Razzismo, genitori, e una generazione di campioncini con lo smarphone tra le mani: Andrea Campolattano sul calcio giovanile

Abbiamo intervistato Andrea Campolattano, responsabile del settore giovanile del Treviso e con lui abbiamo affrontato alcune tematiche legate al calcio giovanile

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Spesso, purtroppo, documentiamo episodi che ledono lo sport che tanto amiamo.
Discriminazioni di ogni tipo sembrano essere all’ordine del giorno e coinvolgono lo Stivale ma anche adulti e bambini.

Ancora razzismo sul campo di calcio: protagonisti dei ragazzini e l’omertà

Qualche settimana fa, alla raccolta degli isulti abbiamo aggiunto un’altra triste pagina che ha come tema il razzismo e vede come protagonisti dei giovani calciatori ma anche il silenzio assenso dei più grandi – o l’omertà che dir si voglia- tranne di uno, Andrea Campolattano, responsabile del settore giovanile, che ha portato alla luce la vicenda.

Abbiamo deciso di contattarlo per comprendere la deriva che sta coinvolgendo il calcio e se si sta facendo qualcosa di concreto per arginare il problema culturale partendo dai più piccoli.

La settimana scorsa abbiamo documentato, purtroppo, quanto accaduto a un tuo giovane calciatore. Cosa è accaduto precisamente a riguardo? Sono state poste scuse? Sono stati presi provvedimenti?

Settimana scorsa in una gara della nostra Under 15 contro i Veneziani della Miranese, un nostro ragazzo di colore, originario della Burkina Faso è stato pesantemente insultato per tutto la gara da un paio di ragazzi avversari: frasi a sfondo razzista e minacce di morte. Tutto questo è stato sentito da chi era in campo e fuori dal campo; purtroppo hanno sentito tutti tranne il direttore di gara che alle varie proteste dei ragazzi che cercavano di segnalare questi episodi ha sempre detto di andare avanti a giocare.

In società e al ragazzo non sono pervenute scuse nè dai ragazzi nè dalla società di appartenenza dei ragazzi la quale, tramite mezzi stampa, ha dichiarato che avrebbero preso provvedimenti… ma questo non è avvenuto, anzi, i ragazzi in questione la partita successiva sono scesi regolarmente in campo.
E tra l’altro nella partita successiva uno di questi ragazzi è stato espulso per fallo di reazione….

In merito all’episodio, tu hai deciso di scrivere alla Figc. Quali erano le tue aspettative ?

Il giorno dopo l’accaduto ho immediatamente scritto una lettera in federazione ma semplicemente per informare dei fatti spiacevoli accaduti.
Non mi aspetto niente perché dal momento in cui l’arbitro non ha refertato nulla ero consapevole che la federazione non avrebbe preso una posizione. A mio avviso, era giusto denunciare.

Sempre più frequentemente registriamo episodi di discriminazione sui campi di calcio: come mai, secondo tequesto sport sta perdendo il suo ruolo aggregante?

Nel calcio gli episodi di discriminazione sono, purtroppo, in aumento ma credo che alla base di tutto ciò ci siano maleducazione e cattivi esempi che spesso provengono proprio dal calcio dei grandi, nei professionisti.

Si verificano anche casi di bullismo sulla falsa riga di quelli razzisti?

Sinceramente in tanti anni di calcio non mi è mai capitato di trovarmi di fronte a episodi di bullismo. Chiaro che nella vita di tutti i giorni purtroppo è un problema che esiste ma sono sempre dell’idea che se di base hai una buona educazione e una famiglia con valori questi problemi si possono ridurre.

Tu hai a che fare con i più giovani cosa si dovrebbe fare di concreto per inculcare cultura sportiva?

È importante, secondo me  trasferire a questi ragazzi determinati valori come il rispetto degli ambienti, dei compagni, degli avversari, dell’arbitro, del Mister e delle proprie scelte; la puntualità le regole secondo me se sono abbinate allo spirito di sacrifico creano una cultura sportiva.

Quali sono le difficoltà maggiori che riscontri nello svolgere la tua attività?

Io adoro la mia attività perché oltre a fare il responsabile del settore giovanile alleno sia la prima squadra che i giovani e rapportarmi con tutte le fasce di età mi rende felice ma, spesso in questi anni le difficoltà maggiori le ho riscontrate nel dover gestire i genitori dei ragazzi perché nella società di oggi i genitori hanno assunto un ruolo ben diverso all’interno del contesto. Una volta i genitori lasciavano il proprio figlio al campo e poi ritornavano a prenderlo a fine allenamento, oggi il genitore critica e pensa di sapere più del direttore e del Mister.

Quali sono le maggiori differenze che hai notato nel vari cambi generazionali?

Rispetto a quando giocavo io le generazioni sono cambiate e di tanto.
La tecnologia a mio modo di vedere ha influito negativamente sui giovani. Oggi molti giovani non hanno più voglia di sacrificarsi, sono diventati dei pantofolai attaccati ai telefonini e hanno perso lo spirito di andare a giocare nei campetti dell’oratorio.
I giovani che esordiscono in prima squadra una volta erano rispettosi dei più anziani e di chi aveva più esperienza, adesso rispondono con arroganza e pensano a farsi i selfie prima delle partite.
Oggi i giovani vanno presi in un modo diverso ma credo -e spero di non sbagliarmi- che se presi nella maniera giusta sono in grado di darti tante soddisfazioni.

Qual è il primo insegnamento che un giovane dovrebbe apprendere da questo sport?

Ritengo il calcio come uno specchio della vita quindi gli insegnamenti da imparare dovrebbero essere molteplici. Sa se devo sceglierne uno direi lo spirito di sacrifico. È una cosa che negli anni si sta perdendo; il calcio come la vita non ti regala niente e se non fai sacrifici non arrivi agli obiettivi che vorresti raggiungere.

 

Caterina Autiero