Quando un ‘like’ vale più del dolore per una tragedia: la deriva del web e dei social

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Sempre di più sulla Rete si va a caccia di like pubblicizzando i propri prodotti senza rispetto per il dolore altrui

Il sommo Oscar Wilde era solito dire che il cinico è colui che conosce il prezzo di tutto e il valore di nulla.

Un’affermazione che non mi è mai sembrata così pertinente come di fronte a certe derive che il web e i social generano e alimentano.

Ovviamente anche il mondo del calcio non ne è estraneo.

Vuoi dimagrire? – Segui una donna in lutto come Francesca Fioretti, la compagna del compianto Davide Astori, e troverai foto taggate da chi pubblicizza magici beveroni e altre diavolerie per perdere peso in vista dell’estate o commenti ai suoi post che invitano a seguire pagine dedicate alla ritrovata forma fisica, tanto per fare un esempio, ma anche a qualsiasi tipo di prodotto da sponsorizzare…

Basta un commento – a sproposito- pur di farsi pubblicità e va a farsi friggere qualsiasi pudore, qualsiasi rispetto… E’ un’amara ironia, la mia, per sdrammatizzare (se possibile) chi baratta la prova bikini con il rispetto.

Naturalmente l’elenco non si ferma alla Fioretti ma è la più recente in ordine di tempo.

Prima di lei Elena Santarelli, moglie dell’ex calciatore Bernardo Corradi, che dichiarando il momento difficile che sta vivendo è stata a suo tempo bersagliata anche lei dagli… spot.

Non si tratta di un fenomeno nuovo, lo sciacallaggio è purtroppo una realtà tangibile in ogni contesto, oggi ancora più semplice perché basta un click per andare a caccia di like.

Viene da chiedersi come si possa pensare di utilizzare le tragedie degli altri come consapevole veicolo pubblicitario. Forse siamo tutti così morbosamente interessati alle vite private altrui da giustificare tutto, accettare tutto, senza stupirci più di nulla.

Neppure di certi punti di non ritorno che diventano pesanti in contesti come questi e che rischiamo di abituarci ad avvallare.

Silvia Sanmory