano nelle loro opere. Per non dimenticare, mai.
Federica Vitali