Quando un’impresa abbatte la rivalità: grazie Roma

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L’impresa della Roma all’ Olimpico entusiasma e commuove il popolo giallorosso e non solo: unisce per una sera l’intera Nazione che assiste alla partita perfetta della Lupa

QUATTRO.
Quattro i minuti di recupero assegnati dall’arbitro.
Quattro interminabili minuti che hanno lasciato per una volta nella storia del “pallone”, un’intera Nazione calcistica con il fiato sospeso, tutti : juventini, napoletani, sardi, fiorentini, siciliani, sampdoriani, genoani, milanisti, torinesi, interisti, laziali, si sono sentiti per una sera giallorossi dalla testa ai piedi.
Tutti, o quasi, hanno tifato i colori della Roma e si sono stretti in un grande abbraccio intorno a quegli undici ragazzi in campo, un’impresa storica, un’assedio durato novanta minuti ad una squadra che ha segnato in modo indelebile il calcio mondiale: sua maestà il Barcellona.

L’angoscia, l’emozione, l’adrenalina e il fervore che ti spingono a schizzare dalla sedia quasi ad avvertirne l’elettricità, l’incredulità di aver ribaltato un risultato lapidario, ancora più impossibile da considerare proprio per la levatura dell’avversario…
La voce trema, il telefono squilla, i rumori si attutiscono, gli scambi sono più veloci, la palla scorre, le gambe corrono, l’arbitro fischia…
Le lacrime.
Di gioia, di dolore, di rabbia, di soddisfazione: sì, c’è tutto questo nelle lacrime di Manolas a fine gara, ci sono i sacrifici, le paure, le critiche, c’è il mondo della Roma sempre un po’ offesa, accantonata ma capace di grandi slanci. La Roma vista all’Olimpico non è un caso, è il frutto di un lavoro intenso, mirato ma soprattutto voluto fortemente e sudato; la vittoria di stasera è la vittoria degli ideali e delle speranze mai sopite, è la vittoria dei “piccoli” contro i “grandi”, di Davide contro Golia: è la prova dell’orgoglio romanista.

E fin da subito la Roma attacca e rimane alta, ripiegando con prudenza e puntando sui laterali nel contropiede avversario; la squadra blaugrana va in evidente difficoltà pur con la miglior formazione a disposizione, subisce i raddoppi faticando nell’impostazione, cerca il possesso ma pecca negli scambi puntualmente anticipati dalla superiorità numerica creata dal modulo di Di Francesco. Il 4-4-2 deciso dal tecnico spagnolo non reagisce riuscendo a stento a contenere Dzeko e compagni, più motivati ed aggressivi.

Il Mister restituisce a Florenzi il suo ruolo originale – speculare a Kolarov –  il giovane romano offre una prestazione più briosa mentre il serbo appare più attento e corposo, la difesa avversaria accusa il doppio passo e reagisce in modo scomposto all’alternanza sulle fasce: sulla catena di sinistra proprio Kolarov si lascia più volte Semedo alle spalle puntando spesso a crossare al centro dell’area, mentre è Nainggolan a gestire le risorse a centrocampo. Meno mastino ma più riflessivo, il belga tiene un passo deciso per tutto il match e lascia a Strootman quella libertà di movimento che gli permetterà di arrivare spesso davanti alla porta avversaria. L’andamento della partita viene deciso dai giallorossi che pur intimiditi da una formazione altisonante restano concentrati coprendo tutti gli spazi e confezionando la partita perfetta.

Si, perchè dopo la sconfitta dell’andata nonostante una prestazione a di poco lodevole ma o sporcata dal risultato e da diversi episodi, si è ipotizzato che a decidere le sorti del match  fosse stato più l’atteggiamento poco aggressivo dei blaugrana, quasi a far passare come rilevante il demerito della squadra spagnola e non la grande impresa dei giocatori di Di Francesco.
La sensazione che la Roma potesse arrivare fino in fondo è arrivata subito: al 6′ minuto il gol di Dzeko decide il match disorientando le aspettative degli spagnoli planati a Roma per una passeggiata di piacere.

In molti, giorni addietro, avrebbero voluto la testa di Di Francesco su un piatto d’argento: l’eliminazione dalla Coppa Italia, il terzo posto in bilico, la brutta sconfitta al Camp Nou, di questo allenatore si è detto di tutto tranne che avesse tutte le carte per giocarsela alla pari con le grandi. Il campo gli ha dato ragione in barba ai più che  hanno dichiarato di aver visto un Real Madrid superiore al Barcellona e un Cristiano Ronaldo molto più talentuoso di Messi.  Ma i fatti parlano da soli: il Barcellona si appresta a vincere il prossimo campionato senza troppi problemi, 11 punti di distacco sulla seconda – l’Atletico Madrid- e ben 15 dal Real attualmente quarto, eguagliando il record di imbattibilità del 1980 appartenuto alla Real Sociedad di 38 partite consecutive senza sconfitte in campionato.
Essere campioni spesso non paga, ti da quell’alone di onnipotenza che a volte non giova quando vai ad incontrare una squadra che da perdere non ha nulla.

La Roma non alza nessuna Coppa, come simpaticamente fa notare qualcuno: però regala ai suoi tifosi un’impresa che vale più di mille trofei, riuscire a battere la squadra che più di una volta è arrivata sul tetto del Mondo e questo fa tremare davvero le gambe.

L’Olimpico, i tifosi, il popolo giallorosso sono il vero valore aggiunto di questa Roma che mai come ieri sera si è sentita coccolata e sostenuta, e un allenatore che ha saputo caricare la squadra come una molla senza concedere nulla nemmeno a fine gara.
E allora quell’urlo e quelle lacrime sono anche le nostre, quello sfogo di tante gioie represse o strozzate in gola è l’urlo di chi ha veramente dato tutto.

La semifinale sarà il prossimo obbiettivo: un passo alla volta.

Laura Tarani

(immagine tratte da profilo Facebook Roma)