Quegli occhi buoni di Gianluca Vialli

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In questi casi sarebbe necessario il silenzio per non cadere nella banalità di frasi già dette. Io poi che non ho mai vissuto il tuo calcio se non attraverso racconti ed immagini, sono l’ultima a poter parlare.

Ma come si fa a restare in silenzio di fronte ad uno sguardo buono come il tuo?. Non dico questo perché sei Gianluca Vialli, l’avrei detto anche se fossi stato il mio vicino di casa e ti avessi incontrato una mattina sul pianerottolo.

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Rientrerò nel grande marasma di cose già dette ma scusami Luca, due occhi così non è più tanto facile trovarli. Dicevi che la vita è fatta per il 10% da quello che ci succede e per il 90% da come lo affrontiamo, e tu di quel 90% ne hai fatto il tuo gol più grande.

Sì perché il tuo“ compagno di viaggio” come ti piaceva definirlo, non l’hai demonizzato l’hai reso un’opportunità per aiutarti a comprendere ancora meglio te stesso. Perdonaci se noi qui invece ce l’abbiamo con lui. La vita, lo sai meglio di chiunque altro, è come una partita di pallone, quando l’avversario segna, è inevitabile “odiarlo” sportivamente.

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Ma la nostra bellezza risiede anche in questi continui sbalzi d’umore che ci rendono così meravigliosamente fragili. Un attimo prima prevale la rabbia, dopo esce fuori tutta la forza di cui siamo capaci e allora iniziamo a combattere con coraggio.

Tu questo l’hai sempre fatto, soprattutto in questi ultimi cinque anni, dove ci saranno sicuramente stati momenti di sconforto e di buio, ma poi hai preso per mano il tuo compagno di viaggio e con determinazione hai percorso questo cammino.

Come nella celebre canzone “Proposta” dei Giganti, hai messo dei fiori nei tuoi cannoni, hai saputo capire che in questi casi la rabbia non serve a nulla e che la gentilezza e la forza, sono le armi di gran lunga più potenti che abbiamo.

Questo mi resta di te e credimi non è poco! Così come resterà sempre il discorso che hai fatto ai calciatori della nostra Nazionale il giorno prima della finale di Euro 2021 leggendo loro le parole di Theodore Roosevelt, che come te ha scelto il 6 gennaio per rinascere.

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Quel discorso Luca, ha unito una Nazione intera! Qualcuno prima di noi sapendo bene come siamo fatti, ha deciso di donarci il calcio per aiutarci a comprendere meglio la vita. Mi auguro che si abbia sempre lo sguardo giusto per poterlo capire.

Non c’ero nel periodo d’oro della tua Samp e nei tuoi anni da capitano della Juve, ero ancora troppo distante dal calcio. Però, se per tanti aspetti la mia generazione non ha vissuto momenti importanti di questo meraviglioso sport, possiamo vantarne uno che vale più di mille coppe del mondo: l’abbraccio con tuo fratello Roberto Mancini. 

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In quel gesto, in quelle, lacrime, nella vittoria di quella Coppa mi sono sentita così fortunata nel poter dire un domani: “Io c’ero e so chi è Gianluca Vialli”.

Elisa Licciardi